Aperti per ferie

A Roma la scuola della pace (e degli abbracci) che non chiude mai

Terza tappa di #apertiperferie. Nella scuola di Ostia insieme ai volontari della Comunità di Sant'Egidio: sempre al servizio di chi ha bisogno

di Alessio Nisi

Roma

Una comunità non è solo un’idea, ma è una cosa viva, è una scuola fatta di bambini che giocano con i bambini, di mamme e papà che scherzano e scambiano battute con i volontari, di colori, zainetti, caldo, sudore, capelli scomposti e dell’odore della salsedine (il mare è a pochi isolati). Un vortice tutto intorno all’ombra dell’ulivo nel cortile. Alle 15.30 a metà luglio a Ostia ci si difende come si può dal caldo. Tra via del Sommergibile e via dell’Idroscalo (la zona delle case popolari, quella delle palazzine rosse), in via Baffigo, c’è la scuola della pace della Comunità di Sant’Egidio: che ad agosto non chiude. Anzi.

Non può esserci una pausa

Ad agosto i ragazzi della Comunità sono tutti operativi, al servizio di chi ha bisogno. E se non sono proprio a Roma, stanno in Grecia, al campo profughi di Atene, come Matteo Mangeruca, 19 anni, quasi 20, studente di Cooperazione internazionale e sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, uno dei ragazzi della Comunità impegnati in questa zona. «Non c’è bisogno di una struttura aperta (con questo caldo, poi), io sono la comunità e resto a disposizione anche ad agosto, sono sul cellulare», dice Matteo. Cresciuto da queste parti, «sono con Sant’Egidio da quando sono nato, i miei erano in comunità», è seduto su un seggiolino della Scuola delle Pace: 15 i bambini che frequentano questa struttura completamente gratuita.

Sono la mia famiglia

Matteo la spiega così: «Non mi piace il termine volontario: non nell’accezione che di solito si dà a questo termine, che pone su un piano diverso chi aiuta e chi è aiutato. Per me bambini e anziani sono parte della famiglia, la mia famiglia». Con un rapporto così si fa fatica a definirsi “operatori”. «Questa? Una zona popolare e popolata, che confina con l’Idroscalo, con situazioni sì molto complesse, ma con altrettante potenzialità».

Matteo Mangeruca e Stefano Catalano, volontari della Comunità di Sant’Egidio

La scuola della pace

Sulla stessa linea Stefano Catalano, 20 anni, romano di Ostia, studente di psicologia, scarpe da ginnastica e pantaloncini corti, operativo con Sant’Egidio da 5 anni. «Era un lunedì, sono entrato proprio in una scuola della pace e da lì non sono più uscito. In futuro? Mi piacerebbe restare operativo e non chiudermi in uno studio». Oltre alla struttura di via Baffigo, Stefano è anche operativo in un’altra scuola della pace, sulla rotonda, nei pressi dell’Idroscalo (a Ostia sono in tutto 4, con 60 bambini nel complesso). «Siamo amici dei bambini, li sosteniamo anche a casa, conosciamo i loro genitori, li aiutiamo a fare i compiti, anche quelli delle vacanze». 

Rincorse e abbracci

Incastrati come in un quadro, da un murales che, raccontano, ha 50 anni: è opera dei volontari dell’asilo popolare che c’era negli anni Settanta (la scuola della pace ha di fatto dato continuità alla struttura, nata per arginare la dispersione scolastica), Matteo e Stefano lo dicono in continuazione, a ribadire una regola di condotta inscalfibile: «No, ad agosto non chiudiamo, non può esserci una pausa nelle attività delle scuole della pace. Siamo con chi aiutiamo, bambini e anziani, e lo siamo il più possibile, come se fossero componenti della nostra famiglia». Tracciata in questo modo, la linea di demarcazione tra chi aiuta e chi è aiutato è molto sfumata. «Siamo noi a rincorrerli, è vero, ma sono loro ad abbracciarci».

Laura Guida, 28 anni, volontaria della Comunità di Sant’Egidio

Anche in Africa

«La scuola della pace è il nostro modo di accogliere bambini e famiglie di Ostia. Il modo che la Comunità di Sant’Egidio ha trovato per stare accanto alle persone in stato di fragilità», sottolinea Laura Guida, 28 anni, psicologa, volontaria di Sant’Egidio da 12 anni, anche lei romana di Ostia. «La scuola della pace è un’iniziativa radicata da molti anni. È sì un doposcuola, ma si caratterizza anche molto per attività di inclusione, integrazione ed educazione alla pace». E ad agosto? «Non chiudiamo. La parte di noi che resta ad Ostia continua a curare il rapporto con i bambini e le famiglie, supportandoli ad esempio nella ricerca dei libri scolastici o nella richiesta di bonus di sostegno». Ad agosto Laura sarà in Africa per due settimane. «In un villaggio a Balaka, in Malawi, faremo la scuola della pace», mentre a fine mese c’è la Global Friendship. «Vacanza è stare insieme ai miei amici in Africa». Laura racconta di aver scelto di impegnarsi con la Comunità di Sant’Egidio perché, spiega, «è una realtà bella, mi rende felice e valorizzata, mi sento a casa».

La foto in apertura e dei volontari sono di Alessio Nisi, le immagini dei bambini sono per gentile concessione della Comunità di Sant’Egidio

Per leggere le tappe precedenti:
1 – La Milano che non si ferma mai è quella del volontariato
2 – Padova, la mensa dei poveri, la tengono aperta i ragazzi

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.