«Fe-li-cis-si-ma». Così si definisce Elena Ugolini, dirigente scolastico di un istituto paritario bolognese e ora sottosegretario all’Istruzione, quando annuncia a Vita, in anteprima, che per il decreto sul Tirocinio formativo attivo (Tfa), rimasto impanato per mesi tra i veti del Mef e della Corte dei Conti, «è arrivato l’ok del ministero dell’Economia e finanze. Questa volta il provvedimento è sulla scrivania del capo di gabinetto del Miur. Si parte». Ventimila giovani aspiranti insegnanti potranno così ? dopo quattro anni nel limbo, una laurea in tasca e lo Stato che latitava nell’indicare dove e come potessero abilitarsi ? cominciare il percorso che li porterà in cattedra. È questo il primo risultato portato a casa dal ministro Profumo. Lo Zen e il Pirellone sono, anche emblematicamente, gli estremi entro cui si sta muovendo: il quartiere-simbolo della Palermo povera e abbandonata dallo Stato (Profumo è stato il primo ministro a metter piede in una sua scuola, lo scorso 25 febbraio) e il quartier-maggiore dei sostenitori dell’autonomia scolastica (teatro della pace siglata con Formigoni sul reclutamento diretto degli insegnanti da parte delle scuole). L’obiettivo? Contrastare i due primati negativi che la scuola italiana detiene in Europa: altissima dispersione scolastica e insegnanti vecchissimi, con appena lo 0,5% di docenti under 30.
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