Welfare
A Trieste vanno tutti. Servirà a qualcuno?
Nel capoluogo giuliano dal 12 al 14 marzo la Conferenza nazionale
Si annuncia un’edizione in tono minore. Con tanti contributi richiesti che però rischiano di non avere effetti concreti. Anche perché nessuno parla di riforma della Fini-Giovanardi. Il tutto al costo previsto di oltre un milione di euro
L’hanno chiamato il metodo Serpelloni (dal nome del capo del dipartimento nazionale Antidroga): ascoltare tutti, parlare tutti. Ed è quello che animerà la quinta Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, in programma a Trieste dal 12 al 14 marzo. Tre giornate. La prima dedicata agli interventi istituzionali, la seconda a quelli degli operatori. Nella terza conclusioni e votazioni. Ogni sigla sarà infatti chiamata ad esprimersi sulle proposte elaborate nei tavoli tecnici. Dopo le baruffe di Palermo (sede della IV Conferenza, boicottata da una buona parte di operatori, Cnca ed Exodus inclusi), in cima all’Adriatico andrà quindi in scena un summit ecumenico. E «francescano», aggiunge Giovanni Serpelloni, in riferimento al budget: «1,2 milioni di euro, il 30% in meno rispetto alle occasioni precedenti, ma contiamo di risparmiare almeno altri 3/400mila euro». Fra gli operatori, 50% pubblici 50% privati, sono arrivate ad oggi (3 marzo) meno di 600 iscrizioni. L’obiettivo degli organizzatori è di arrivare alle canoniche 800 presenze. I ben informati dicono che si faticherà a tagliare il traguardo. Nel frattempo il termine per le iscrizioni è stato già prorogato un paio di volte. Serpelloni, da parte sua, sta facendo di tutto affinché l’appuntamento non sia cannibalizzato dalle immancabili polemiche. Tanto da inviare una nota alle sigle partecipanti invitandole «a rinunciare a far parlare le “solite persone”… Questo anche per dare un segnale ricambio… e di valorizzazione di giovani risorse che potrebbero portare una innovativa spinta fuori dall’ormai trito dibattito che usa la contrapposizione come unico modo di confronto».
Poche speranze
Un’impostazione da “volemose bene” difficile da non condividere. «Noi ci saremo», conferma il portavoce nazionale della Fondazione Exodus e fondatore del network di Come (Comunità educative), Franco Taverna, «mi chiedo che tipo di risultati possa ottenere un confronto in cui si dà la parola a tutti, senza però che poi si provi a fare una sintesi comune dei lavori». Rincara Riccardo De Facci del Cnca, che pure parteciperà ai lavori: «Siamo orfani di una politica che di questo tema non vuol parlare essendo eticamente sensibile, avendo paura di spaccarsi, anche come opposizione. Per cui ci sarà il forte rischio di una conferenza che non sarà significativa dal punto di vista della valutazione della legge». Una conferenza, per dirla con uno slogan, aperta a tutti, ma che non servirà a nessuno. «Il mio compito è di raccogliere i punti di vista degli operatori, di pesarli e poi di consegnarli alla politica, a cui spetta la decisone finale», ribatte Serpelloni. Staremo a vedere. Le polemiche legate all’evento però sono davvero ai minimi storici. La scossa, si fa per dire, maggiore l’hanno data alcuni rappresentati dei servizi pubblici lamentando un diverso trattamento, da parte del dipartimento, rispetto agli operatori privati. In soldoni il tema era: chi paga le spese di viaggio e alloggio, la Regione o la Presidenza del Consiglio? Nessuno scandalo per carità. La sensazione è che davvero da questa Conferenza gli stessi operatori si aspettino poco. Anche perché in gioco non c’è la revisione della Fini-Giovanardi.
I desiderata
Anche se in tanti hanno già consegnato nelle mani di Serpelloni il loro manifesto. Da segnalare, in particolare, quello di Cisl e Uil a cui hanno aderito anche Exodus, Acli, Agesci, Cnca, Erit-Italia e Itaca Italia e quello della Fict. In entrambi si mette l’accento sulle aree di crisi del sistema. Qualche esempio? Le forti disomogeneità finanziarie messe in campo dalle Regioni, la mancanza di una revisione dei Lea, gli inaccettabili ritardi con cui vengono erogate le rette alle comunità. Per finire con la costante riduzione del numero dei Sert sul territorio, che malgrado un aumento del 16,7% degli utenti – nel 2007 erano 170mila contro i 147mila del 2000 – sono scesi da 554 a 543. Mentre la legge ne prevederebbe, nota la Fp-Cgil che al tema ha dedicato un recente convegno, 1.145 con 48mila operatori contro gli effettivi 7.248. Difficile che però da Trieste esca la ricetta buona.
Le associazioni del no
Un gruppo di realtà – dal Forum Droghe alla Cgil, dalla Lila alla Cnca – hanno invece deciso di prendere le distanze dalla Conferenza triestina. Lo hanno reso noto in una conferenza stampa nel corso della quale hanno sottolineato alcune delle criticità che, a loro giudizio, segnano l‚iniziativa di Giovanardi. Troppe sessioni di lavoro, l’assenza di un coinvolgimento effettivo nella preparazione della conferenza, la non disponibilità a valutare l’efficacia della Fini Giovanardi a quattro anni dalla sua entrata in vigore, la non disponibilità ad affrontare il tema della riduzione del danno: sono queste alcune delle riserve che hanno espresso motivando la loro scelta. In particolare hanno segnalato una forte preoccupazione per quanto riguarda il servizio pubblico, rimasto fermo quanto a numero degli operatori da quindici anni e perciò inadeguato a contrastare un fenomeno in costante aumento.
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