Volontariato

A volte è un lungo addio

Dopo la Giornata mondiale, il punto su una delle più gravi e diffuse malattie

di Alma Grandin

Vi sono malattie che hanno massima incidenza con l?invecchiamento, presentandosi in quella fascia di età che va oltre i 65 anni. Sono patologie che colpiscono in maniera cronica, progressiva e invalidante, articolazioni, rene, fegato, cuore e purtroppo in prima linea il cervello. Il sistema nervoso, infatti, è il più vulnerabile dalle malattie senili, ed è quello che determina anche il più alto grado di disabilità: malattie come il morbo di Parkinson, ma soprattutto la demenza di Alzheimer stanno diventando uno dei più grossi problemi sociali ed economici di questi ultimi anni. Per aiutare i familiari dei malati a comprendere tempestivamente i sintomi di questa malattia, l?osservatorio Alzheimer e le associazioni non profit hanno indetto per il 21 settembre la Giornata mondiale.

L?Alzheimer viene spesso chiamata ?la malattia del lungo addio? perché poco alla volta, l?individuo perde la capacità di ricordare anche gli oggetti, gli ambienti e le persone a lui più familiari. È caratterizzata da un rapido decadimento delle facoltà mentali di gravità tale da impedire all?individuo di svolgere autonomamente le attività più semplici. La demenza, tuttavia, più che una malattia è una sindrome.

Queste manifestazioni sono dovute ad una notevole riduzione della corteccia cerebrale e alla presenza di particolari lesioni che, per la prima volta, vennero descritte da Alois Alzheimer, il neurologo tedesco da cui la malattia prende il nome. All?interno del cervello si formano delle vere e proprie placche e grovigli che impediscono il passaggio degli impulsi nervosi.
Le cause fino ad oggi sono sconosciute: l?unico dato certo è che la malattia aumenta la sua incidenza con l?avanzare dell?età. L?invecchiamento, infatti, è il più importante fattore di rischio fino ad ora accertato. Circa l?80 per cento dei malati vive in famiglia ed è assistito dai congiunti, direttamente o con l?impiego di operatori privati mentre il supporto del Servizio sanitario nazionale è assai carente.

Le difficoltà maggiori in questa patologia sono proprio rappresentate dal percepire, da parte dei familiari che vivono con le persone anziane, alcuni segnali tipici della malattia: si tende spesso ad attribuirli, piuttosto, al normale processo di invecchiamento. Proprio per questo motivo l?American Alzheimer association ha diffuso un documento che descrive i dieci principali sintomi precoci della malattia.

Attenzione a questi campanelli d?allarme: 1. recente perdita della memoria e amnesie frequenti; 2. difficoltà di svolgere banali attività quotidiane; 3. problemi di linguaggio, frasi incomprensibili; 4. disorientamento rispetto al tempo ed allo spazio; 5. difficoltà di giudizio; 6. problemi con i pensieri astratti; 7. difficoltà di collocare gli oggetti al posto giusto; 8. sbalzi di umore o di comportamenti; 9. cambiamenti della personalità; 10. estrema passività e perdita di iniziativa.

In attesa di trovare la causa della malattia alcuni ricercatori dell?università della Pennsylvania hanno individuato un nuovo tipo di lesioni cerebrali presenti solo nei malati colpiti dalla malattia di Alzheimer. Queste lesioni, diverse dalle cosiddette ?placche amiloidi?, rappresentano complessivamente un terzo dei danni cerebrali causati dal morbo.

Il costo sociale

Si stima che attualmente nel mondo vi siano 15 milioni di persone colpite dal morbo di Alzheimer. In Italia i malati sono circa 500 mila, con un?incidenza del 10% negli ultra 65enni e del 50% negli ultra 85enni.

Secondo uno studio dell?assistenza sanitaria dell?università Bocconi di Milano, le terapie per i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer costano all?anno oltre 8.100 miliardi, di cui 3.000 gravano sul Servizio sanitario nazionale e il resto a carico delle famiglie. Negli otto anni e mezzo di vita media per un paziente affetto da Alzheimer, il costo complessivo della malattia è di 250 milioni di lire.

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