Famiglia

A Napoli la cassa piange Vite al massimo ribasso

Bambini trattati come pacchi. Comuni che contestano gli affidamenti del tribunale e impongono trasferimenti in strutture meno care

di Redazione

Se lo ricorda bene, Carmine, il battibecco tra Alessandra Mussolini e Rosa Russo Jervolino alla Conferenza sull’Infanzia di Napoli. «Dai Rosa, prima di andare via firma qua e prometti di pagare le comunità», esortava la presidente della Bicamerale. Ma il sindaco di Napoli aveva già preso provocatoriamente l’uscita, richiamando le responsabilità della Regione, e non del Comune, nei ritardi sui pagamenti delle rette. Sono passati due mesi da quella scena e Carmine Santangelo (nella foto con la moglie e la figlia naturale) non ha ancora visto niente di nuovo. Gestisce una casa famiglia con la moglie Valeria, hanno in affido 7 bambini piccoli più la loro, Chiaramata, di 3 anni. «Per me è una scelta di vita, se non ce la faremo più come comunità continueremo come affidatari», dice. Gli ultimi pagamenti ricevuti, proprio la scorsa settimana, si riferiscono a maggio-giugno del 2008. «Essendo una casa famiglia possiamo permetterci meno educatori, ne abbiamo 4 e mia moglie fa la coordinatrice», spiega. «Ma se non ci fosse il mio stipendio e le anticipazioni su fattura che ci concede Banca Etica, avremmo già dovuto chiudere». La casa famiglia di Carmine è un esempio del malessere che si respira in città e nella regione. Dopo la presa di posizione di alcuni operatori della Federazione Sam, che hanno occupato il 94esimo Distretto di Napoli, il Comune ha nuovamente assicurato che i soldi (2 milioni di euro) sono in fase di trasferimento dalla Regione.
Intanto, la quotidianità delle 200 strutture campane è fatta di contrattazioni e affidamenti “al massimo ribasso”. «Dal momento che gli allontanamenti sono disposti quasi sempre dal Tribunale», spiega Santangelo, «capita che, dopo aver inserito il bambino, il Comune di residenza non sia d’accordo sulla retta e decida il trasferimento in strutture che praticano tariffe più basse». Bambini come pacchi da tenere in custodia? «Per fortuna noi ci rivolgiamo al Tribunale, che pronuncia una diffida al trasferimento che potrebbe essere un ulteriore trauma», prosegue. Poi, però, capita che il Comune interessato non paghi. «Capita, certo che capita».


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