A Palermo le famiglie aprono le case ai giovani ucraini
Un'esperienza vissuta con entusiasmo non solo dai ragazzi ma anche dalle famiglie palermitane che, grazie al "Gonzaga Campus", stanno accogliendo dodici bambini e ragazzi provenienti dall'Ucraina dando loro la possibilità di continuare a studiare. Josephine, Daria, Danil, Danylo e Sasha alcuni dei giovani che potranno conoscere un'altra cultura e imparare una nuova lingua nell'attesa di tornare nel loro paese a riabbracciare i loro genitori
Un semplice appello e, per Josephine, Palermo è diventata la sua seconda casa. È, infatti, grazie alla famiglia di alcune ragazzi che frequentano il "Gonzaga Campus" se questa giovane studentessa ucraina, invece di tornare nel suo paese ancora in guerra, potrà continuare il suo percorso scolastico.
«Sono arrivata a Palermo ad agosto lasciando in Ucraina i miei genitori – racconta lei stessa -. Da poco più di un mese è iniziata per me davvero una nuova vita presso la famiglia che mi sta ospitando e dove mi trovo bene. Il mio pensiero e la mia preoccupazione, però, vanno sempre ai miei genitori che sono rimasti a casa. Con loro, fortunatamente, ci sentiamo spesso. A scuola sono tutti molto buoni con noi. Spero che la guerra finisca al più presto e che il mio paese possa essere ricostruito diventando bello come questa città che mi sta accogliendo. È grazie a tutti coloro i quali sto incontrando e conoscendo se non mi sento sola».
Sono in tutto 12 i bambini e i ragazzi ucraini accolti nel Campus. Si tratta di 8 adolescenti, dai 14 ai 17 anni, inseriti al Gonzaga International School Palermo dove, grazie all’insegnamento della lingua inglese, stanno riuscendo a comunicare più facilmente con i compagni di scuola e ad ambientarsi con più facilità nel nuovo contesto scolastico. Gli altri 4 più piccoli, dai 3 ai 10 anni, ai quali si aggiungono pure alcuni studenti siriani e iracheni, frequentano la scuola dell'infanzia e la primaria.
Ad avere lasciato la loro casa e, in alcuni casi, entrambi i genitori, sono stati anche altri giovani ucraini come Daria, Danil, Danylo e Sasha.
«Io e mio fratello siamo arrivati in Italia poco dopo lo scoppio della guerra nel nostro Paese – ricorda Danil -. I primi giorni sono stati molto faticosi: in un Paese e una città completamente nuovi, avevamo una quotidianità da ricostruire e una lingua totalmente sconosciuta da imparare».
Un nuovo percorso di vita, anche se temporaneo, che non sarebbe stato possibile senza la disponibilità delle famiglie palermitane.
«Subito dopo lo scoppio della guerra avevamo già manifestato la nostra disponibilità ad accogliere a casa nostra una persona rifugiata minorenne – spiega una delle mamme affidatarie – e, avendo già due figli, Josephine è stata accolta come la terza figlia. Il suo paese è stato distrutto quasi tutto. Con la famiglia si era rifugiata nello scantinato del palazzo. Lei è sola perché la mamma ha deciso di rimanere al fianco del marito. Sappiamo, purtroppo, che hanno pochissima energia elettrica anche in questo periodo invernale. Sia di lei che degli altri giovani ucraini che, spesso sono stati a casa nostra, percepiamo che sono molto forti e hanno una grande capacità di adattamento a una situazione di vita completamente nuova. Si tratta di un’ esperienza che stiamo vivendo come un grande dono e arricchimento umano che sta servendo molto anche alla crescita dei nostri figli».
Un’esperienza importante per tutti i ragazzi.
«Siamo stati tutti molto fortunati – racconta Sasha – perché abbiamo instaurato un buon rapporto di amicizia con i nostri nuovi compagni di scuola. Ovviamente la vita di prima e il nostro Paese ci mancano. Vorremmo che la guerra finisca per poter ritornare a casa e riabbracciare le nostre famiglie. Nel frattempo, però, è importante riuscire a continuare gli studi per avere la possibilità di costruirci un futuro».
Storie che hanno a monte un vissuto di sofferenza ma che, grazie all’accoglienza data a questi ragazzi dalle famiglie palermitane, prendono un'altra direzione.
Giovani ucraini, siriani e iracheni, tutti rifugiati con alle spalle i drammi dei loro Paesi di origine, che, grazie all’accorato appello di padre Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus hanno trovato un porto sicuro e la possibilità di poter continuare gli studi, inserendosi nei percorsi scolastici ed educativi del Gonzaga Campus (dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria, dall’International School Palermo alla Scuola di Italiano per adolescenti e adulti stranieri, sino alle attività della Polisportiva). Dentro il Campus sta crescendo pure, con un buon numero di iscritti, la Scuola di lingua e cultura italiana per stranieri che viene gestita dai volontari in collaborazione con il Centro Astalli. Josephine, infatti, oltre alla scuola internazionale, dentro il Campus frequenta pure la Scuola d’italiano per stranieri e pratica la pallavolo.
«Grazie al suo impegno pedagogico e umanitario, la nostra scuola, fa del suo meglio per aiutarli a vivere una vita serena garantendone l’integrazione e un futuro di speranza – spiega padre Denora -. Questo vale per gli ucraini come per tutti gli altri giovani provenienti da Paesi in difficoltà come Iraq, Siria e continente africano. In tutto il Campus l'impronta sostanziale è quella del riconoscimento e della valorizzazione di tutte le diversità culturali. Un'altra realtà che sta crescendo, infatti, è la Scuola d'Italiano per Stranieri. Il nostro sogno è quello di farla diventare "una terza scuola" del Gonzaga Campus, tutta improntata all'integrazione e all'inclusione delle diverse culture del mondo. Ricordiamoci che il modello futuro di un'umanità diversa è quello proprio di avere tante culture che stanno l'una a fianco all'altra senza scontrarsi. Siamo convinti che queste storie siano un dono per noi; ci arricchiscono e ci fanno conoscere l'altro come un amico e non come un pericolo. È per questo motivo che il prossimo venerdì 16 dicembre rinnoveremo la bella tradizione della cena natalizia di Solidarietà».
Appuntamento, quest'ultimo, grazie al quale si raccoglieranno fondi da destinare ai giovani e alle famiglie ucraine. Con la fiera missionaria organizzata lo scorso maggio, per esempio, sono stati costituiti due fondi sui quali confluiscono tutte le campagne di raccolta: un “fondo educazione” dedicato ai giovani con minori opportunità attraverso l'istituzione di alcune borse di studio, e un “fondo di solidarietà” per il sostegno di iniziative caritative e solidali per diverse situazioni emergenziali.
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