Famiglia
Abio: troppi bambini ricoverati in reparti per adulti
Intervista a Giuliana Filippazzi
di Paolo Manzo
Abio è l’associazione per il bambino in ospedale fondata nel 1978 per promuovere l?umanizzazione dell?ospedale e sdrammatizzare l?impatto del bambino e della sua famiglia con le strutture sanitarie secondo i principi della Carta dei Diritti del Bambino in Ospedale.
Abbiamo sentito Giuliana Filippazzi, che ha spiegato quali sono i principali problemi che, ancora, devono affrontare i bambini nel sistema sanitario italiano.
“L’anno in cui è nato Vita non profit magazine il 40% dei bambini era ricoverato in reparti per adulti”. E questa è una cosa gravissima per tutto quello che comporta. In primis, l’assistenza inadeguata: un bambino non è un adulto piccolo”.
Quali i pericoli maggiori?
“Un bambino si spaventa vedendo delle situazioni in ospedale con gli adulti. Non capisce ed è in un ambiente che non è il suo. E vive il tutto in modo molto più traumatico, portandoselo dietro per parecchio tempo”.
Cosa avete fatto per porre rimedio a questa situazione?
“Assieme alla società italiana di pediatria, soprattutto il gruppo di studio di pediatria ospedaliera, ci siamo dati molto da fare e qualcosa abbiamo ottenuto. E la statistica dei bambini ricoverati in reparti per adulti oggi è scesa al 37%. Ma non basta”.
Speranze per il futuro?
“Come rappresentante dell’associazione europea per il bambino in ospedale ho avuto la soddisfazionelo scorso hanno di sentire che il presidente della società italiana di pediatria, professor Tancredi, ha posto come obiettivo quello di ridurre, anzi azzerare il numero dei ricoveri inappropriati. Alcuni principi sono anche stati inseriti nelle linee guida ministeriali della pediatria ospedaliera. Però solo come raccomandazioni e, quindi, non sono vincolanti perché ciascun primario può trovare una scusa.
Un altro problema grosso per i bimbi ricoverati?
“Quello del diritto al gioco e all’educazione scolastica nel caso di degenze medio-lunghe. Gli insegnanti non sono adeguati, perché sono insegnanti della scuola normali, senza un’adeguata formazione, distaccati in ospedale. Se non hanno loro una sensibilità tale per capire che insegnare a un bimbo malato si può benissimo fare, ma richiede delle abilità particolare…Beh!”
Il problema è che nessuno glielo impone
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