Cultura

Aborto, la replica di Amnesty: mai ricevuto finanziamenti dalla chiesa

La sezione italiana replica alle affermazioni del card. Martino. "Difendiamo il diritto alla salute delle donne"

di Redazione

Mai ricevuto finanziamenti dal Vaticano o da organizzazioni che dipendono dalla Chiesa Cattolica. Lo precisa la Sezione Italiana di Amnesty International in relazione alle dichiarazioni del cardinale Renato Martino, secondo cui a seguito della ‘presa di posizione arbortista di Amnesty International (?) conseguenza inevitabile di tale decisione sara’ la sospensione di ogni finanziamento a Amnesty da parte delle organizzazioni ed anche dei singoli cattolici’. L’organizzazione ricorda che l’articolo uno del suo Statuto internazionale prevede che Amnesty International sia ”indipendente da governi, partiti politici, chiese, confessioni religiose, organizzazioni, enti e gruppi di qualsiasi genere e svolge la propria attivita’ prescindendo da ogni tendenza a loro propria”’. Rispetto poi alle altre affermazioni del cardinale Martino, Amnesty International precisa che n’ell’aprile 2007 ha adottato una propria policy su alcuni specifici aspetti riguardanti l’aborto. Questa policy ha avuto origine nel contesto della campagna ‘Mai piu’ violenza sulle donne’, che ha messo in luce la drammatica realta’ di donne e bambine vittime di violenza sessuale e che subiscono ancora oggi le conseguenze della violazione dei loro diritti sessuali e riproduttivi. La sua adozione e’ stata preceduta da una lunga consultazione internazionale tra le Sezioni Nazionali, i Gruppi e i soci dell’associazione”.

La policy adottata – prosegue l’organizzazine – consentira’ all’associazione di occuparsi di questioni specifiche riguardanti l’aborto, nella misura in cui queste sono direttamente legate alle attivita’ di Amnesty International sul diritto alla salute e sulla violenza contro le donne. Amnesty International pertanto chiedera’ agli Stati di: fornire a uomini e donne informazioni complete riguardanti la salute sessuale e riproduttiva; modificare o abrogare le leggi per effetto delle quali le donne possono essere sottoposte a imprigionamento o ad altre sanzioni penali per aver abortito o cercato di abortire; garantire che tutte le donne con complicazioni sanitarie derivanti da un aborto abbiano accesso a trattamenti medici adeguati, indipendentemente dal fatto che abbiano abortito legalmente o meno; garantire l’accesso a servizi legali e sicuri di aborto a ogni donna la cui gravidanza sia dovuta a una violenza sessuale o a incesto o la cui gravidanza presenti un rischio per la sua vita o la sua salute”. Sulla base della policy adottata, Amnesty International: non svolgera’ campagne generali in favore dell’aborto o di una sua generale legalizzazione; non giudichera’ se l’aborto sia giusto o sbagliato; non consigliera’ a singole persone di proseguire o interrompere una gravidanza; non prendera’ posizione sul fatto che una donna debba o meno abortire nelle circostanze sopra descritte, ma chiedera’ agli Stati di assicurarle la possibilita’ di ricorrere all’aborto in maniera sicura e accessibile e di prevenire gravi violazioni dei diritti umani correlate alla negazione di questa possibilita’; naturalmente, proseguira’ a opporsi a misure di controllo demografico coercitive come la sterilizzazione e l’aborto forzati.

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