Mondo
A New-York: Povertà… e Medioriente
Il "World Economic Forum" ascolta l'amministrazione Bush rappresentata da Colin Powell e Paul O'Neill, mentre nei corridoi si parla del conflitto mediorientale
NEW-YORK – È stato, venerdì 1 febbraio sera, il Segretario di Stato degli USA, Colin Powell, a porre per primo la grande questione della lotta contro la povertà aggiungendo qualcosa che subito dopo l?11 settembre era impensabile: molti popoli poveri, a causa della loro povertà possono sentirsi attratti dall?idea che il terrorismo è una ?soluzione?. “Dobbiamo superare la povertà”, ha detto Powell e poi ha aggiunto: ?Dobbiamo vincere la disperazione, dobbiamo superare la mancanza di speranze. In seguito, il Segretario di stato, ha spiegato che oltre ad usare – nella guerra contro il terrorismo – i fronti militari, finanziari, legali e dei servizi segreti “dobbiamo dimostrare alle persone che potrebbero andare verso il terrorismo che ci sono soluzioni migliori. Dobbiamo tornare a dedicarci alla libertà e alla democrazia”, ha detto Powell.
IL MINISTRO O?NEILL. Il Ministro del Tesoro USA, Paul O’Neill, ha detto nel suo intervento, interpretato dai presenti come un complemento delle precedenti parole di Colin Powell, che i paesi più ricchi devono aiutare quelli più poveri a trovare una certa stabilità economica. O’Neill, non ha parlato esplicitamente, di un legame tra povertà e terrorismo ma ha affermato che i prestatori globali come il Fondo Monetario Internazionale dovrebbero fare di più per assicurarsi non solo che i paesi poveri prendano prestiti, ma anche che non paghino troppo in modo da assicurare loro rapidi tassi di sviluppo. “Non sarà facile ma dovrebbe essere il nostro obiettivo perché se le nazioni in via di sviluppo avanzano verso paesi investitori, si ridurrà la probabilità di un collasso economico creando, di fatto, un cuscinetto contro eventi pericolosi”.
LA VOCE DI ALCUNI LEADERS EUROPEI. Si è trattato di due interventi, hanno scritto i giornalisti accreditati, che hanno fatto di battistrada per entrare nel vivo della questione strategica, vale a dire, il difficile equilibrio tra globalizzazione e garanzie sociali. L?argomento della tavola rotonda – « Costruire un?alleanza per un mondo stabile» – suggeriva timidamente la questione. Tutti aspettavano che qualcuno inquadrasse nitidamente la questione. Powell, aveva detto: “Bisogna muoversi nella direzione della lotta al terrorismo, ma non basta. Occorre anche occuparsi problemi della povertà e della disperazione”. Molti pensarono che era il caso di sbottonarsi. Il Ministro degli Affari esteri francese, Hubert Vedrine, rincarò la dose: “Per essere una coalizione vera non è, infatti, sufficiente operare per un mondo più stabile deve anche diventare più equo”. Subito dopo si è aggiunto il Responsabile dell?UE per i rapporti con l?estero, Javier Solana: “Non penso – disse – che possiamo costruire un?alleanza in nella quale non tutti si sentano a proprio agio”.
ORIENTE MEDIO «DIETRO LE QUINTE». Nella tribuna, quasi nessuno, ha voluto accennare benché minimamente al dramma mediorientale, in realtà però, la questione è stato il ?tema nascosto? del Forum, dei colloqui dei personaggi presenti o che sono passati per alcune ore. Sia il Ministro degli esteri israeliano, Shimon Peres, sia e il Rappresentante palestinese, Ahmed Korei, occupavano il loro tempo più in riunioni private che nel prendere parte negli incontri della Sala delle Conferenze. Tutto ciò accadeva mentre da Israele arrivavano conferme sull?incontro, nei giorni scorsi, tra il Premier Ariel Sharon e tre esponenti palestinesi per discutere la situazione della sicurezza. Da fonti palestinesi si è potuto apprendere che mercoledì 30 gennaio che Sharon si era incontrato con Abu Ala (Presidente del Parlamento palestinese), Abu Mazen e Mohammad Rasheed. Si è trattato di un incontro importante anche se soltanto introduttivo. È la prima volta che Sharon si siede ad un tavolo con rappresentanti palestinesi dal momento della sua elezione. Durante i colloqui, si è assicurato che Sharon ha esposto la sua visione della situazione in Medio Oriente e ha detto di non essere contro la popolazione palestinese, ma semplicemente contro il terrorismo. Ha anche ripetuto di non voler fare compromessi sulla sicurezza del Paese. I palestinesi hanno ribadito le loro due richieste principali: uno stato palestinese e più garanzie per la sicurezza interna. Dopo quest?incontro, venerdì 30 gennaio, a Tel Aviv, ce stato un altro, ma questa volta triangolare perché c?erano rappresentanti statunitensi, israeliani e palestinesi. Quest?iniziativa, si dice nei corridoi del Forum Economico, anticipa una rinnovata disponibilità della Casa Bianca a riprendere la mediazione del generale Anthony Zinni. Per alcune ore, sempre nei corridoi del Forum, circolò la voce secondo la quale il negoziato mediorientale stava riprendendo poiché, ormai, la dirigenza palestinese si era deciso a scaricare al suo leader storico, Yasser Arafat. Alcuni ricordavano recenti dichiarazioni di Sharon che disse, venerdì 31 gennaio: ?Posso parlare quando voglio con altri dirigenti palestinesi?. È stato lo stesso Ahmed Korei a chiudere la questione con una laconica frase: ?L’incontro si è svolto con il pieno consenso del Presidente Arafat?.
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