Economia

Abi: Basilea3 va corretto

Lo ha detto il direttore generale, Giovanni Sabatini. Il rischio è che vengano penalizzate le banche territoriali

di Redazione

«Regole sì, ma in sintonia con le esigenze dell’economia reale. Lo chiede l’industria bancaria e lo chiedono anche le imprese. Sono maturi i tempi per un impegno comune per far sì che l’applicazione di Basilea3 sia conforme alla struttura produttiva nazionale ed europea perchè così com’è formulata oggi, rischia di provocare penalizzazioni per il sistema produttivo nazionale, già messo a dura prova dalla crisi». Lo ha detto il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, aprendo i lavori del “Convegno Basilea3-2011”, appuntamento annuale dedicato dall’Associazione bancaria all’evoluzione della tabella di marcia regolamentare di Basilea3 e all’analisi dell’impatto della direttiva sull’economia reale.

«Banche e imprese condividono timori e valutazioni sulle nuove misure e in maniera congiunta hanno formulato una proposta che, senza mettere in discussione l’impianto della direttiva, prevede un meccanismo di correzione che limita i rischi di una restrizione del credito per le piccole e medie imprese, ossatura dell’economia italiana ed europea», continua il dg.

Il rischio di un calo del tasso di crescita del credito disponibile, infatti, potrebbe avere un effetto negativo rilevante sulla velocità di ripresa dell’economia, con un diverso impatto tra Europa e Stati Uniti a causa della diversa dipendenza dal credito bancario da parte delle imprese. In particolare, l’impatto sarebbe più significativo per le PMI europee che dipendono in misura maggiore dal credito bancario.

Secondo stime dell’ABI, il credito bancario erogato alle imprese, in percentuale del totale, ammonta a circa il 74% nell’Area Euro contro il 24% circa negli Stati Uniti. «Abbiamo avviato un confronto a livello europeo», evidenzia Sabatini. I vertici dell’ABI, infatti, hanno già incontrato, insieme a quelli di Alleanza delle Cooperative, Confindustria e Rete Imprese Italia, il Vicepresidente della Commissione europea e Responsabile per l’Industria, Antonio Tajani, e hanno fissato un ulteriore momento di confronto direttamente con il Commissario per il Mercato Interno, Michael Barnier.

«È fondamentale creare effettive condizioni di allineamento delle regole in Europa e a livello mondiale per non penalizzare le banche commerciali, come quelle italiane, che concentrano la maggior parte dell’attività nel credito all’economia. Una penalizzazione che non viene corretta da Basilea3 così com’è formulata oggi», conclude Sabatini.

L’Abi ribadisce, così, la necessità che l’applicazione delle nuove misure sia equa e uniforme sia a livello europeo sia a livello globale, incluso negli Stati Uniti, Paese che ha già disatteso l’applicazione delle precedenti regole del Comitato di Basilea sui requisiti patrimoniali minimi delle banche (Basilea2).

Un richiamo, quello di Abi, che ha lanciato dalle pagine del Settimanale Vita in edicola in questi giorni anche Miro Fiordi, direttore generale del Gruppo Bancario Credito Valtellinese che spiega, «oggi il mantra è: le banche devono avere più capitale. Come indica Basilea3. Ma il fatto che la camicia debba essere della stessa taglia per tutte le banche non è cosa ragionevole. Perché le banche sono molto diverse tra loro. Se io facessi un’attività molto finanziarizzata è vero che prenderei più rischi e avrei bisogno di più capitale. Perché il capitale in una banca serve per far fronte alle perdite inattese. Ma il rischio di credito è ben difficile che generi perdite inattese».

Per leggere l’intervista a Fiordi di Riccardo Bonacina clicca qui


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