Cultura

A Roma il primo “Piano Regolatore Sociale”

E’ il primo esperimento del genere in Europa, un Piano regolatore sociale per una città di 3 milioni di abitanti. Obiettivo : una rivoluzione copernicana che mette al centro i bisogni sociali.

di Barbara Fabiani

Se è un esperimento di ingegneria sociale, bisogna dire che è la prima volta che un programma d?azione ? in questo caso il Piano regolatore sociale per la città di Roma- accoglie quasi integralmente le proposte che da anni si sentono reclamare negli ambienti di chi nel sociale lavora quotidianamente e spesso volontariamente.
?Questa non è la città che vorremmo, ma la città che realizzeremo?, ha assicurato il sindaco Walter Veltroni presentando le 230 pagine di strategie e programmi che in tre anni dovranno cambiare la vita dei romani.
Il programma, con tutta probabilità, risente dell?influenza che ha avuto sul sindaco la visita a Porto Alegre dove si è parlato spesso di ?bilancio partecipativo?. Ma qui non si tratta di progettare le risposte ai bisogni di piccoli centri (come hanno provato fare a Grottammare in provincia di Ascoli Piceno), ma della capitale con i suoi quasi 3 milioni di abitanti e relativi problemi.

Con un processo avviato lo scorso gennaio, il Piano regolatore sociale assomma i piani territoriali dei 19 Municipi romani e le proposte di 16 laboratori tematici, assemblee cittadine e focus groups a cui hanno partecipato complessivamente 6 mila persone e 595 associazioni.

Non è facile sintetizzare questo programma la cui chiave di lettura principale è la realizzazione di un ?welfare di prossimità? volto a creare legami non solo tra servizi ma anche tra cittadini, con il richiamo alla presa in carico della comunità (che dovrebbe essere messa in condizioni di farlo).

Prima di portare qualche esempio dei progetti da mettere in cantiere, serve sottolineare il cambiamento di prospettiva che dirige il ?Piano regolatore sociale? romano.
Come ha più volte sottolineato l?assessore alle politiche sociali Rafaela Milano, il cui ufficio ? se verrà messa in atto questa ?rivoluzione copernicana?- diventerà se non la guida certamente il diapason per le politiche degli altri assessorati. Le politiche sociali diventano la struttura portante per la realizzazione del benessere cittadino, sulle quali tutti gli altri programmi di progettazione ? urbanistica, culturale, educativa, sanitaria, in parte persino l?area produttiva ? dovranno sintonizzarsi.
Rivoluzionario anche il cambiamento di prospettiva dalla classica e generica divisione per categorie di utenti svantaggiati alla definizione di aree di bisogni trasversali e territorialmente radicate.

Cambiata anche la modalità di partecipazione della società civile alla progettazione.
Lo ha spiegato bene e con un certo tono polemico Ileana Argentin, consigliere comunale con delega alle politiche per l?handicap, quando ha sottolineato come, diversamente dal consueto, non ci sono state associazioni egemoniche sedute a tavoli ristretti con l?amministrazione comunale che abbiano monopolizzato l?attenzione, piuttosto un confronto aperto anche con altre associazioni seppur piccole e senza forti rappresentanze.

Per i progetti, facciamo qualche esempio che va oltre i servizi ordinari.
Entro il 2003 si vuole creare una Fondazione di partecipazione che raccolga fondi sia da enti pubblici e privati che persone fisiche (eredità, lasciti, donazioni) da destinarsi per l?accompagnamento dei disabili, in particolare per garantire l?autonomia di questi nel momento della morte dei genitori.
Si chiamerà ?Fondazione Dopo di Noi?.

In cantiere anche la realizzazione di un Polo tecnologico dell?economia sociale per consentire alle imprese non profit di usufruire di spazi attrezzati per attività produttive e formative; si accoglierebbe così una richiesta delle associazioni romane da molti anni rimasta disattesa.

Nel Piano si legge anche di particolari strumenti di gestione di problematiche sociali come l?attivazione di albi cittadini per i collaboratori domestici e sostegno all?emersione del lavoro nero domestico; ma anche la sperimentazione di una sorta di Tesserino sociale per lo straniero temporaneamente presente. Questa sorta di STP sociale, in maniera analoga a quanto accade con i servizi sanitari, dovrebbe permettere l?accesso ai servizi sociali di emergenza agli immigrati irregolari in condizioni di grave disagio. Cosa che, a dire il vero, di fatto già accade se si parla di ostelli e mense gestite dal non profit. Ipotizziamo che l?Stp sociale in qualche modo potrebbe cancellare certe restrizioni dei regolamenti volute dal comune per l?appalto del servizi.
Lo si permetterà in epoca di ?Bossi ? Fini? ?

Importante anche l?impegno preso sugli istituti per l?infanzia abbandonata che saranno definitivamente chiusi entro il 2004 (tre anni prima del dettame di legge) sostituiti con adozioni e con l?affidamento familiare.

Viene, inoltre, istituito uno speciale fondo comunale per le politiche sociale e avviato il Sistema Informativo Sociale, ovvero la banca dati sui servizi territoriali prevista dalla paralizzata legge 328/00.
Il quadro delle risorse finanziare 2002 parla di oltre 235milioni di euro, di cui 165 milioni provenienti da i fondi comunali e 70milioni da risorse regionali e statali.

Dopo l?approvazione in Giunta comunale, registrata nei giorni passati, il Piano verrà sottoposto al Consiglio Comunale entro l?autunno. Un ultimo passaggio dove non si dovrebbero incontrare particolari problemi, poiché lo scorso mese il Consiglio ha già approvato all?unanimità una deliberazione sulle linee di indirizzo esplicitate nel Piano.

Per leggere una sintesi del ?Piano regolatore sociale? della città di Roma Comune di Roma- Dipartimento Sociale

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