Welfare

Abolire i padrini in chiesa non basta. La ‛ndrangheta si combatte con la cultura

Luciano Squillaci, portavoce del Forum Provinciale del Terzo Settore di Reggio Calabria, commenta la proposta di Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria, che pensa di abolire i padrini di battesimi e cresime per combattere la mafia

di Lorenzo Alvaro


La Chiesa sta valutando le soluzioni più opportune per allontanare i mafiosi ed evitare che i sacramenti vengano utilizzati strumentalmente. Un incontro avvenuto domenica nella Sacrestia della Basilica di San Pietro tra Papa Francesco e l'arcivescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, ha avuto questo tema. Nel colloquio, a margine della cerimonia di consegna del Pallio, il pontefice ha esortato il vescovo «ad andare avanti, con forza e fiducia, nel ministero episcopale a Reggio Calabria. Poi ha raccontato Morosini, «e questo mi ha sorpreso molto, si è ricordato di una lettera che gli avevo inviato, nella quale chiedevo che, per ostacolare l'uso strumentale della Chiesa e dei sacramenti da parte della 'ndrangheta, venissero aboliti per 10 anni i padrini per i sacramenti del Battesimo e della Cresima, almeno per la mia diocesi. Papa Francesco vuole che tutti noi, vescovi della Calabria, ci incontriamo per discutere di questo problema ed inviare poi una relazione scritta a lui personalmente».
Una presa di posizione che ha fatto molto scalpore. Vita.it ne ha parlato con Luciano Squillaci, portavoce del Forum Provinciale del Terzo Settore di Reggio Calabria  
 

Luciano Squillaci, portavoce del Forum Provinciale del Terzo Settore di Reggio Calabria

Che tipo di problema è questo dei padrini religiosi in Calabria?
Il problema lo conosco molto bene. Il padrino sia in termini di battesimo che di cresima, in alcune subculture mafiose assume una dimensione che tutto è tranne che quello che la Chiesa vorrebbe che fosse. Si tratta di una sorta di patrocinio e di appartenenza mafiosa. Addirittura spesso assume una dimensione di scambio di favore. Si chiede al potente di fare il “padrino” in modo che il figlio possa avere dei ritorni in futuro. È quello che vengono chiamati comparati

Morosini pensa di proporre la sospensione della figura dei padrini per 10 anni. È una scelta giusta?
Lui lo dice in maniera provocatoria. Quello che è sicuro è che si tratta di un problema che dalle nostre parti si vive realmente

Anche se a leggere la risposta che il Papa gli ha dato sembra tutto fuorché una provocazione…
Dal punto di vista ecclesiastico non mi pronuncio. Dal punto di vista civile posso dire che se venisse fatto potrebbe essere un bel segnale. Ma non sarebbe sufficiente. Andrebbe accompagnata da molte altre azioni

Di che tipo?
Azioni di prevenzione. Il problema è la cultura della mafiosità. Se questo è il nemico da sconfiggere non basta colpire il comparato, che verrà sostituito in qualche modo, ma va combattuta la cultura. E l'unico modo di farlo è con la cultura.

Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano proponeva che «siano i catechisti a fare da padrini». Un modo per non fare passi indietro e proporre un esempio positivo…
Va benissimo ed è bello che ci sia questo accompagnamento. Credo però che il problema è che bisognerebbe evitare di arrivare a dover eliminare i padrini. In Calabria la presenza di gran lunga più forte sul territorio sono le parrocchie. Presenza che significa anche responsabilità. Le parrocchie devono diventare luoghi di prevenzione. Su questo bisogna investire pesantemente. Se si arriva a scelte così drastiche si è già in ritardo. Detto questo sarebbe un segnale che scuote le coscienze.

Quindi la Chiesa dovrebbe essere più incisiva?
Fanno già moltissimo, sia chiaro. Senza le parrocchie la Calabria sarebbe già persa. Ma bisogna riuscire a investire di più. Anche perché questo, quello culturale, è il vero ruolo della Chiesa. Non, come pensano alcuni magistrati quello di fare l'anti mafia militante. Seppure esistano anche preti coraggiosi che fanno anche quello  

A proposito di preti anti-mafia don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, in provincia di Napoli, ha detto che «i malavitosi non devono fare da padrino. Ma c'è bisogno di indicazioni forti da parte della Cei, in base a dati oggettivi: i parroci non possono essere lasciati soli. Si pagherà un prezzo, perché i mafiosi non amano ricevere rifiuti, ma se siamo uniti e facciamo quello che dice il vangelo, non avremo paura». È così? C'è il rischio di ritorsioni?
Certamente. La mafia risponderà sicuramente proprio perché è un discorso culturale. Nel momento in cui il mafioso si vedrà negato il diritto di fare il padrino ci sarà la ritorsione. Chiaro che si tratta di un discorso generale è tutto molto più semplice. molto di più che il negare i sacramenti ad un mafioso apertamente in quanto affiliato alla ‛ndrangheta e scomunicato da Papa Francesco. Lì si rischia grosso perché si è in realtà più soli. Patriciello ha ragione
 


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