Famiglia
Aborto: la Lombardia fissa il limite a 22 setimane e 3 giorni
Estesa a tutte le cliniche la regola che si sono dati gli ospedali Mangiagalli e Policlinico: «una decisione dalle basi esclusivamente scientifiche»
di Redazione
Con un atto di indirizzo ad hoc, la Regione Lombardia ha fissato oggi a “22 settimane più 3 giorni” il “termine ultimo di effettuazione delle interruzioni volontarie di gravidanza (il cosiddetto aborto terapeutico), ad eccezione dei casi in cui non sussiste la possibilità di vita autonoma del feto”.
Il provvedimento – annunciato oggi da Roberto Formigoni – estende a tutte le strutture lombarde la soglia massima entro cui procedere all’aborto già adottata a Milano dagli ospedali Mangiagalli (Fondazione Policlinico) e San Paolo. Una delibera approvata dalla Giunta, inoltre, ha stanziato 8 milioni di euro di risorse aggiuntive per potenziare l’attività di sostegno alla donna nei consultori attivi sul territorio regionale, per aumentare il loro numero e le loro prestazioni: “Le risorse – sottolinea la Regione – passano così dagli attuali 56 milioni a 64”.
L’individuazione del termine ultimo per l’Igv non oltre la 22esima settimana di gravidanza più 3 giorni, ha spiegato l’assessore lombardo alla Sanità, Luciano Bresciani, è “una decisione strettamente connessa alle attuali evidenze scientifiche che, grazie ai notevoli passi avanti della medicina, con il passare del tempo richiedono di adeguare un limite temporale che la legge non può stabilire a priori. E i dati scientifici oggi a disposizione indicano che a 23 settimane di età gestazionale è possibile la vita autonoma del neonato”, ha detto. Tuttavia, ha aggiunto, “considerando che è dimostrato un margine di errore nella datazione della gravidanza, e che la possibilità di vita autonoma del neonato migliora, tra la 22esima e la 24esima settimana, del 2-3% per ogni giorno di gravidanza, si ritiene appunto che l’aborto terapeutico non debba essere effettuato oltre la 22esima settimana più 3 giorni, ad eccezione dei casi in cui non sussiste la possibilità di vita autonoma del feto. Per i quali devono essere fornite cure confortevoli e il nato deve essere trattato con rispetto e delicatezza”, ha precisato.
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