Politica

Accompagnamento, non provateci

di Franco Bomprezzi

Conosco da troppo tempo Pietro Vittorio Barbieri, le sue idee, il suo modo di fare interlocuzione politica e sociale, prima come presidente di Fish, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, poi, da qualche tempo, come portavoce del Forum del Terzo Settore, per non allarmarmi seriamente leggendo oggi un suo comunicato estremamente duro, anche se basato su “rumors” e non su notizie definitive. “Non si tocchino le indennità di accompagnamento!” scrive il presidente della Fish, rivolgendosi evidentemente al nuovo Governo.

“Per chi si chiedesse dove il Governo Renzi troverà le risorse per attuare i suoi fascinanti annunci – commenta Barbieri – , c’è forse una prima risposta: prendendole dai disabili gravi e dalle vedove.” . Di norma il presidente della Fish, tra l’altro alla vigilia del congresso della rete delle associazioni delle persone con disabilità, giunta al ventesimo anno di vita, è assai prudente e portato al dialogo senza clamori, come è giusto. E nei giorni scorsi aveva salutato con soddisfazione, ad esempio, la nomina a ministro del welfare di una persona come Giuliano Poletti. Se dunque oggi si sente in dovere di intervenire a gamba tesa, quasi con un tackle preventivo, significa che quei “rumors” che rimbalzano dal Parlamento sono qualcosa di più di una voce incontrollata, quanto piuttosto il riaffacciarsi di un vecchio e mai desueto disegno che nasce quasi sempre negli ambienti del ministero dell’Economia, salvo poi scontrarsi (finora con successo per le associazioni dei disabili) con la volontà di segno diverso in sede di commissioni parlamentari. Ma forse adesso la confusione generale, e il tentativo evidente di imprimere uno choc positivo per far ripartire l’economia e i consumi, rischiano di combinarsi in modo imprevedibile.

«Un significativo e repentino contenimento della spesa pubblica deriverebbe da interventi di riduzione nell’erogazione delle indennità di accompagnamento – argomenta il presidente della Fish – prestazione assistenziale riservata agli invalidi totali e ai ciechi assoluti, non in grado di deambulare o non in grado di svolgere i normali atti della vita. Cioè persone con fortissime necessità di supporto che spesso contano solo sull’assistenza continua dei loro familiari. Un altro intervento di riduzione riguarderebbe poi le pensioni di reversibilità, cioè quelle riservate ai familiari superstiti di lavoratori che per tutta la vita lavorativa hanno versato contributi. Un colpo particolarmente violento, questo, all’equilibrio di migliaia di famiglie italiane».

Sapremo forse ben presto se questa preoccupazione è frutto di un timore eccessivo oppure è fondata su elementi che si paleseranno all’interno dei provvedimenti in fase di definizione da parte del Governo Renzi. L’indennità di accompagnamento è forse rimasta l’ultima bandiera alla quale aggrapparsi in un welfare malridotto e ancora non rivisitato alla base. Stiamo parlando, si badi bene, di 500 euro al mese che costituiscono di fatto l’unico strumento universalista di risposta a un bisogno reale di persone alle quali è stata certificata (e non revocata) una invalidità totale.

Ogni governo nuovo, di centrodestra o di centrosinistra, o di emergenza, ci prova a legare ad esempio l’indennità di accompagnamento al reddito, magari tentando di inserirla come elemento determinante per l’accesso ai servizi essenziali. Ma questo tentativo, sino ad oggi, è stato rintuzzato regolarmente, costringendo però le associazioni che tutelano le persone con disabilità a una battaglia puramente difensiva, vanificando così qualsiasi possibilità di dialogo per andare oltre, per rivedere ad esempio i criteri di accertamento, per ragionare meglio sul tema difficile delle persone anziane non autosufficienti (altra situazione rispetto alla disabilità di minori e adulti).

Spero vivamente che Pietro Barbieri questa volta abbia esagerato. Non credo che sia così. Ma spero anche che Matteo Renzi non perda di vista, in questa prima convulsa fase di governo, la tutela delle fasce oggettivamente più deboli, anche contrattualmente, di questo Paese.

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