Mondo

A Roma la pace resta in stand by

Concluso il summit. Cessate il fuoco, corridoi umanitari, conferenza dei donatori e forza di pace nel Sud del Libano. Parole tante, risultati concreti - per ora - pochi.

di Paolo Manzo

Il documento finale congiunto Ecco i punti salienti della dichiarazione comune concordata dai partecipanti al vertice, letta pochi minuti fa dal ministro degli Esteri italiano, nel corso della conferenza stampa finale: «Ci impegnamo ad aiutare il governo libanese ad affrontre le sfide a cui si trova davanti. Ci impegnamo a fornire soccorso immediato al popolo libanese. Esprimiamo la nostra determinazione a lavorare immediatamente per raggiungere con la massima urgenza un cessate-il-fuoco che metta fine all’attuale violenza e alle ostilità. Il cessate il fuoco deve essere immediato, durevole e permanente». «Chiediamo ad Israele di esercitare la massima moderazione e l’istituzione di corridoi umanitari». «Una forza internazionale in Libano sotto mandato dell’Onu dovrà essere urgentemente autorizzata per sostenere le forze armate libanesi a garantire un ambiente sicuro». E’ stato infine assunto l’impegno a dare vita ad una conferenza dei Paesi donatori che supporti il Libano nelle opere di ricostruzione. La dichiarazione non ha accolto l’auspicio di Italia e Paesi Arabi che la conferenza lanciasse un appello per una tregua immediata senza precondizioni tra Israele e la guerriglia Hezbollah. Il premier libanese Fouad Siniora, in un discorso accorato ai conferenzieri, ha chiesto se i diritti umani in Libano valgano meno di quello dei cittadini in altre parti del mondo. “Siamo figli di un Dio minore?”, ha detto nel suo discorso. Rice e il segretario dell’Onu Kofi Annan hanno fatto riferimento all’influenza su Hezbollah dei suoi alleati Siria e Iran. Rice si è detta “preoccupata” per il ruolo delll’Iran e Annan ha detto, rivolgendosi agli Stati Uniti, che Siria e Iran devono essere coinvolti nella soluzione della crisi. Roma, 26 luglio, ore 12 Non poteva avere un preludio peggiore la Conferenza di Roma di oggi. Ieri sera, infatti, un bombardamento ?intelligente? dell?aviazione israeliana ha ucciso quattro caschi Blu dell?Onu nel Libano meridionale. Il risultato? Rabbia di Annan, “attacco deliberato”, risposta di Olmert, “non è vero ma apriremo un’ampia indagine”, e la “forte condanna” della Cina, dato che una delle vittime era di Pechino. Nonostante tutto, comunque, la Conferenza è iniziata dopo una serie di incontri bilaterali a margine tra i capi delle diplomazie, il segretario generale delle Nazioni unite e i rappresentati europei, si sono aperti alla Farnesina i lavori della Conferenza internazionale per il Libano copresieduta dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema e dal segretario di stato americano Condoleezza Rice. Ai lavori partecipano anche i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Giordania, Grecia, Cipro, Gran Bretagna, Francia, Turchia, Germania, Canada e Russia. Con loro, al tavolo della Sala delle Conferenze internazionali, accanto ad Annan, ci sono l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana, il presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz, il ministro degli Esteri finlandese Erkki Tuomioja in rappresentanza della Ue e il commissario alle Relazioni esterne Benita Ferrero Waldner. Presente anche un osservatore del Vaticano, l’arcivescovo Giovanni Lajolo. La Conferenza è stata aperta da un discorso di Romano Prodi. Ecco la sintesi dell?intervento del presidente del Consiglio italiano: ”Vorrei sottolineare con chiarezza che oggi siamo qui per lavorare insieme al fine di ridare pace e stabilità al Libano in un contesto di effettiva sicurezza per Israele. E confido che insieme riusciremo ad individuare un percorso che ci consenta di realizzare questo obiettivo. Questa Conferenza può rappresentare il punto di partenza di questo percorso comune” ”Le circostanze che ci spingono a vederci oggi sono complesse e richiedono tutto il nostro impegno. Permettetemi innanzitutto di salutare con particolare calore ed affetto il primo ministro libanese Siniora con cui sono stato in stretto contatto durante questi giorni così difficili per lui e per il suo paese. Vorrei anche rivolgere un ringraziamento particolare al Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan per il lavoro che sta svolgendo a nome di noi tutti. Alle Nazioni unite voglio esprimere la solidarietà italiana per la tragica morte di quattro osservatori dell’UNIFIL avvenuta proprio alla vigilia di questo incontro. Un ringraziamento infine al Segretario di Stato americano Condoleezza Rice per la disponibilità del suo governo a copresiedere con l’Italia questa Conferenza”. ”Questa di oggi è un’occasione importante. Intorno a questo tavolo sono rappresentati le Nazioni Unite e la Banca Mondiale, la Troika dell’Unione Europea e molti dei suoi stati membri, gli Stati Uniti e la Turchia, la Russia e il Canada, un gruppo significativo di paesi arabi che da tempo si adoperano per favorire soluzioni pacifiche e negoziate alla difficile situazione in Medio Oriente?. ”Se riusciremo a concertare le nostre posizioni e a dividerci il carico delle iniziative da prendere, potremo contribuire in maniera sostanziale alla stabilità della regione. La determinazione e l’unità di questo gruppo è di fondamentale importanza per la realizzazione dei nostri obiettivi di pace e democrazia in Medio Oriente”. ”Questa Conferenza può rappresentare il punto di partenza di questo percorso comune. E’ evidente che la pace e la stabilita del Libano si inquadrano in un contesto più ampio di sicurezza per tutte le popolazioni della regione. È per questo motivo che da tempo insisto sull’importanza di creare meccanismi adeguati di dialogo e di sicurezza regionale. Non è questo un punto in discussione oggi, ma è un punto che dobbiamo avere a mente se vogliamo dare una risposta adeguata ai problemi che hanno portato alla crisi al confine tra Israele e Libano”. ”Sono convinto che nei lavori di oggi il nostro pensiero andrà innanzitutto alle popolazioni civili che soffrono per questa fiammata di violenza. Assicurare un adeguato sostegno umanitario alle popolazioni colpite è il nostro primo, immediato dovere. Spero davvero che la Conferenza possa rispondere in maniera significativa all’emergenza umanitaria che si è creata in Libano e trovare un accordo sulla creazione di corridoi umanitari che permettano di far giungere soccorsi ed aiuti alle popolazioni bisognose e ai sempre più numerosi sfollati”. ”Da più parti si sono levate voci accorate per un cessate il fuoco. So bene che dietro queste parole si cela tutta la tragedia del Medio Oriente: la sicurezza di Israele ed il suo diritto all’esistenza, la lotta al terrorismo, la speranza della Palestina di diventare uno stato sovrano ed indipendente, i rapporti all’interno del mondo arabo, il dialogo tra le religioni. Eppure uno sforzo va fatto per interrompere il ciclo della violenza, quanto meno per consentire il passaggio sicuro degli aiuti umanitari. Tutto il mondo guarda con trepidazione ma anche con fiducia ai segnali che giungeranno oggi da questa Conferenza”. ”Proprio in questo contesto voglio dire chiaramente che vi sono nella regione forze che lavorano per creare tensione ed insicurezza. Noi dobbiamo dire parole chiare ed inequivocabili di condanna nei confronti del terrorismo, di chi lo pratica, di chi lo finanzia, di chi lo fomenta. L’Italia condanna senza sfumature chi usa il terrore come strumento per realizzare i propri obiettivi politici. Il terrorismo che semina odio e morte non troverà mai la nostra comprensione o la nostra giustificazione”. ”Io spero che la Conferenza di oggi sia anche in grado di trovare un accordo per dare un segnale concreto in termini di sicurezza sul terreno sia verso il Libano che verso Israele. Verrà discussa l’ipotesi di creare una forza multinazionale da dispiegare sul terreno al confine tra Libano ed Israele. Il suggerimento avanzato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite a San Pietroburgo in occasione del G8 è molto importante e ho già espresso chiaramente il sostegno italiano a questa idea”. ”Occorre creare le condizioni perché la comunità internazionale possa concretamente contribuire a tale sviluppo. Per questo dobbiamo trovare soluzioni condivise e durevoli. Da parte nostra vi posso assicurare che il governo italiano è pronto e deciso a dare il massimo contributo al successo di questa Conferenza e a svolgere concretamente il proprio ruolo nelle iniziative che verranno intraprese”. ”Cari amici e colleghi, il compito che ci attende è particolarmente impegnativo. Ci sono molte aspettative e anche molte speranze. La dichiarazione del G8 di San Pietroburgo rappresenta il quadro di riferimento politico per superare la crisi attuale. Mi auguro che grazie all’impegno di tutti questa conferenza possa permettere di fare dei significativi passi in avanti nella realizzazione di quel quadro”. Le proposte di Massimo D?Alema ”La fine delle ostilità è un obiettivo a cui puntare anche attraverso un approccio a fasi consecutive”: è quanto ha ribadito il ministro degli Esteri Massimo D’Alema nel suo intervento, rinnovando la richiesta ”almeno di una sospensione temporanea delle ostilità, che consenta l’afflusso di aiuti umanitari attraverso corridoi sicuri”. La comunità internazionale ha ”il dovere di fare tutto quanto in suo potere per aiutare la popolazione civile e per promuovere gli sforzi per la ricostruzione”: il ministro degli Esteri italiano ha poi dedicato un lungo passaggio del suo intervento al dramma della popolazione libanese, stremata dopo 15 giorni di offensiva militare israeliana, indicando la prospettiva di ”convocare una Conferenza dei donatori per la ricostruzione del Libano”. L’auspicio del titolare della Farnesina è che ci sia ”uno stretto coordinamento tra le Nazioni Unite, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e tutti quanti sono disposti a cooperare per assistere la popolazione?. Cosa propone Condoleezza Rice Ieri la Rice, che da Gerusalemme ha invocato la necessità di ”un nuovo Medio Oriente”, aveva proposto un dispiegamento in due fasi di una forza internazionale: un primo contingente di 10mila turchi ed egiziani guidati da un comando della Nato e dell’Onu per garantire la sicurezza nel sud del Libano dopo il cessate il fuoco, una seconda forza di 30mila uomini da schierare dopo che il governo libanese abbia ripreso il controllo della regione. Di questo hanno parlato stamane il segretario di Stato e D’Alema nell’incontro avuto prima dell’inizio della Conferenza, un bilaterale che segue quelli avuti ieri sera dal titolare della Farnesina con il premier libanese Fuad Siniora, con il ministro degli Esteri egiziano Abdul Gheit e con il collega spagnolo Miguel Angel Moratinos. L?augurio dell?Iran: sarà un fallimento L’Iran non crede nella riuscita della Conferenza di Roma sul Libano, destinata a fallire perché la Repubblica islamica non e’ stata invitata. ”Avrebbero dovuto invitare tutti i paesi della regione, incluso Siria e Iran, se vogliono la pace -ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi- come si possono affrontare questioni cosi’ importanti senza avere rappresentati di tutti i paesi della regione?”. ”Iran e Siria dovrebbero essere coinvolte (nei negoziati di pace) -ha fatto eco una fonte del governo di Teheran citata dal quotidiano britannico ‘Guardian’- non perché sono sponsor di Hezbollah, ma perché sono potenze regionali. Se Arabia Saudita, Giordania ed Egitto sono coinvolte, allora lo dovrebbero essere anche Siria ed Iran”. L?appello della Caritas ?Ogni sforzo sia messo in pratica perché nelle tre aree di conflitto, Nord Israele, Libano e striscia di Gaza tacciano le armi e si creino le condizioni di dialogo per arrivare finalmente a un accordo che garantisca a ognuno la pace e la sicurezza e consenta una capillare distribuzione degli aiuti umanitari?. Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, in apertura dell’attesa Conferenza di Roma sul Libano, auspica anche di poter ?intensificare gli interventi in atto, grazie ad una sempre crescente risposta solidale. Oltre i riflettori del momento ? aggiunge – vogliamo ricordare anche l’Iraq, dove la serie di attentati terroristici sembra senza fine, i nuovi focolai di tensione in Sud Sudan, Somalia e Afghanistan, e tutti i conflitti più o meno nascosti che solo con una costante attenzione da parte dell’opinione pubblica possono trovare spazio nell’agenda politica e una speranza di soluzione?. In Libano sono ormai 300.000 i profughi presenti a Beirut. Di questi, 75.000 sono completamente presi in carico da Caritas Libano che distribuisce derrate alimentari, prodotti igienici e medicine, utensili da cucina. Le cliniche mobili, cioè ambulanze attrezzate, si sono trasformate in cliniche d’urgenza e si spostano nei vari centri di accoglienza. Le assistenti sociali, organizzano momenti si svago per i bambini e gruppi di informazione sulle norme da seguire in situazioni di emergenza. Sono state installate docce e distribuiti prodotti igienico-sanitari. Aumentano le richieste di aiuto da parte di villaggi isolati, difficilmente raggiungibili, perché anche i mezzi di trasporto sono presi di mira dagli attacchi aerei. Due convogli con aiuti alimentari e generi di prima necessità sono partiti per Békaa Est, Baalbeck e Békaa Nord. ?La vera forza della Caritas sta nella rete di 3.000 volontari distribuita in tutto il paese, in 38 centri periferici?. Afferma con convinzione il direttore di Caritas Libano, Georges Khoury, che sottolinea: ?i volontari offrono il loro servizio per aiutare i nuovi venuti, per intrattenere i bambini, per facilitare gli interventi di urgenza per le persone malate. Ad esempio, a Beirut, nel solo quartiere di Achrafieh, 250 volontari si avvicendano dalle 7 del mattino alle 10 di sera. In questo periodo estivo ai volontari già attivi si aggiungono sempre più numerosi gli studenti universitari. Per i villaggi del sud ? aggiunge Khoury – si è riusciti a organizzare un sistema di trasferimento di denaro per acquisti sul posto, grazie anche alla collaborazione dei supermercati. Alcuni rifornimenti cominciano però a scarseggiare e si spera nella promessa apertura di un corridoio umanitario?.

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