Politica e Terzo Settore

Abracadabra del Governo e il superbonus per le onlus svanisce

Il ministro Giancarlo Giorgetti sfila le onlus che gestiscono Rsa e comunità per persone disabili da una delle ultime finestre del "110", in cui erano entrate con fatica e con notevoli sistemi di garanzia

di Giampaolo Cerri

Un consiglio dei Ministri agrodolce per il Terzo Settore, quello di ieri. All’atteso intervento che doveva sanare il riconoscimento della sordocecità in alcune condizioni (si legge qui), aveva fatto riscontro il discusso provvedimento sugli affidi, con l’introduzione del Registro nazionale che solleva più di una preoccupazione nelle associazioni.

Dal lato del segno meno, c’è anche l’esclusione delle onlus dalle residue provvidenze del cosiddetto “bonus 110”, quel provvedimento che, in diversi anni, ha peraltro posto a carico della fiscalità generale il rifacimento di facciate, financo le villette e le seconde case. O come ci dice confidenzialmente un economista attento al Terzo Settore: «Hanno finanziato i doppi vetri delle seconde case a Cortina e ora tagliano qui».

Che cosa è accaduto ce lo racconta Luca Degani, avvocato milanese, a capo dell’Uneba Lombardia, che riunisce la maggior parte delle Rsa e delle comunità non profit della regione più grande d’Italia.

«Lo schema di Decreto legge approvato dal Cdm di ieri», ragiona con VITA, «toglie alle onlus la possibilità di migliorare dal punto di vista sismico e dell’efficientamento energetico i sevizi per Rsa e altre strutture per anziani e disabili».

Che cosa vuol dire, in concreto, Degani?

La norma manteneva per le sole onlus fino al 31 dicembre 2025 la possibilità di proseguire con il 110 proprio solo alle strutture residenziali per anziani e disabili. Si tratta di enti non profit che potevano attivare il 110 ma solo con la cessione del credito alle banche e/o a intermediari finanziari autorizzati.

Tra l’altro, in Lombardia, signifca strutture che offrono molti posti letto.

Dei 65mila posti di Rsa in Lombardia, ben oltre i 2/3 sono di titolarità di fondazioni onlus o di cooperative sociali onlus.

Luca Degani

Non un bel segnale, averlo ignorato

No, dopo anni di sofferenza economica a partire dal Covid e poi con l’aumento dei costi – energetici e non, per la guerra Ucraina – si poteva finalmente investire sul miglioramento qualitativo di questi servizi.

E invece si abbassa la cler, come dicono a Milano: si tira giù la saracinesca, lasciandovi fuori con una mossa rapidissima.

Appunto e ricordo che la norma, non solo limitava già comunque –  e opportunamente, aggiungo – il 110 solo a queste realtà non profit, ma chiedeva anche che questi enti fossero con consigli di amministrazione a pieno titolo gratuito e solo per beni immobili destinati a attività sociosanitarie e socioassistenziali per svantaggiati!

Evidentemente non bastava.

Togliere questa possibilità è più che un controsenso, è un danno sociale!

Un film già visto.

Sì, dal titolo: Stavamo scherzando.

La foto in apertura è di Roberto Monaldo / LaPresse.


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