Sostenibilità

Abruzzo, da dove ripartire

Cambi traumatici ai vertici, indagini della magistratura, debiti, problemi di personale. ma qualcosa di buono ricomincia a muoversi... Di Dante Caserta

di Redazione

Il modello Abruzzo è in crisi. Una crisi segnata da un traumatico contrasto tra lo storico direttore dell?ente parco e il consiglio direttivo dell?ente (all?interno del quale, peraltro, sedevano soggetti legati al direttore da anni di collaborazione), e culminata nel 2002 con il cambio del direttore. A ciò è seguita un?infinita sequela (non ancora conclusa) di contrasti e denunce di difficile interpretazione sui quali la magistratura sarà chiamata a fare luce. È certo però che la situazione gestionale dell?ente è apparsa in fortissimo affanno, con milioni di euro di debiti e un personale per larga parte precario a costante rischio di riconferma. Una situazione che ha portato l?ente al commissariamento finanziario da parte del ministero dell?Ambiente.

E di questi momenti di difficoltà hanno tentato di approfittare i nemici di sempre del parco: speculatori e bracconieri. Non sono stati pochi i progetti, più o meno grandi, che hanno minacciato (e in parte ancora minacciano) il territorio. Basti pensare alla volontà di realizzare piste da sci ed impianti di risalita su Monte Greco, nella fascia di protezione esterna del parco. Un progetto devastante per uno dei corridoi ecologi più importanti della catena degli Appennini che fortunatamente ha visto un?opposizione netta da parte del mondo ambientalista e scientifico, oltre che del Parco, del Corpo forestale dello Stato e di parte delle stesse istituzioni locali, e che oggi sembra superato, anche a seguito del cambio di maggioranza al governo regionale.

Le difficoltà occupazionali, colpendo anche il corpo dei guardiaparco, hanno portato a un diradarsi dei controlli con la recrudescenza del fenomeno del bracconaggio anche su specie importanti come l?orso. E non sono neppure mancate situazioni poco chiare come quella del Rifugio della Difesa, concesso in comodato dall?ente parco alle suore salesiane di Subiaco (più o meno) autorizzate anche a realizzare lavori di adeguamento interno ed esterno: una scelta assolutamente inopportuna per un?area di alto pregio, fino ad allora poco frequentata e proprio per questo tutelata. Difficoltà si sono poi evidenziate nei centri visita del parco, alcuni dei quali chiusi, altri in condizioni non dignitose per l?area protetta con il maggior numero di visitatori in Italia.

A fronte di queste difficoltà vanno però registrate alcune novità importanti: l?ente parco ha lavorato per la razionalizzazione e la stabilizzazione della gestione finanziaria ed occupazionale, si sono avviate un gran numero di ricerche scientifiche utili per garantire la tutela di un patrimonio florofaunistico di altissimo valore, è stato adottato il Piano del parco. Questo difficilissimo percorso di risanamento amministrativo indubbiamente è stato garantito dai vertici del parco, sia dall?ex presidente Fulco Pratesi che dall?attuale direttore Aldo Di Benedetto. E bisogna riconoscere il ruolo positivo che ha avuto il ministero dell??Ambiente che, sapendo riconoscere responsabilità e ruoli, ha evitato soluzioni inutilmente plateali garantendo che il percorso di ristrutturazione adottato dal Consiglio fosse portato avanti ed ultimato.

Oggi il parco, commissariato da pochi mesi, è ad un bivio. Subito dopo le elezioni politiche, ministro dell?Ambiente e governatori delle tre Regioni interessate dovranno trovare un?intesa per nominare un nuovo presidente e un nuovo consiglio direttivo. È necessaria una scelta coraggiosa, di alto prestigio, capace di chiudere la fase dell?emergenza ed avviare quel rilancio di cui l?area protetta ha bisogno, ma capace soprattutto di garantire la conservazione di un territorio unico per biodiversità: è questo, al di là degli uomini e delle situazioni contingenti, il fine delle aree protette.
Di dante Caserta, presidente WWF Abruzzo

Capostipite e laboratorio
Il Parco nazionale d?Abruzzo, Lazio e Molise è da sempre stato considerato il capostipite dei parchi italiani. Gli interventi di conservazione e tutela portati avanti hanno consentito la salvezza di specie fortemente minacciate; la zonazione a diversi gradi di protezione adottata per il suo territorio è stata recepita nella legge quadro sulle aree naturali protette; molti di coloro che vi hanno lavorato hanno assunto ruoli di primo piano nella gestione di altri parchi dell?Appennino; qui sono stati lanciati i primi progetti italiani di educazione ambientale e turismo verde.

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