Formazione

A ottobre il primo concorso. 15mila prof in più. Tutti di religione

Sul 70% delle cattedre andranno insegnanti di ruolo. Lo ha previsto il decreto approvato in estate. Un diritto finalmente riconosciuto (di Giovanni Ricciardi).

di Redazione

Da quest?anno la scuola italiana avrà 15mila professori in più. Sembra incredibile, ma è così. Sono gli insegnanti di religione. Smetteranno d?ora in poi di essere ?precari permanenti?. Saranno assunti, in via definitiva, dallo Stato. E già a ottobre, a quanto pare, sarà bandito il primo concorso, per 15mila posti sul totale delle 23mila cattedre esistenti. Sarà riservato a coloro che insegnano stabilmente da almeno quattro anni. Poi, con cadenza triennale, i posti disponibili saranno aperti a tutti coloro che possiedono i titoli accademici riconosciuti dall?Intesa del 1985 tra Chiesa e Stato. è questa la grande novità che porteranno le norme sullo ?stato giuridico degli insegnanti di religione?, approvate dalla Camera il 15 luglio scorso. I docenti di religione, nominati su indicazione del vescovo, sino ad ora avevano diritto a un incarico annuale, che poteva essere di volta in volta rinnovato o revocato. Il che non creava problemi finché le cattedre di religione erano ricoperte in massima parte da sacerdoti e religiosi. Ma poi le cose, negli anni, sono cambiate. Preti e suore sono saliti sempre meno in cattedra (nel 1994 erano ancora il 36,6 % del totale, nel 2002 si sono ridotti al 19,9) lasciando progressivamente spazio ai laici. E per i laici l?aspetto previdenziale ed economico ha un?importanza decisiva. Sono nati così sindacati e associazioni che miravano a ottenere diritti pari a quelli degli altri insegnanti, compreso un contratto stabile. La richiesta, in sé legittima, sollevava una delicata questione giuridica, sollevata anche nel dibattito parlamentare. Un insegnante di religione immesso in ruolo potrebbe perdere la facoltà di insegnare per effetto di una decisione presa dall?autorità ecclesiastica: per effetto cioè della revoca dell?idoneità. Su questo punto, il giudizio della Chiesa è insindacabile. Secondo la legge, il docente, in questo caso, non sarà licenziato. Se ha i titoli , laurea e abilitazione, che gli consentono di insegnare un?altra materia, transiterà su quella. In caso contrario, potrà avere un altro posto di lavoro sempre nell?amministrazione dello Stato. E su questo le critiche dell?opposizione si sono scatenate. Dare un contratto stabile a una categoria finora discriminata è un bene per tutti, sostiene il Polo. E lo dimostra il fatto che anche l?opposizione (Udeur e Margherita) l?ha in parte votata. Del resto, proprio il centrosinistra aveva promosso un ddl molto simile, nella passata legislatura, che per poco non aveva concluso l?iter parlamentare, e non differiva molto dall?attuale. Certo, il momento storico non è dei più felici. Bloccate da due anni le assunzioni nella scuola, nel pieno della guerra tra ?precari storici? e ?sissini?, il governo garantisce con decreto un posto fisso a 15mila docenti di una materia facoltativa, bandendo, per la prima volta nella storia, concorsi i cui posti sono distribuiti secondo le competenze territoriali delle diocesi, e non delle ripartizioni amministrative dello Stato. E saranno gli unici concorsi in cui non verrà esaminata la competenza sulla materia da insegnare, ma solo un quadro di cultura generale, oltre alle norme della legislazione scolastica. “Finalmente viene dato il giusto riconoscimento a una categoria di lavoratori della scuola che negli ultimi decenni hanno continuato a svolgere il loro ruolo con professionalità e competenza”, osserva Orazio Ruscica, presidente dello Snadir, la maggiore associazione di categoria. Probabilmente è così. Ma intanto a Milano quest?anno il 60% dei ragazzi delle superiori ha detto no all?ora di religione. E ora che accadrà?

Giovanni Ricciardi


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