Salute

A Paese il record italiano dei donatori

La compatibilità per la donazione di midollo osseo in questo comune trevigiano è quattro volte sopra la media

di Sara De Carli

C’è un paese, in Italia, che è “la terra promessa” per chi ha bisogno di un trapianto di midollo osseo. Si chiama Paese, ha 22mila abitanti, ed è un comune in provincia di Treviso. Non si tratta semplicemente di un Comune con un numero di donatori di midollo osseo sopra la media: il fatto straordinario è che qui l’indice di compatibilità tra gli iscritti al registro (potenziali donatori) e selezionati (cioè persone il cui midollo è stato giudicato compatibile con un malato in attesa di trapianto e quindi chiamate effettivamente a fare la donazione) è quattro volte superiore alla media italiana. Un 4% netto a Paese contro l’1,06% di media nazionale.

A Paese gli iscritti al registro nazionale IBMDR sono 250 e ben 10 di loro sono già stati chiamati a donare il midollo. Tra questi il signor Luigi, 49 anni: «Non avevo motivo per non farlo», dice con naturalezza.

Le ragioni di questo primato di compatibilità, che verrà celebrato a Paese con un incontro pubblico giovedì 10 novembre «sono da ricercarsi attraverso adeguate indagini di genetica sulla popolazione. Altri motivi sono rintraccabili nel lavoro continuo e intenso del volontariato, che non si limita a iniziative di sensibilizzazione, ma affianca quotidianamente attività di segreteria, richiamo donatori e sostegno finanziario per personale e attrezzature del Centro Donatori dell’Azienda ULSS9 di Treviso», ha spiegato Licinio Contu, genetista docente universitario dell’Università di Cagliari e presidente della Federazione Italiana ADOCES (Associazioni donatori cellule staminali). 

Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche è una forma di cura risolutiva per molte forme di leucemie, linfomi e altre malattie del sangue, e solo il 30% dei malati che necessitano di un trapianto trovano tra i familiari un donatore compatibile: il 70% restante ha 1 possibilità su 100 di trovare un donatore non consanguineo. «È importante incrementare l’iscrizione di giovani potenziali donatori e tipizzarli molecolarmente, un sistema molto più preciso rispetto alle tipizzazioni immunologiche effettuate sui “vecchi” donatori», dice Alberto Bosi, già presidente del Gitmo-Gruppo italiano trapianti midollo osseo.

 

 


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