Politica

Abolire il quorum ai referendum? Si può

Un gruppo trasversale di cittadini presenta una proposta di legge di iniziativa popolare che sta per superare le 50mila firme e quindi entrare in Parlamento per la discussione. "Copiamo da altri paesi, per rendere più vero il nostro potere di cittadini", indica uno dei promotori

di Daniele Biella

Un referendum nazionale valido anche senza il quorum? Potrebbe essere presto realtà se va in porto l’appello Quorum zero, più democrazia lanciato dal basso da un gruppo informale di esponenti della società civile italiana: una vera e propria proposta di legge di iniziativa popolare che per ritenersi valida deve superare le 50mila firmee che prevede, oltre alla richiesta di stop del quorum, altri strumenti per una democrazia più diretta. “Siamo a 48 mila, serve un ultimo sforzo ma siamo ottimisti”, rivela Paolo Michelotto, uno dei promotori dell’iniziativa, aderente all’associazione Più democrazia di Rovereto, provincia di Trento. Giovedì 23 agosto 2012, scadono i termini della proposta, pubblicata a febbraio in gazzetta ufficiale e messa a disposizione nei Comuni italiani per la firma.

Ma quali sono le principali richieste? “La prima è l’abolizione del quorum, strumento che rende inefficace la gran parte dei referendum italiani”, spiega Michelotto. “Non stiamo chiedendo qualcosa di inaudito: il referendum senza quorum è già realtà in 23 stati degli Usa, in Germania, Svizzera, Irlanda, Spagna, Ecuador, Venezuela e altri paesi”. Per cambiare le regole attuali, si deve mettere mano alla Costituzione, sia per l’abolizione del quorum che per le altre richieste dei promotori: “un altro strumento che chiediamo di potere avere è la possibilità di indire referendum propositivi, e non solo quelli abrogativi come avviene oggi in Italia”, specifica Michelotto. Ancora, “chiediamo che l’indennità dei parlamentari sia decisa dai cittadini al momento del voto, e soprattutto che trovi spazio anche in Italia la cosiddetta ‘revoca degli eletti’, ovvero la sfiducia diretta dei cittadini a un politico, attraverso una raccolta firme che raccolga il 15% degli elettori”.

Anche in questo caso, nessuna nuova invenzione: “negli Stati Uniti la possibilità di destituire un politico è già realtà da anni, mentre l’ultimo caso eclatante è quello avvenuto nel febbraio 2012 a Duisburg, città tedesca di 500mila abitanti”, continua il promotore della proposta di legge popolare, “grazie al potere di revoca, lì il sindaco è stato sfiduciato dai propri cittadini, per il fatto che non ha mai assunto la responsabilità per quanto avvenuto alla Love parade del 2010”, dove morirono 19 persone tra cui la 21enne bresciana Giulia Minola.

Una volta superate le 50mila firme, l’appello ‘entra’ in Parlamento: “faremo pressione a tutti i partiti, in vista anche delle elezioni del 2013”, anticipa Michelotto, “l’obiettivo è che si arrivi il prima possibile a una discussione in merito, ne va del nostro potere di cittadini”.


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