Politica
Accoglienza e protezione dei rifugiati: il fallimento delle politiche europee
Due documenti fotografano quella che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha definito «una spina nel fianco nell'esistenza dell'Europa»: la contraddizione - e lo stallo - sulle politiche migratorie
Mentre assistiamo all’avvilente susseguirsi di posizionamenti da parte di Governi degli Stati Europei per opporsi alle ipotesi di accoglienza e protezione di rifugiati e profughi afghani, caso mai non ce ne fossimo accorti, emerge la debolezza (per non dire il fallimento) delle politiche dell’Unione Europea nel suo complesso. Fallimento le cui responsabilità risiedono principalmente nel Consiglio e quindi riconducono alle scelte dei Governi degli stati membri. Una situazione che viene fotografata da due importanti rapporti di ricerca pubblicati negli scorsi giorni.
Il primo è un documento del servizio ricerca del parlamento Europeo; il secondo un rapporto pubblicato dal Dipartimento che si occupa di diritti e affari costituzionali.
Nel rapporto dell'EPRS si legge un'analisi piuttosto severa delle proposte della Commissione, giudicando insoddisfacenti i quattro testi principali proposti in questi anni: gestione dell'asilo e della migrazione; procedure di screening per il riconoscimento dei requisiti di protezione; le procedure per le pratiche di asilo; le misure sulla gestione delle crisi e forza maggiore.
Secondo lo studio, queste misure risultano nel complesso poco efficaci ma soprattutto sono giudicate prive del principale obiettivo, ovvero quello di correggere le attuali carenze del sistema europeo di asilo.
Ricordo che lo scorso anno, il 15 settembre nel suo discorso sullo stato dell’unione la Presidente Von der Layen aveva riconosciuto l’inadeguatezza del trattato di Dublino e annunciato un pacchetto su migrazioni e asilo, presentato poi il 23 settembre e sono proprio queste misure, ridimensionate dai distinguo e dai compromessi che alla fine determinano la inadeguatezza complessiva dell’azione politica dell’Unione.
Questo anche perché la Commissione in fondo non ha tenuto in considerazioni gli evidenti e reali fallimenti del sistema di asilo, in gran parte dovuti a una scarsa attuazione delle norme da parte degli Stati membri e soprattutto della ostilità e verso risposte solidali, che ha determinato una irrilevanza quantitativa dei ricollocamenti o della distribuzione proporzionale delle accoglienze tra i Paesi.
Una scarsa solidarietà che evidentemente l’insufficienza delle risorse stanziate ha finito per incentivare. Inconcludenti anche le politiche coordinate per finanziare un sistema di rimpatrio organizzato, capace di rispondere con interventi di sostegno e di motivazione dei rimpatriati nei paesi di origine, là dove esistono condizioni politiche per costruire accordi di rientro in paesi che non sono caratterizzati da persecuzioni o guerre.
Anche il rapporto pubblicato dal Dipartimento per i diritti dei cittadini e gli affari costituzionali del Parlamento Europeo critica chiaramente il fatto che, alla fine, le Politiche Europee in materia di migrazioni e asilo continuino a dare preferenza ai livelli decisionali e alle proposte dei Governi, scavalcando e ignorando gli articoli dei Trattati Europei, finendo per affidare surrettiziamente un ruolo sproporzionato ai ministri dell'interno. Sempre in questo rapporto si arriva addirittura, in alcuni Paesi, alla determinazione di procedure di frontiera accelerate che hanno spesso portato a quelle che si potrebbero definire come vere e proprie deportazioni, respingimenti, detenzioni arbitrarie o criminalizzazione di richiedenti asilo e migranti.
Alla luce di tutto questo, appiano ancora più importanti non solo le parole di Sergio Mattarella, pronunciate a Ventotene, la scorsa settimana ma anche quelle di Draghi e Macron nell’incontro di ieri a Marsiglia. Con Draghi che ha ribadito la critica a una politica europea dell'immigrazione «diventata una spina nell'esistenza della Ue». Speriamo quindi che come spesso accade quando a parlare è il nostro Presidente del Consiglio, alle parole seguano presto i fatti.
*Presidente Confcooperative Bergamo e di Cecop Europa, componente dell'European Economic and Social Committee
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