Sostenibilità

A Punta Perotti l’ambiente è tornato un bene collettivo

Ai più distratti potrebbe essere sfuggito un particolare circa l’ecomostro di Punta Perotti, costruito sul lungomare di Bari e la cui demolizione è partita lo scorso 2 aprile

di Redazione

Ai più distratti potrebbe essere sfuggito un particolare circa l?ecomostro di Punta Perotti, costruito sul lungomare di Bari e la cui demolizione è partita lo scorso 2 aprile: non si tratta infatti di abuso in senso stretto, cioè non è un?edificazione fatta in totale assenza di autorizzazioni. La cosa è grave ed importante al tempo stesso. Grave perché dimostra quanto clamorosi siano gli errori e gli abbagli in cui la pubblica amministrazione può incappare; importante perché se in una situazione così complessa si è riusciti ad arrivare all?abbattimento, in decine di migliaia di altri casi questo sarebbe possibile con uno sforzo decisamente inferiore.

Via le saracinesche
Qual è la ?morale? della vicenda di Punta Perotti, qual è il senso della vicenda giudiziaria durata 10 anni ed arrivata sino alla Corte di Cassazione? La risposta è nel principio della tutela ambientale e paesaggistica quale bene collettivo, cioè nella priorità che esso occupa, prima di ogni possibile e pur legittimo interesse privato. Al di là di ogni aspetto formale, le ?saracinesche? (così era chiamato l?ecomostro perché chiudeva la visuale del lungomare di Bari) costituivano un danno; da qui le sentenze che imponevano di abbatterlo.

L?inserimento dell?azione di abbattimento all?interno della legge delega ambientale, che fa supporre la volontà politica di giustificare o coprire la sanatoria paesaggistica contestualmente approvata, riaffermava la necessità e l?obbligatorietà della demolizione «in conseguenza del grave pregiudizio arrecato al paesaggio». Per ottenere questo risultato abbiamo assistito ad una coerente azione della magistratura unita alla tenace volontà del Comune di Bari che, col nuovo sindaco Michele Emiliano (per altro un ex magistrato), non è mai tornato sui propri passi e per questo motivo ha ricevuto il Panda d?Oro, un riconoscimento speciale del WWF.

L?opinione pubblica è troppo concentrata oggi sul concetto di ?ecomostro?. Nel caso dell?edilizia, se vogliamo parlare di ?ecomostri? dobbiamo dire che alcuni disastri si possono ricondurre all?abusivismo, ma altrettanti scempi nascono da progetti costruiti legalmente e autorizzati.

Punta Perotti dunque rappresenta anche in questo senso un monito, un richiamo a correggere quelle pianificazioni che, non sempre con percorsi trasparenti, le amministrazioni locali (molto spesso con il beneplacito delle Soprintendenze) hanno permesso. Nella certezza che le procedure non possono essere sempre quelle seguite a Bari, cioè confisca dell?edificato e dei suoli e successivo abbattimento, occorre prevedere dei meccanismi che possano creare un interesse dei privati ad abbattere e contestualmente a ricostruire con qualità architettoniche ed ambientali diverse. Nel nostro territorio è necessario un programma per cancellare gli obbrobri e, laddove non è possibile delocalizzare per restituire tratti di paesaggio persi, almeno riqualificare sotto il profilo urbanistico.

Lo Stato si faccia rispettare
Il problema dell?abusivismo edilizio, però, nel suo complesso ha caratteristiche sostanziali diverse. Si tratta innanzitutto della polverizzazione degli abusi. Attraverso il perverso uso dei condoni, sanando costruzioni che non rispondevano a nessuna scelta urbanistica, abbiamo creato il presupposto per estendere sino all?inverosimile le nostre città. Questa situazione, dopo la stagione dei cosiddetti condoni di necessità (quelli legati al primo condono dell?85), dopo la stagione ?dell?inerzia dei Comuni? (che ha portato al secondo condono, quello del 94), dopo l?incomprensibile e ingiustificato terzo condono (quello del 2003), dopo la sanatoria paesaggistica (del 2004), non consente più alcuna tolleranza possibile.

Vale la pena ricordare che nel nostro ordinamento l?abusivismo edilizio costituisce un illecito penale, cioè un reato. Allora l?abbattimento di Punta Perotti è un potentissimo richiamo per tutti i soggetti pubblici inerti nei confronti dell?abusivismo, ad iniziare dallo Stato. L?abusivismo più grave, più inaccettabile, è infatti quello sul demanio su cui lo Stato (essendo ogni opera sul demanio appartenente al demanio stesso) potrebbe intervenire con relativa facilità. Ci sono poi migliaia di sentenze di abbattimento ormai passate in giudicato che non vengono eseguite. Ci sono migliaia di pratiche di condono a cui mancano i presupposti di accoglimento che rimangono eternamente aperte presso i Comuni. Si esca da questa situazione. Si trovi, sull?esempio di Punta Perotti, la coerenza e la volontà per una stagione di riaffermazione della tutela paesaggistica, della conservazione dell?ambiente, dei principi di giustizia e diritto.

Di Gaetano Benedetto (segretario aggiunto WWF Italia)

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