Welfare

A Porta Palazzo, nel Sermig, apre la “casetta” per le donne in difficoltà

Un’accoglienza per 44 persone resa possibile grazie alla disponibilità di 60 volontari che garantiscono l’apertura per tutte le ore del giorno e della notte. Inaugurata alla presenza della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in visita ufficiale

di Redazione

Porta Palazzo è una periferia che si trova nel centro geografico di Torino. Ha tutti gli indicatori di disagio, disoccupazione, degrado abitativo, bassa scolarità delle periferie, ma si trova in centro. In questa periferia c’è una Grandecasa dove la realtà gira al contrario: se fuori ti scartano qui ti accolgono, se fuori sei impreparato, qui valorizzano quello che sai, se fuori ti maltrattano, qui ti abbracciano.

Dentro la Grandecasa c’è una casetta, aperta per accogliere donne in difficoltà, basta suonare al campanello, non ci sono trafile burocratiche, timbri, firme e moduli isee. Qui non si opera per salvare qualcuno, ma si crea il contesto per rimettersi in piedi: si lavora per riscoprire lo straniero che è il proprio io, e gli si dice: «entra, siediti, mangia, la tua vita è in tavola, afferrala tra le mani».

Donne, dicevamo, soprattutto vittime di tratta le cui violenze subite sono inenarrabili perché sembrano non finire: il viaggio attraverso il Sahara, gli stupri ripetuti in Libia (“ogni notte alle 2 mi svegliavano”, “ogni volta che ci facevano lavare”), l’attraversamento del Mediterraneo, l’Italia, la salvezza, “pensi il peggio è passato e invece inizia la vita in strada…”.

La mediatrice che le ha ascoltate per dieci anni non riesce più a vedere queste storie sui loro corpi: ferite, bruciature, scalpi. Non riesce più a sentire parlare di gbese (debito) nei confronti delle madame che le hanno fatte arrivare in Italia. Un debito economico e morale, ineludibile se non con la morte. “Non è sufficiente quello che abbiamo già pagato?”.

La Presidente del Senato in visita ufficiale ha attraversato la casetta, parlato con le persone. Ha visto le belle stanze arredate con cura, ognuna con il bagno interno, la cucina, la sala comune, ma più di tutto ha colto la potenzialità di un luogo che vive al ritmo della persona, delle sue possibilità e difficoltà.

Un’accoglienza per 44 persone resa possibile grazie alla disponibilità di 60 volontari che garantiscono l’apertura per tutte le ore del giorno e della notte.

È vero siamo in periferia, ma qui ti senti al centro spiega Martina, una volontaria, “quando entri al Sermig riconosci che c’è qualcosa di bello, non sai neanche bene dire cosa, come una canzone che senti arrivare da lontano, mentre cammini per la strada. E sei felice”.


Le foto sono a cura di Andrea Pellegrini del Sermig

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