Economia
Acceleratori di impresa: dove le startup mettono le ali
Uscite dagli incubatori, migliaia di imprese innovative si misurano per la prima volta col mercato. Ma non sono sole
di Redazione
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Dopo la cova al calduccio nel pollaio, il pulcino nasce e inizia a correre: succede più o meno lo stesso con le imprese innovative, le cosiddette start up, che dopo essere state “coccolate” e accompagnate nelle primissime fasi del loro sviluppo dagli incubatori, vengono lanciate sul mercato da altri soggetti, la cui mission è quella di insegnare loro a volare. Si tratta degli acceleratori di impresa, programmi finalizzati allo sviluppo di startup e imprese early stage, nonché naturale evoluzione degli incubatori.
«Il lavoro degli acceleratori sta nel favorire l’incontro con gli investitori, validare l’idea di business alla base delle startup, lanciarle sul mercato e renderle competitive», spiega Domiziana Ferrari di LVenture Group, partner di Luiss EnLabs, acceleratore con sede a Roma che ha finora investito oltre 28 milioni di euro in più di 45 startup.
Tipicamente gestito da imprenditori e mentors, in un acceleratore si riceve assistenza per la creazione di un modello di business, ma non solo: «Importante caratteristica degli acceleratori è l’investimento di capitale, in una fase di secondo sviluppo della startup, quando cioè è costituita e deve misurarsi col mercato», aggiunge Matteo Bartolomeo, ad di Make a Cube, primo incubatore-acceleratore in Italia specializzato in imprese ad alto valore sociale, ambientale e culturale. «Il focus degli acceleratori è la verifica della scalabilità, replicabilità e interesse del mercato dei prodotti e servizi che le startup sviluppano; dati i tempi molto stretti hanno un programma serrato: lavorano a batch, mettendo cioè nella stessa “classe” più startup, in modo da rendere più efficiente l’erogazione del programma di accelerazione, e investono mettendo a disposizione della nuova impresa fondi e servizi di mentorship, in cambio di equity della startup e sperando in un ritorno a lungo termine, al momento della cessione delle proprie quote di partecipazione».
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Quanti sono, dove sono
Consolidata realtà in molti Paesi sviluppati, gli acceleratori in Italia sono attivi da qualche anno sostenuti essenzialmente da investitori privati, come venture capital o aziende, anche se non mancano realtà pubbliche come le università: secondo l’Osservatorio Startup Hi-tech della School Of Management del Politecnico di Milano, gli investimenti istituzionali in startup in Italia ammontano a 63 milioni contro i 624 della Francia e i 127 della Spagna. In particolare Oltralpe il panorama è divenuto molto dinamico grazie al varo del fondo d’investimento pubblico, gestito da BipFrance e fortemente voluto dal presidente Macron, dalla cifra record di 10 miliardi di euro. Quanto agli investitori privati, sempre secondo i calcoli del Politecnico, i finanziamenti in startup innovative ammontavano a 217 milioni di euro nel 2016, un dato in crescita del 24% rispetto al 2015.
Ma quanti sono gli acceleratori in Italia, e dove hanno sede?…continua a leggere su Morningfuture.com