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Accordo all’Onu su futuro politico dell’Afghanistan

Usa, Russia e i Paesi confinanti con l'Afghanistan prevede la creazione di una coalizione per il dopo talebani

di Gabriella Meroni

Stati Uniti, Russia e i sei paesi confinanti con l’Afghanistan hanno raggiunto alle Nazioni Unite un accordo sul futuro del paese per il “dopo taleban”. L’accordo, hanno indicato fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro, prevede la creazione di una coalizione che rappresenti tutte le componenti della società afghana – compresi eventuali taleban disertori – nel paese posto sotto lo scudo di forze di pace fornite dalla Turchia e da altri paesi, musulmani e no.

La fase di istituzione del governo potrebbe essere preceduta da un’amministrazione di transizione a Kabul retta da esperti delle Nazioni Unite. L’accordo è emerso al termine di una riunione dei ministri degli esteri dei paesi interessati – il cosiddetto ‘gruppo dei sei più duè – che si è svolta stamane al Palazzo di Vetro a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu. Il testo della dichiarazione congiunta che suggella l’intesa sottolinea la necessità di «stabilire con urgenza un’ amministrazione afghana su vasta base rappresentativa».

Frase, questa, che sembra segnare una svolta nella politica del governo del presidente George W. Bush, il quale fin dal suo insediamento aveva evitato di impegnarsi in operazioni di ‘Nation building’, o ricostruzione politica di un paese disastrato da un conflitto. Il cambiamento appare confermato dal convinto sì americano a una proposta giapponese per una conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Afghanistan, che si dovrebbe tenere il 20 novembre al Palazzo di Vetro. La riunione, stando ai commentatori potrebbe essere anche l’ inizio di una nuova fase della diplomazia statunitense, con il segretario di stato Colin Powell che ha ringraziato il ministro degli esteri iraniano Kamal Kharrazi – i due si sono stretti la mano, in una svolta nelle relazioni tra i due Paesi, rotte oltre 20 anni fa – quando questi ha reiterato la condanna di Teheran per gli attacchi terroristici dell’11 settembre contro l’ America.

Oltre a Usa e Russia, il “gruppo dei sei più due” comprende Cina, Iran, Pakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Alla riunione ha partecipato anche l’inviato speciale Onu per l’Afghanistan, l’ex ministro degli esteri algerino Lakhdar Brahimi, appena rientrato da un giro di consultazioni in Asia centrale e con l’ex re afghano Zahir Shah, accettato come traghettatore del futuro del paese dall’Allenza del Nord che combatte i taleban. Sebbene si tratti di un’intesa di massima che lascia ancora molto da definire – hanno fatto notare i commentatori – l’ accordo segna una svolta anche nelle relazioni fra i paesi confinanti e l’Afghanistan con le sue componenti. Il Pakistan è sempre stato vicino ai taleban, tradizionalmente avversati invece dall’Iran, che con Tagikistan e Uzbekistan appoggia l’ Alleanza del Nord.

Quantunque schierata con la coalizione internazionale a favore dell’offensiva militare americana in Afghanistan, Islamabad ha insistito che i taleban disertori possano partecipare a un futuro governo, e che all’interno di questo ci sia un’adeguata rappresentanza dell’etnia pashtun, cui appartiene lo stato maggiore taleban e che è comunque la maggioritaria nel paese. Al termine della riunione, Brahimi ha fatto sapere che l’Onu sta organizzando una conferenza da tenersi al più presto – forse a Ginevra o a Vienna – tra gli esponenti delle diverse componenti della società afghana proprio per discutere del futuro politico di Kabul. (La Stampa)

 

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