Non profit

A salvare il mondo si comincia da bambini

Il motto di Cristina Gabetti: meno rifiuti, più risorse

di Chiara Cantoni

Bello, brutto, ricco, povero, non fa differenza. La salute del pianeta è come ‘A livella di Totò: riguarda tutti, nessuno può chiamarsi fuori dal mondo in cui vive». Nata a New York, cresciuta a Torino, una carriera giornalistica rock a raccontare vizi e virtù delle più celebri music star internazionali, dal 2008 volto noto di Striscia la notizia, Cristina Gabetti lo ripete ogni sabato dal piccolo schermo: «Quel che gira torna indietro come un boomerang: impariamo a seminare ciò che desideriamo raccogliere. Ossia, meno rifiuti e più risorse».
È lo spirito del suo ultimo libro, Tondo come il mondo. Manuale per bambini amici della Terra, che il prossimo autunno approderà in 50mila copie nelle scuole primarie di Torino, Milano, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. Con una piccola anteprima il 4 e 5 settembre al Festival della Mente di Sarzana (SP): «Un percorso sensoriale in forma di eco-caccia al tesoro per scoprire le mille opportunità che abbiamo di trasformare gli scarti in risorsa, toccando con mano il rapporto di circolarità e interdipendenza fra l’uomo e il suo habitat naturale». Un paradigma che è diventato prima uno stile di vita, poi, con la rubrica su Striscia «Occhio allo spreco», anche un lavoro.
Oggi, confessa, ha l’orecchio sintonizzato sul flusso dell’acqua: «odio sentirla scorrere a vuoto e, se avanza al ristorante, la verso in una borraccia che tengo in borsa». Il pane lo fa da sé, in casa, compra sfuso e sta alla larga dall’usa e getta: «meglio spendere qualcosa in più per pochi prodotti di qualità, riciclabili nel tempo con un pizzico di fantasia. Le maglie in cotone biologico, per esempio, hanno mille vite e si mantengono soffici di figlio in figlio». Senza estremismi ma tanto buonsenso. Tentativi di eco-condotta, il primo libro pubblicato da Rizzoli, è stato l’inizio di una mission: raccontare in modo pop esperienze di sostenibilità in atto, stili di vita e persone capaci di risvegliare la coscienza di una realtà altra che da sotto preme.
«Le storie belle abbondano: dalle transition town, piccole comunità in rapido aumento che si stanno svezzando dal petrolio, alla Banca del tempo, dove le competenze scambiate sono sempre più curiose; dal fenomeno degli uomini casalinghi, raccolti in associazione, al Centro di riciclo creativo Re Mida. Ma sono ancora poco visibili: occorre stringere le maglie di un tessuto sociale già molto ricco, che ha bisogno di mettersi insieme per fare massa critica. Il cambiamento arriverà e sarà un processo bottom up, dal basso. Credo nel potere dell’attrazione: quando nasce un intento qualcuno sempre risponde».

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