Mondo
A picco la Borsa degli aiuti
Nel 1995 erano poco più dello 0,15% del nostro Pil. Nel Duemila saranno gli stessi. Se va avanti così, denunciano le ong, sarà la fine del nostro impegno
Sarà ancora crisi? Pare proprio di sì. È sempre laconico, al ?capitolo Italia?, il tono del nuovo rapporto ?La realtà della cooperazione 1997-1998?, curato dalle reti internazionali di ong Eurostep (European solidarity towards equal participation of people) e Icva (International council of voluntary agencies) e pubblicato nella versione italiana da Movimondo e Manitese, organizzazioni associate a Eurostep. Il rapporto, giunto alla quinta edizione – e, in Italia, tradizionalmente fra i pochi punti di riferimento non istituzionali sulla cooperazione allo sviluppo -, sarà presentato a Roma martedì 29 settembre e si apre, da buona analisi, con uno sguardo al passato. «Nel 1995», scrivono gli autori del capitolo in questione, Claudio Bernabucci, José Luis Rhi-Sausi e Marco Zupi, «l?aiuto pubblico allo sviluppo (Aps, ndr) italiano ha mantenuto la tendenza discendente cominciata agli inizi degli anni ?90». Tre anni fa, le risorse italiane destinate allo sviluppo erano più dello 0,15% del Pil (Prodotto interno lordo). Ciò che preoccupa maggiormente è però quanto previsto nel primo ?capitolo Italia? della prossima edizione 1998-99, volume non ancora dato alla stampa ma il cui contenuto verrà anticipato dal ricercatore del Cespi, Marco Zupi. Dove è testualmente scritto: « (….) considerando tutti i contributi per la cooperazione, le risorse italiane che saranno disponibili nel 1998-2000 ammonteranno allo 0,15% del Pil, rimanendo quindi allo stesso scarso livello del 1995 (…)». Per farla breve: nessun passo avanti in un lustro. A guardar bene, c?è solo l?amara illusione del 1996, quando l?Italia fece registrare un 0,20% del Pil destinato alla cooperazione allo sviluppo. Falso allarme, niente di rilevante e, lo scorso anno, ecco un ?pesante? 0,11%. Così, anche all?inizio del nuovo millennio, l?Italia resterà molto probabilmente ben lontana dalla quota minima di fondi indicata dall?Ocse (0,70% del Prodotto nazionale lordo) da destinare allo sviluppo (quota rispettata, sinora, solo dagli Stati Uniti).
Il presidente dell?ong Movimondo, Giuseppe Crippa, commenta indipendentemente da cifre e percentuali :«È un fatto che l?ammontare delle risorse destinato in Italia alla cooperazione rappresenta ormai qualcosa di insopportabile, specialmente messo in relazione con il ruolo che il nostro Paese intenderebbe giocare in certe aree del mondo, come nel Mediterraneo o in Africa orientale. Ciò va doppiamente sottolineato alla vigilia della discussione della legge Finanziaria. Se non ci sarà un?inversione netta», conclude Crippa, «cooperare equivarrà presto solo a una buona intenzione». Altro dato ?preoccupante?, che emerge sempre dall?anticipazione dell?edizione 1998/99, è rappresentato dal fatto che l?Italia ha operato essenzialmente tramite la cooperazione cosiddetta ?multilaterale? (pari a 66% dell?Aps, nel 1996), ossia attraverso il finanziamento di organismi internazionali (come le varie agenzie delle Nazioni Unite, soprattutto Fao e Undp, o la Banca Mondiale): poiché la media del Paese stimata dall?Ocse è del 31% dell?Aps, le scelte italiane possono essere lette come una precisa volontà di non prendersi responsabilità dirette (mai più dopo Tangentopoli?) nell?aiutare i Paesi nello sviluppo. «Ma resta fondamentale analizzare la realtà, pur dura, in cui le ong devono muoversi. Per questo, lavori come la Realtà della Cooperazione», sostiene Crippa, «scientificamente accurati, che sono impegni difficili per associazioni già assorbite dagli interventi concreti nelle varie aree del Sud del mondo, sono importanti poiché sarà solo attraverso le nostre capacità di riflessione e di ricerca che potremo promuovere, nelle nostre società occidentali, quel cambiamento delle politiche di fondo necessario a creare un mondo equo e solidale».
Alla presentazione del rapporto interverranno i senatori Stefano Boco ed Enrico Pianetta, il sottosegretario al ministero degli Affari Esteri, Rino Serri, il giornalista Furio Colombo e il presidente nazionale dell?Arci, Tom Benetollo.
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