Welfare

A Parma un altro suicidio

Il 42esimo dall'inizio dell'anno. Il sindacato: «La politica ha il dovere di dare soluzioni contro la barbarie»

di Redazione

Domenica sera Matteo Carbognani, 34 anni, detenuto a Parma, si è impiccato con le lenzuola. È il 42esimo suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno (36 impiccati, 5 asfissiati col gas e 1 sgozzato), in dieci anni si sono tolti la vita in 599. 

Lo notizia della morte di Carbognani è stata data dal segretario generale aggiunto del Sappe, sindacato di polizia penitenziaria, Giovanni Battista Durante. «Un agente della penitenziaria è intervenuto immediatamente, ma non ha potuto salvare il detenuto, ristretto in una sezione detentiva nella quale ci sono altri 50 reclusi», ha spiegato Durante. «Si trattava di un detenuto al quale restavano da espiare meno di due anni di reclusione – continua il dirigente del Sappe – era seguito attentamente, tant’è che lo psichiatra lo aveva visitato due giorni prima».

Carbognani era in carcere dal 2004, quando fu arrestato assieme alla moglie Bidò Mateo Raquel, originaria di Santo Domingo, e ad altre sei persone, in un’operazione contro il traffico di cocaina a Parma. Era stato condannato a otto anni per traffico di stupefacenti, gli rimanevano da espiare meno di due anni di reclusione. Negli ultimi tempi aveva manifestato segni di disagio psichico ed era seguito da uno psichiatra, conferma l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, di cui fanno parte Radicali Italiani, associazione Il Detenuto Ignoto, associazione Antigone, associazione A Buon Diritto, Redazione Radiocarcere, Redazione Ristretti Orizzonti.

L’Osservatorio ricorda che «il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause da accertare arriva a 116 (negli ultimi 10 anni i morti di carcere sono stati 1.714)».  Solo nelle carceri di Parma si sono uccisi quattro detenuti. «È un bilancio tristemente grave  che non può non pesare sulle coscienze di chi non ha saputo dare adeguate risposte alle incivili condizioni di detenzione e di lavoro all’interno delle carceri italiane», ha affermato il segretario generale della Uil penitenziari Eugenio Sarno. «Alla ripresa dei lavori parlamentari i nostri politici – continua Sarno – Alfano in testa, hanno il dovere etico e morale di fornire e favorire soluzioni utili per contenere la barbarie che ogni giorno si afferma all’interno delle nostre prigioni attraverso l’inumanità, l’inciviltà e l’illegalità».

Per il Sappe «sarebbe stato opportuno approvare definitivamente il disegno di legge Alfano sulle pene detentive brevi, prima della pausa estiva. Nel solo carcere di Parma ci sono circa venti detenuti che potenzialmente potrebbero usufruire di quella legge, oltre al fatto che il Corpo di polizia penitenziaria potrebbe finalmente avere i duemila agenti di cui si parla ormai da due anni». A Parma ci sono 539 reclusi, per una capienza di 418 posti detentivi, mentre mancano più di 50 agenti. Nella casa circondariale parmigiana di via Burla ci sono tre sezioni detentive chiuse, le quali non possono essere aperte per mancanza di personale. Una situazione coerente col quadro nazionale: in Italia ci sono circa 6mila posti detentivi inutilizzati per mancanza di agenti. Ne mancano 6.500 dalle piante organiche, secondo i conti il sindacato.

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