Welfare

Accoglienza: «I nuovi bandi di gara? Assurdi, ma noi parteciperemo, investendo nostre risorse»

La lettera aperta di due dirigenti di altrettante cooperative sociali di Bergamo: «Una scelta ponderata anche se comprendiamo le ragioni di chi ha preso una strada diversa»

di Bruno Goisis e Omar Piazza

Le Cooperative Sociali Ruah e Il Pugno Aperto si occupano di integrazione dei migranti e di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati da molto tempo, da molto prima che la gestione emergenziale assumesse la rilevanza, la visibilità e le criticità degli ultimi anni.

Fa parte della missione e degli scopi delle nostre cooperative sociali promuovere e favorire una buona integrazione dei migranti nelle nostre comunità locali. Lo abbiamo fatto negli anni Novanta, quando sembrava che l’emergenza fossero gli Albanesi o i Rumeni, abbiamo continuato a farlo nel silenzio e, a volte, nell’indifferenza, per un lungo periodo, e abbiamo proseguito negli ultimi anni, quando la questione migranti è diventato tema divisivo e oggetto di strumentalizzazione politica.

Per noi rispondere ai bisogni della comunità locale significa dare voce alle fragilità e promuovere i diritti di tutti. Siamo convinti che una corretta gestione dei servizi di accoglienza sia un modo per tutelare anche gli italiani che percepiscono la presenza di immigrati e rifugiati come un pericolo.

Nella nostra storia abbiamo costruito interventi, servizi e politiche che hanno messo le persone al centro, poiché lo riteniamo l’unico progetto di comunità praticabile. Lo abbiamo fatto utilizzando lo strumento della cooperazione sociale. Siamo persuasi che sia lo strumento che più di altri può colmare le disuguaglianze – uno strumento che si fonda sulla democrazia economica e sulla scelta di fare dialogare la dimensione dell’impresa con quella del lavoro.

Su questa abbiamo costruito la nostra storia e la nostra missione e, a partire da qui, ci siamo profondamente interrogati per trovare le ragioni e il senso della partecipazione al nuovo bando per l’accoglienza di richiedenti asilo che la Prefettura di Bergamo ha emanato a partire dalle linee guida del Ministero dell’Interno.

Comprendiamo bene le ragioni di chi, tra i colleghi, ha deciso di non partecipare. Al contrario, riteniamo la nostra scelta di presentarci ai bandi di gara, nonostante l’assurdità di molte richieste inserite, a cominciare da quella di tagliare le risorse, una scelta di responsabilità verso le comunità locali in cui operiamo e verso le persone richiedenti asilo accolte.

Sono circa ottocento le storie di vita delle persone migranti che ogni giorno ci camminano a fianco nei percorsi di inclusione che ci sforziamo, nonostante tutto, di promuovere. Ci siamo detti che non potevamo voltarci dall’altra parte di fronte alla loro sorte, che era necessario sforzarsi per garantire ancora una speranza per ciascuno di loro. Il successo di una di queste storie vale lo sforzo di molte delle nostre ore di lavoro e di preoccupazione, delle tante arrabbiature e degli infiniti inciampi burocratici cui facciamo fronte. Significa dimostrare che queste persone sono come noi, non il nostro nemico.

Il secondo motivo nasce dalla consapevolezza che scegliere di partecipare significa continuare a maturare come organizzazioni. Abbiamo circa duecento lavoratori, per lo più giovani qualificati, che oggi operano nelle nostre cooperative sociali con passione e energia per dare sostegno alle persone che accogliamo. Il lavoro è un diritto fondamentale che come cooperative promuoviamo, qualifichiamo e con cui creiamo futuro. Non potevamo pensare che, dopo fatiche, percorsi di qualificazione e investimenti, tutto questo si spegnesse in un batter d’occhio.

Il terzo motivo si fonda sulla volontà di continuare a dialogare, sognare e costruire con le tante comunità locali che, in questi anni, abbiamo abitato con i nostri percorsi di accoglienza. Abbiamo imparato e raccolto molto dalle comunità e non possiamo smettere di sollecitare i territori al confronto. La scelta di partecipare al bando è stata oggetto di molte discussioni e incertezze. La faticosa decisione finale ci lascia comunque in dubbio di avere fatto la cosa giusta.

Abbiamo deciso di partecipare nonostante non condividiamo il modello e le politiche di accoglienza che vedono nelle persone che ospitiamo solo persone da controllare e da sfamare e null’altro.

Abbiamo deciso di partecipare nonostante riteniamo non sia sostenibile l’imposizione – dettata dal bando – che ci costringerà a usare oltre dieci milioni di oggetti di plastica mono uso – piatti, bicchieri e posate mono uso – per mangiare e bere.

Abbiamo deciso di partecipare nonostante le risorse messe a disposizione non siano sufficienti a coprire i servizi minimi richiesti dal bando di gara. A solo titolo di esempio, nel bando vengono riconosciuti in media 480 euro al mese per le spese di affitto e di utenze di quattro persone, una cifra non adatta al tenore di vita nel nostro territorio. Per non parlare delle risorse necessarie a garantire le azioni di integrazione che promuoviamo come cooperatori sociali – scuola di italiano, rimborsi per tirocini, spese mediche.

Parteciperemo quindi al bando mettendo a disposizione, insieme alla Associazione Diakonia, le risorse economiche aggiuntive essenziali per dare dignità al percorso di accoglienza delle persone che fuggono da guerre e fame e per continuare a rendere decoroso il lavoro quotidiano dei duecento tra noi che in questo ambito lavorano.

Abbiamo deciso di partecipare in Associazione Temporanea d’Impresa tra le nostre due cooperative sociali e l’Associazione Diakonia – espressione della Caritas bergamasca. Sappiamo che altre cooperative del territorio hanno partecipato con lo stesso proposito, ma condividiamo anche la scelta di altri colleghi lombardi e del resto del Paese di non partecipare e, in alcuni casi, di ricorrere contro i bandi. Non crediamo che esista un’unica opzione possibile, ma molte, diverse e valide, che hanno in comune la volontà del movimento cooperativo di essere attore delle politiche sociali.

Noi abbiamo fatto le nostre ottocento scelte, contando sulle nostre duecento volontà di essere occasione di speranza e di riscatto.

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*Presidente cooperative sociale Ruah

**Dirigente cooperativa sociale Il Pugno Aperto

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