Formazione

A scegliere l’Università ci vado con mammà

Per la prima volta la Cattolica inserisce nei suoi Open day un momento esplicitamente dedicato ai genitori. «Prendiamo atto di un fenomeno in crescita, sempre più genitori accompagnano i figli in visita ai campus». E il rischio "bamboccioni"?

di Sara De Carli

Scegliere l’Università insieme a mamma e papà, portandoseli fisicamente appresso agli Open day. Strano ma vero. Forse finanche un po’ paradossale, ma un segno dei tempi. Succede all’Università Cattolica, che negli Open day di presentazione delle sedi di Milano e Brescia, il prossimo febbraio, inserirà un momento e uno spazio dedicato esplicitamente alle famiglie. È la prima volta che accade nella sua storia, benché un’esperienza simile sia già stata sperimentata in passato nel campus di Piacenza.

«A compiere la scelta dell’università sono sempre più le famiglie, almeno a giudicare dal numero crescente di genitori che già da qualche anno accompagnano i figli all’Open day», spiega l’Università nella propria newsletter. «Da anni, infatti, cresce costantemente la presenza di mamme e papà in università per prendere visione diretta dei servizi, degli ambienti universitari, dei costi e delle agevolazioni, nonché dell'evoluzione del sistema universitario. Un fenomeno inedito che l’ateneo ha deciso di affrontare».

Ragazzi bamboccioni? «Fa parte di un cambiamento sociale che vede i genitori sempre più partecipi, rispetto a un tempo, delle scelte dei figli. Un fatto positivo, perché sottolinea l’accrescersi di una dimensione relazionale che porta a una maggiore attenzione ai percorsi di vita dei ragazzi», dice il pedagogista Pierpaolo Triani, che insegna in Cattolica ed è membro del gruppo operativo che ha realizzato di recente il Rapporto giovani, la ricerca longitudinale promossa dall’Istituto “Giuseppe Toniolo” di Studi Superiori, in collaborazione con Fondazione Cariplo e Ipsos. Secondo Alessandro Rosina, demografo, i dati confermano «la situazione di oggettiva difficoltà che costringe molti giovani a ricorrere al continuo aiuto della famiglia di origine. Quasi due intervistati su tre dopo un periodo di autonomia per studio o lavoro si sono trovati a dover fare marcia indietro e tornare a vivere con i genitori», spiega.

Il rischio dell’iperprotezione e di eccesso di ingerenza sulle scelte dei ragazzi è evidente. «In molti casi – afferma Rosina – i genitori percepiscono il proprio ruolo come indispensabile e trasmettono scarsa fiducia ai figli nella possibilità di farcela senza il loro aiuto. Dalle nostre analisi emerge inoltre una relazione significativa tra l’eccessiva ingerenza dei genitori e il rischio di diventare disoccupati di lunga durata. Fa riflettere anche il fatto che molti giovani considerino la casa dei genitori come un rifugio dal mondo: il 27.5% è molto d’accordo con questa affermazione e il 35.8% abbastanza d’accordo». Nelle intenzioni dell’Università incontrare i genitori nell’ambito di un momento dedicato dell’Open day è un modo per aiutarli ad accompagnare i figli nella scelta universitaria nel modo corretto, ad affiancarsi senza sostituirsi a loro, a garantire, come sottolinea il professor Triani, «il rispetto della loro autonomia e della loro responsabilizzazione». Però che strano!

 

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