Politica

A Trento il primo partito territorio, una ripartenza possibile per la politica

Un laboratorio trentino per il Partito Democratico

di Redazione

Ho seguito con grande interesse e con personale partecipazione il percorso per la costituzione del Partito democratico. Ho seguito gli incontri dei tre candidati alla guida del costituendo partito. I tre incontri di Veltroni a Milano, quello al Pirellone con gli amministratori che avevano ragionato sulla questione settentrionale; quello alla Bovisa con la nuova classe creativa e, infine, quello con la neo borghesia milanese. Ho seguito l?incontro di Rosy Bindi alla Casa della Carità, a Milano, in cui si è ragionato sui problemi sociali e sul volontariato. Sono stato a Piacenza alla due giorni di Enrico Letta in cui si è affrontato il tema della questione settentrionale come altra faccia della questione meridionale. Sono stato a Sant?Angelo al seminario promosso da Ermete Realacci in cui erano presenti i firmatari del cosiddetto Manifesto dei coraggiosi di Rutelli. Poi sono stato a Trento alla convention della Margherita trentina. Cosa ho capito frequentando questi eventi?

La novità di una micro cosa
Pur rispettando la grande tradizione di ciò che era precipitato dentro la Margherita di Rutelli e di Realacci (un po? di cultura cattolica e il gusto liberale per l?innovazione e per l?ambiente), l?impegno della Bindi orientato alla dimensione solidaristica e sociale, così come il discorso di modernizzazione da sinistra portato avanti da Veltroni e l?attenzione ai giovani di Letta, tutte grandi questioni del moderno, in Trentino ho capito una cosa molto semplice, che la vera novità si consumava lì. La vera novità è la micro cosa che ha fatto Lorenzo Dellai a Trento. La scelta più innovativa l?ha fatta lui, presidente della Provincia di Trento: domenica 14 ottobre, infatti, i trentini non votano nessuno dei cinque candidati alla guida del Partito Democratico, ma eleggono 21 candidati su base territoriale che poi li rappresentano nella Costituente del Pd. Ovvero, a Trento si è fatto un vero partito del territorio. Dellai è l?unico che ha capito come la dimensione territoriale, nell?era della modernità liquida, è l?unico luogo che si possa confrontare con i flussi. È anche per questo che nella convention trentina della Margherita si è spesso usata la parola ?comunità?. Penso che abbiano ragione i trentini che hanno capito come la forma partito debba essere radicata nei luoghi nella società perché solo così, oggi, ci si può confrontare con i flussi della modernità.

Una tradizione di autonomia
Certo, il Trentino parte avvantaggiato da una tradizione di autonomia, da una lunga tradizione che vanta come esempi Alcide De Gasperi (eletto nel Parlamento Austro – Ungarico nel giugno 1911 per i popolari) e Cesare Battisti (nello stesso anno eletto deputato al Reichsrat), due trentini approdati ai tempi di Cecco Beppe al parlamento di Vienna per rappresentare quel territorio. Uno per il nascente partito cattolico e l?altro per i socialisti. Ecco, quasi 100 anni dopo, i trentini si sono rapportati con la nascita del Pd partendo ancora una volta dalla specificità del loro territorio. Ci suggeriscono, cioè, che la modernità non la si insegue (o non la si insegue solamente) inventandosi nuove categorie, i giovani piuttosto che i creativi, la modernizzazione piuttosto che la tradizione di qualità, ma giocando queste categorie dentro la specificità del territorio, di ciò che rimane della comunità locale. Anziché continuare ad usare le categorie di ?capitale? e di ?lavoro? loro hanno capito che la categoria nuovissima del conflitto è quella tra i flussi e i luoghi.

Una forma partito come la Margherita in Trentino (qui la Margherita è nata quattro anni prima che a Roma) continua anche oggi a proporre innovazione. Dellai ha avuto il coraggio che né Chiamparino né Cacciari hanno avuto. Loro hanno ragionato di fare il partito del Nord, Dellai ha ragionato partendo dalla dimensione più piccola del territorio, riperimetrando gli spazi territoriali. Ha fatto bene Dellai a negoziarlo pesantemente minacciando di non aderire al Pd se non veniva accettata questa logica confederale.

Con questa dimensione la politica può riprende una funzione. Non voglio dire che la politica deve essere solo dal basso, orizzontale, non è solo questione di democrazia diretta, ma la politica deve affrontare i grandi temi: dal problema dell?ambiente, dell?acqua, ma anche delle autostrade che devono passare per quel territorio, del rapporto con la modernizzazione di quel territorio. Sarebbe stato molto meglio se il 14 ottobre si fosse andati a votare, invece che i leader nazionali, i delegati della Lombardia, dell?Emilia Romagna, ecc. Se solo si fosse capito come, davvero, il territorio possa ridiventare punto di rigenerazione della politica. (testo raccolto da Carmen Morrone)


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