Aboliamo i libri di testo. Chi ha paura degli ebook a scuola?

di Marco Dotti

Nel mondo degli ebook qualcosa si muove e i santuari editoriali cominciano a tremare. Anche se non è comparabile al boom americano, cresce persino  in Italia  il numero dei lettori e dei volumi disponibili. Oggi, i titoli scaricabili o acquistabili sono 60.598, l’8,3%, pubblicati da circa 1.978 editori. Secondo le stime dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori, in un solo anno il mercato ha raggiunto  un +89% con un + 45,5% di lettori digitali.  Cresce anche in ragione di un inevitabile spostamento dei “lettori” forti dal cartaceo al digitale. Spostamente spesso dettato da ragioni: 1) logistiche (librerie che chiudono o si trasformano in ipermercati dove trovi tutto quello che luccica, mai quello che serve); 2) economiche (i lettori forti sono quasi sempre precari o hanno uno stipendio che non supera i 1.400 euro). Resta un solo problema: il prezzo dei volumi. Mentre i piccoli editori fanno da sé, cercando di attrarre pubblico riducendo anche di 3/4 il prezzo di copertina, i grandi editori digitalizzano ebook in India o Pakistan, spendendo circa 1 centesimo a volume, ma i loro prezzi restano di poco inferiori a quelli di una copia cartacea. Perché?

Nel Regno Unito e negli Usa proprio i grandi editori hanno provato a fare lobby o cartello, soprattutto contro Amazon che permette l’autopubblicazione a condizioni vantaggiosissime. È andata male. Notizia degli ultimi giorni l’accordo a cui ha dovuto cedere un colosso come Apple → qui (fonte Reuters), dopo che il Dipartimento di Giustizia americano aveva intrapreso una causa legale, accusandola di aver creato un cartello (in economia un cartello è un accordo tra più produttori per evitare la concorrenza sul “loro” mercato).

Di fronte a questi dati, ci sono i dati della crisi. Crisi che grava su tutti, non solo sugli “editori”. Crisi che a settembre, alla ripresa del nuovo anno scolastico, graverà però ben più sulle famiglie con figli in “età scolare”, fatto che in termini di pura spesa significherà circa 300 euro in media a figlio proprio per i  libri di testo. Di fronte a questo, stonano non poco le parole di rassicurazione che il Ministro dell’Istruzione Anna Maria Carrozza ha voluto spendere nei confronti dei grossi editori di scolastica.

Dopo aver incontrato gli editori, preoccupati per la futura entrata in vigore (prevista per settembre 2014, ma è pendente un ricorso al Tar presentato dagli stessi editori)  della possibilità di adottare un sistema misto cartaceo/ebook, l’attuale Ministro ha affermato perentoria: «Fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi».

I libri di testo della scuola dell’obbligo rappresentano, di fatto, una tassa occulta (ne scrivevo tempo fa → QUI), ma ciò che più conta sono una fetta di mercato sicura e garantita per legge, Una nicchia importante che comporta un movimento d’affari  di circa 800 milioni di euro, ripartito tra 5 grandi editori. Gli altri sono, a oggi, esclusi.  Il sistema di digitalizzazione sta mettendo in crisi proprio questa logica. Una logica fondata su continui e inutili aggiornamenti dei volumi che costringono le famiglie a continue e altrettanto inutili spese, ma anche sull’impossibilità per scuole e docenti di non adottare libri di testo e fare lezione da sé,…  

Chiara e scontata, dunque, ma non condivisibile appare la preoccupazione di chi rischia di vedersi travolgere una fetta di mercato garantita e inaccessibile alla concorrenza.  Non trovando di meglio da fare, gli editori e il Ministro, che sembra dare più ascolto a loro che alle famiglie, cercano di prendere tempo. Vecchia tattica, un po’ scontata ma efficace: bisogna spremere quanto più è possibile l’animale, almeno finché ha vita sufficiente per dare sangue. Poi? Poi arrivi tutto, anche il digitale, ma nel frattempo – finché ci sono due lire in cassa – non si tocchi nulla…

Nel giugno del 1914, Giovanni Papini dava alle stampe un suo celeberrimo pamphlet dal titolo Chiudiamo le scuole. Soluzione troppo estrema, oggi basterebbe forse  “chiudere” con una certa idea di libro di testo per liberare risorse e ragionare su ciò che vale per tutti, non su ciò che conta per pochi.

PS: già che ci sono, se qualcuno volesse scaricarsi il pdf…. anzi, l’ebook di Papini, lo trova  cliccando→ QUI

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