Non profit
Accessibilità trasparente, rivoluzione in campeggio
L'esperienza vincente di Village for all
Finita l’epoca dei bollini di autocertificazione. La parola d’ordine ora è passare
dai vincoli alle opportunità. Risultato: le strutture pensate in modo moderno per il turista disabile, conquistano tutti.
Una best practice
destinata a fare scuola
Dalla veranda esterna, affacciata sul Lido degli Scacchi, gli ospiti delle suite mobili “Da Vinci” guardano dritto dritto in faccia al mare. Passerelle amovibili, installate al bisogno, portano fin sotto agli ombrelloni, mentre rampe con corrimano laterali e pendenze fino al 14% introducono alle unità abitative. All’interno, ogni dettaglio sposa criteri di massima fruibilità: porte scorrevoli, bagni dotati di docce a pavimento con seggiolini rimovibili e rubinetti a leva, frigoriferi e mensole con scolapiatti a 137 cm da terra. Misure e altezze indicate nel dettaglio, con tanto di planimetrie scaricabili online. Al Camping Florenz di Comacchio, sul Delta del Po, il logo con l’omino in carrozzella, generico quanto arbitrario simbolo di accessibilità, è semplice preistoria, «un’autocertificazione che non dice nulla sulla reale fruibilità delle strutture turistiche: accomodation, stabilimenti balneari, punti ristoro, centri sportivi».
Non usa mezzi termini Roberto Vitali, presidente di Village for all, il primo network italiano di villaggi e campeggi accessibili: «La logica del bollino va superata. Perché accessibilità non è solo prendersi cura del “turista speciale”: è accoglienza trasparente ed evoluzione dell’impresa. Significa nuove quote di mercato e una qualità dell’abitare più alta per tutti».
«Quando nel 2005 non fu in grado di ospitare un gruppo di disabili, decise che era il momento di cambiare volto al suo campeggio», racconta Roberto, allora presidente dell’associazione SiPuò – Laboratorio nazionale turismo accessibile. «Mi contattò per una consulenza e, dalla collaborazione con l’ufficio tecnico di Shelbox, nacque il primo progetto di casa mobile all’insegna dell’accessibilità trasparente». Parola d’ordine: passare dai vincoli alle opportunità, dalle disabilità ai bisogni. «La ricerca sul design e l’analisi delle necessità individuali hanno permesso di trovare soluzioni attente alle esigenze di tutti i possibili fruitori, disabili e non, senza per questo appesantire gli ambienti con antiestetici apparati paraospedalieri».
La formula funziona e l’indice di gradimento schizza alle stelle indistintamente fra clienti in carrozzina e turisti normodotati, mamme con neonati o anziani non più agili nei movimenti. Nell’estate 2006, il Florenz registra nelle prime sei unità installate il tasso di occupazione più alto mai raggiunto e, a gennaio 2007, il titolare si trova in cassa un 40% di liquidità in più per prenotazioni sulla stagione successiva: «Le famiglie volevano assicurarsi per tempo la stessa abitazione, senza rischiare di perdere il posto». Risultati che hanno convinto il proprietario a investire in altre 11 case Shelbox e a promuovere l’accessibilità presso i colleghi della Federazione.
Il dado è tratto e altri imprenditori si interessano ai servizi offerti da Vitali: sopralluoghi, preventivi per la conversione delle strutture, formazione del personale.
«La quota di affiliazione, pari a 1.500 euro, dà un triplice servizio», spiega Vitali, personalmente impegnato, in carrozzina, nei sopralluoghi esplorativi. «Di consulenza, con rilevazioni preliminari delle strutture e, grazie a un apposito software, piani su misura per l’abbattimento delle barriere architettoniche; di comunicazione e marketing, con la promozione presso i soci Fish e l’inserimento nel portale V4A, con descrizioni dettagliate di case, servizi, pendenze e quant’altro possa favorire una scelta realmente consapevole; e infine servizi formativi, con corsi di mezza giornata rivolti al personale».
Da qui la sfida lanciata dal presidente Faita: convertire alla causa dell’accessibilità trasparente il 30% del settore entro il prossimo triennio. «Le condizioni di mercato ci sono», commenta Vitali. «Ora servono imprenditori illuminati, capaci di guardare oltre la logica dei bagni a norma».
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