Roma

A Ponte di Nona per toccare con mano il “modello Inclucity”

Un pomeriggio al Punto Luce di Ponte di Nona di Save the Children, ente tra i partner di Bnl Bnp Paribas nell’iniziativa di inclusione sociale, IncluCity. Progetto che in un anno ha coinvolto 1.400 ragazzi in 5 città. Claudia Cattani, presidente della banca: «Possiamo fare molto sia per favorire le associazioni del territorio, sia sensibilizzando la nostra clientela»

di Alessio Nisi

Ponte di Nona, periferia Est di Roma, 20mila residenti, Municipio VI (dove vivono 260mila persone). Un’ora in automobile, più o meno 20 chilometri, dal Colosseo, a voler avere un riferimento. Per lo più zone come queste finiscono sui giornali per una sparatoria, perché c’è “un’emergenza sicurezza”, perché è cresciuto il numero dei furti di macchine.

Forse per raccontare questa storia dovremmo cominciare invece da due parole, Punto Luce: si chiama così lo spazio di inclusione sociale curato da Save the Children, che sorge nei quartieri e nelle periferie più complicate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambine, bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni. In Italia ce ne sono quasi trenta.

Una rete di inclusione sociale

A Ponte di Nona, in via Albert Schweitzer 28 (uno dei tre Punti Luce a Roma, gli altri sono a Torre Maura e Ostia), si fa accompagnamento allo studio (quanto colore nella saletta), si fanno laboratori artistici e culturali (qui i muri e i giardini sono tappezzati delle foto dei corsi di fotografia), si fanno percorsi di educazione ambientale. E si fa sport.

Alla lezione di judo, mentre i più piccoli avevano iniziato il riscaldamento, hanno assistito la scorsa settimana degli ospiti speciali. Si sono affacciati sul tatami, i vertici di Bnl Bnp Paribas, tra cui Elena Goitini, amministratore delegato di Bnl e responsabile Gruppo Bnp Paribas in Italia, e Claudia Cattani, presidente di Bnl Bnp Paribas e Findomestic.

Il Punto luce di Ponte di Nona è una delle sedi di Save the Children, tra i partner di Bnl Bnp Paribas nell’iniziativa di inclusione sociale, Inclucity: un progetto nato nel 2023 che ha l’obiettivo di creare una rete solidale per aumentare l’impatto a favore di bambini e adolescenti.

Parliamo di un vero e proprio network che ha tre realtà anchor, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Alberto e Franca Riva e appunto Save the Children, da cui si dipana una rete di associazioni.

In primo piano, nella stanza dedicata allo sport, Elena Goitini durante la visita al Punto luce di Save The Children a Ponte di Nona a Roma

Banca e inclusione sociale

E il ruolo della banca? «Come banca possiamo fare molto per favorire le associazioni che operano nel territorio, possiamo aiutare a fare rete. Lo stiamo facendo con il progetto Inclucity. Possiamo anche aiutare le raccolte fondi con iniziative ad hoc, sensibilizzando la nostra clientela», spiega Claudia Cattani.

Trasformare la complessità in opportunità per un cambiamento positivo

«Inclucity è un progetto che adoro», interviene Elena Goitini, «ad un anno dal lancio, il consuntivo non può che essere positivo, perché quando i presupposti sono positivi i risultati non possono che essere conseguenti».

A proposito dei dati dell’iniziativa, l’ad di Bnl aggiunge: «Siamo presenti su 5 città, e abbiamo l’ambizione di ampliare questo numero, con 1.400 bambini e ragazzi coinvolti, e 30 associazioni, il vero motore del progetto».

Qui, dice ancora, «si cresce e si formano i cittadini di domani, capaci di vivere in territori complessi, trasformando la complessità in opportunità per generare un cambiamento positivo».

Giancarla Pancione, direttrice raccolta fondi Save the Children Italia

La roccia e il futuro

Se qualcuno si aspettava una visita formale, sono pur sempre i vertici di una banca, forse è andato fuori strada. Dalle mani sulle fotografie dei ragazzi, agli occhi pieni di cuore davanti alle domande in aula studio, fino allo scambio (vero, caldo e sentito) con i piccoli: seggiolina su seggiolina, nella stanza del biliardino, dietro la batteria elettronica, i manager hanno parlato con i ragazzi di futuro, di bullismo e di quella roccia cui ci si appiglia quando le cose proprio non vanno.

«Gli inglesi», dice Goitini, un passato negli scout, «dicono never give up, se credi in qualcosa non mollare mai. Quando vi sentite giù trovate e agganciate la vostra roccia. A me piace andare in libreria».

Così tra calcio, mare, famiglia, campagna, musica che diventano rocce scorre un pomeriggio speciale. «L’energia che mi porto via da qui è grandissima. Tornerò».

Melissa Bodo, responsabile unità povertà educativa in Save the Children Italia, fa il punto sulle attività del Punto Luce di Ponte di Nona

Ecosistema sociale innovativo, che combatte la povertà educativa

Il progetto Inclucity si è aggiudicato il primo posto nel Reworld prize for social sustainability, destinato ai progetti che hanno generato un impatto all’interno e all’esterno del mondo aziendale e per il loro carattere creativo e innovativo, “per essersi distinto”, si legge nella motivazione, “per aver creato un ecosistema sociale innovativo, che combatte la povertà educativa”, perché “supera la logica dell’assistenza promuovendo un approccio sistemico, che valorizza i giovani come protagonisti del cambiamento sociale”.

E perché “dimostra concretamente come le imprese possano generare impatto sociale positivo, allineandosi agli obiettivi dell’Agenda 2030. Un modello di inclusione che trasforma le difficoltà in opportunità di crescita collettiva”.

In apertura e nel testo foto e video di Alessio Nisi. Nella foto di apertura, da sinistra Luca Ranieri, head esg strategy, communication and public affairs Bnl Bnp Paribas, Elena Goitini, AD Bnl e Responsabile Bnp Paribas in Italia, Claudia Cattani, Presidente Bnl Bnp Paribas e Findomestic, Geraldine Conti, Chief People & Engagement Bnl Bnp Paribas, in visita al Punto luce di Save the children di Ponte di Nona, a Roma

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