Cultura

A volte la storia esce dagli armadi. E indigna

Recensione del libro "Le stragi nascoste" di Mimmo Franzinelli. (di Domenico Stolfi)

di Redazione

Roma, Palazzo Cesi, sede della Procura militare: in uno sgabuzzino, un armadio di legno, le ante rivolte verso il muro. Al suo interno, 695 fascicoli processuali riguardanti i crimini perpetrati dai nazifascisti dopo l?8 settembre. Crimini che costarono la vita a un numero imprecisato di italiani. La sistemazione dei fascicoli nell?armadio fu ordinata nel 1960 dal procuratore generale militare Enrico Santacroce: ma fu un?archiviazione provvisoria e quei dossier cessarono di esistere. Fino al 1994 quando, ironia della Storia, un altro procuratore militare, Antonino Intelisano, indagando sull?ex SS Priebke, ordinò l?apertura di quell?armadio. Rividero così la luce vicende che la memoria collettiva aveva rimosso, e vittime e carnefici riaffiorarono dal passato. Le stragi nascoste (Mondadori, euro 18,60) di Mimmo Franzinelli, documenta con acribia l?insabbiamento di una fetta di storia italiana. Amnistie, riduzioni di pena, sottrazione dei procedimenti penali al giudice naturale: ecco come si arrivò alla rimozione storica. Il calvario di quanti chiedevano giustizia fu vanificato: uomini politici e alti magistrati militari abdicarono ai loro doveri istituzionali piegandosi ai diktat della ragion di Stato. Documentata denuncia storica, Le stragi nascoste è toccante senza essere retorico. Una lucida obiettività storiografica accompagna il racconto di episodi sconvolgenti: l?indignazione ciascun lettore potrà ascriverla nell?archivio della propria memoria.


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