Non profit

Abbiamo visto l’ultima casa

Viaggio nel cantiere dove sorgerà il centro per i malati più soli. Pensato nei più piccoli dettagli

di Antonietta Nembri

Adeguare tutto alle esigenze dei pazienti. È questa la linea di Vidas, l?associazione milanese che si occupa dell?assistenza ai malati terminali di cancro, nel costruire la sua Casa-ospedale. «Il progetto nasce per mantenere una continuità con l?assistenza domiciliare che già oggi diamo», spiega Daniela Cattaneo, direttrice sanitaria Vidas. Molte le particolarità della struttura in costruzione alla periferia nord di Milano. «Dalle prese di corrente che sono sia a destra sia a sinistra, alle porte di legno delle camere perché non abbiamo voluto quelle tecniche da ospedale, alle dimensioni delle stanze, per finire alla scelta di avere dei montaletti per evitare spostamenti inutili a persone che hanno dolori indescrivibili ad ogni sia pur lieve movimento, tutto è pensato a misura del paziente», continua la Cattaneo, che illustra quello che ci sarà nella struttura. «Non per niente viene chiamata Casa – ospedale. Questo luogo è pensato per le persone che non possono rimanere da sole al proprio domicilio o che vivono situazioni difficili, ma che devono avere l?impressione di stare a casa», conclude la Cattaneo, che nell?esemplificazione non trascura ?piccoli particolari?, come il fatto che, una volta aperto, il centro avrà orari ?domestici? e ?normali?, compatibili con le abitudini delle persone seguite, per lo più anziane. Il costo finale (accanto alle 20 camere è prevista un?area aperta per day hospital, ambulatori, fisioterapia e studi medici) è di 9 milioni di euro, ma per avere tutto questo ne mancano ancora due. «E ci mancano perché non vogliamo diminuire la nostra capacità assistenziale. Come facciamo a dire ?no? ai pazienti che assistiamo gratuitamente ogni giorno per dirottare il budget a loro disposizione sulla costruzione?», domanda la presidente di Vidas, Giovanna Cavazzoni, sicura che i milanesi le sapranno rispondere con generosità.


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