Salute

Accesso alla salute: l’Europa non ha fatto i compiti

Il Report sull'aiuto pubblico allo sviluppo evidenzia le gravi mancanze sugli impegni assunti per la salute globale. Anche l'Italia tra i Paesi inadempienti

di Silvano Rubino

La maggior parte delle più grandi economie d'Europa non rispetta gli impegni assunti per la salute globale, Italia in primis. Col risultato che milioni di persone in tutte il mondo non hanno accesso  anche  ai servizi più basilari. Lo rivela un report sull'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e in particolare sugli aiuti per la salute lanciato dalla rete Azione per la salute globale (AFGH), costituita da più di 15 organizzazioni in sei paesi. Il report (scaricabile qui a lato), presentato a Roma, si intitola "Risultati o retorica? Tutto quello che non sapevate sull'Aiuto pubblico allo sviluppo europeo per la salute".

Il rapporto esamina l'assistenza sanitaria donata dalla UE e da Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito. La ricerca mostra che la maggior parte dei paesi europei non hanno ancora raggiunto l'obiettivo dello 0,1 per cento del PIL di aiuti per la salute globale: un livello considerato essenziale per contribuire al diritto alla salute nei paesi a basso reddito. La conseguenza è che l’investimento base di 44-60 dollari pro capite, indispensabile per erogare i servizi essenziali per la salute, resta ad oggi una mera aspirazione per molti Paesi a basso reddito (nei paesi occidentali tale investimento assomma a 947 dollari pro-capite).

Tutto questo nonostante il fatto che, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità:
– Nel 2011 6,9 milioni di bambini sotto i cinque anni sono morti (quasi 800 all'ora. Molte di queste morti sono prevenibili.
– Nel 2010, circa 800 donne sono morte ogni giorno a causa di complicazioni della gravidanza e del parto
– 1,8 milioni di persone in tutto il mondo sono morte di malattie collegate all'AIDS nel 2010

Alcuni dei risultati peggiori appartengono a paesi che possono permettersi di rispettare i propri impegni, come la Germania, che, secondo la ricerca, donava solo allo 0,032% del Pil per la salute globale nel 2010. Molti paesi, come la Francia e la Germania stanno sempre più utilizzando la forma del prestito, invece delle sovvenzioni per il trasferimento di "aiuti". Si tratta di prestiti che molti paesi a basso reddito e medio reddito fanno poi fatica a ripagare in futuro. Solo il Regno Unito e Paesi Bassi onorano i loro impegni internazionali per la salute.

I NUMERI DELL'ITALIA
Il contributo italiano per la salute ha raggiunto un picco nel 2008, con 647 milioni di dollari, ma i dati del 2010 – 338 milioni – riflettono un taglio del 48%, principalmente a causa del mancato pagamento delle quote promesse al Fondo Globale per gli anni 2009 e 2010. Di conseguenza – sottolinea il report – il contributo italiano per l’APS per la salute come percentuale del PIL è diminuito dallo 0,029% del 2008 allo 0,017% del 2010. Le stime AfGH per il 2011 evidenziano una stagnazione del volume dell’APS sanitario – 345 milioni di dollari circa – e un’ulteriore diminuzione in rapporto al PIL (0,016%).
Ben lontani quindi da quell'obiettivo minimo dello 0,1%, quindi.  Il divario fra i trasferimenti di risorse reali e tale obiettivo nel 2010 ammontava a quasi 1,7 miliardi di dollari e il divario stimato per il 2011 è ancora maggiore (1,8 miliardi).

IL CASO REGNO UNITO
In controtendenza rispetto all'andamento generale dei tagli, il report racconta il caso del Regno Unito. "In risposta alla crisi economica", spiega il report, "il governo di coalizione britannico ha approvato importanti tagli di bilancio, che hanno inciso pesantemente su alcune fasce della popolazione. Lo stesso governo ha però blindato il budget destinato all’APS.
L'impegno del governo per raggiungere un contributo per l’APS pari allo 0,7% del PIL è stato contestato da alcune componenti dei partiti politici, dei media e dell'opinione pubblica. Nonostante le difficoltà, il governo britannico è rimasto comunque fermo nella sua decisione. Quattro sono i fattori chiave che hanno sostenuto l'impegno del governo per lo sviluppo:
1. l’approccio dell’esecutivo all’insegna dello slogan “value for money” (rapporto qualità/prezzo) attuato in tutti i settori di spesa, rassicura la popolazione sul fatto che gli aiuti producono risultati e sono soldi pubblici ben spesi;
2. avere nella società civile partner forti, comprese le ONG internazionali, che sostengano l'impegno del governo, contribuisce a sensibilizzare sulle buone notizie in merito agli aiuti e al tempo stesso richiama il governo alle sue responsabilità;
3. i mass media di maggiore divulgazione danno ampio risalto alle notizie sullo sviluppo internazionale;
4. la politica del governo definisce l’APS come parte fondamentale delle relazioni estere e come utile strategia a lungo termine per il commercio e il partenariato".
Secondo il report, "L'impegno costante del Regno Unito nel promuovere la tutela della salute dei più poveri rappresenta uno sforzo ammirevole che dovrebbe essere applaudito e ampiamente imitato".


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