Welfare
A Mohamed le chiavi della citt
Milano : Così si fa accoglienza allOpera san Francesco dei frati cappuccini
Mohamed. Uno dei tanti che vengono in Italia un po? allo sbaraglio. Niente casa, niente lavoro, niente pranzo e niente cena. Niente di niente. Solo una vita senza più dignità. O forse semplicemente perduta, da ritrovare. E a Milano c?è un posto che lo può aiutare. È l?Opera san Francesco, i frati di viale Piave, per intenderci. Dove Mohamed può trovare una casa, due pasti al giorno e forse anche un lavoro. Oltre che, naturalmente, la sua dignità.
Ma andiamo con ordine e seguiamo Mohamed in tutti i suoi passi. Il primo luogo d?incontro con l?Opera san Francesco è il Segretariato sociale. Si trova in via Calvi 3/a e Mohamed lo raggiunge grazie a un tam tam tra extracomunitari. Ormai per chi arriva a Milano è un vero e proprio punto di riferimento. Il Segretariato è aperto tutti i giorni, tranne il sabato e la domenica. Mohamed viene accolto da un volontario che gli chiede il passaporto e una fototessera. Dopo un breve attesa gli viene chiesto di compilare un modulo, anche nella sua lingua. Dati anagrafici e perfino una foto digitale. Al muro c?è una piccola telecamera: «Alza la testa, Mohamed», gli chiede l?obiettore. E lui, ligio, si fa fotografare. La sua immagine digitalizzata rimmarrà con tutti i suoi dati nel comuter dell?Opera, per poter poi sempre essere riconosciuto in ogni occasione di utilizzo dei servizi. Niente di simile in Italia, nemmeno all?anagrafe che, anzi, a Milano cade a pezzi. I dati di Mohamed vengono anch?essi inseriti nel computer, che è una vera e propria banca dati: in questa maniera si può sapere se Mohamed è lì per la prima volta, oppure se è un frequentatore abituale. Al termine del primo incontro, molto formale, gli viene rilasciata una chiave elettronica, valida per tre settimane, che gli dà diritto ad accedere a tutti i servizi dell?Opera: due pasti al giorno, una doccia, e un guardaroba. Mentre i servizi sociali dei Comuni italiani, probabilmente, avrebbero costretto Mohamed a lughe code, lunghi colloqui e lunghi pomeriggi per poi sentirsi dire che senza permesso di soggiorno non si va da nessuna parte. All?Opera san Francesco è diverso: bastano dieci minuti per avere la possibilità di riprendere a vivere. Forse, se si potesse scegliere, vorremmo che i servizi che l?Opera dà a Mohamed potessero essere dati anche a tutti noi. Con la stessa velocità, con la stessa attenzione alla persona, con la stessa cura dei particolari, con la stessa efficienza. E c?è anche un ambulatorio medico, che però ha un po? storia a sé.
Mohamed, dunque, può andare alla mensa di via Concordia 3. Inserisce la sua chiave elettronica, viene riconosciuto dalla foto digitale, prende il suo vassoio e, come in un qualsiasi self service, si serve di un primo, di un secondo con contorno, di un frutto o di un dessert e di due panini. E questo per 365 giorni all?anno, Natale e Pasqua compresi. Perché la carità non va in vacanza, mentre i Servizi sociali, a volte, sì. All?uscita, il suo vassoio viene lavato e sterilizzato, il suo posto pulito accuratamente, perché chi viene dopo di lui possa trovare sempre un luogo accogliente e come nuovo. Alla sera, volendo, stesso percorso e così per ventuno giorni, finché non scade la chiave elettronica.
Mohamed può rinnovare la chiave, se vuole, facendo di nuovo visita al Segretariato sociale. La seconda volta, però, gli viene fatto un colloquio da un assistente sociale volontario. Per verificare se, nelle tre settimane che ha passato in Italia, si è dato almeno un po? da fare per cercare un lavoro, una sistemazione. Perché l?Opera san Francesco non vuole parassiti che vivano alle sue spalle. Vuole uomini, che recuperino la loro dignità. Con i tempi che sono necessari, d?accordo. Ma quale altro ufficio a Milano o a Roma o a Torino ha una così grande attenzione alla persona? Ai suoi bisogni, non solo materiali? Infatti la chiave viene ricaricata anche agli irregolari, fino a un massimo di due mesi. Ma sempre chiedendo loro la fatica di cercare di uscire dalla situazione in cui si sono messi o in cui sono stati messi. Da chi gli ha chiesto delle regole da seguire, prima che capire il dramma della vita di ciascuno.
Il rapporto tra il povero e l?Opera si può anche interrompere, se non c?è rispondenza da parte di Mohamed: ci sono anche qui regole da rispettare e sforzi da fare. Insieme e non solo da parte dell?Opera. È così, dicono, che si educa. Altrimenti trovare sempre la pappa pronta non aiuta nessuno a diventare grande, anche se all?anagrafe ha quarant?anni.
E così Mohamed può continuare a trovare due pasti caldi al giorno. Ma non solo. Una volta alla settimana può anche fare la doccia in via Kramer 5.
Ogni volta che si presenta gli viene anche regalato un pacco contenente un paio di calze, una maglietta bianca, un paio di mutande e un rasoio. Nuovi, e comprati apposta dall?Opera per essere regalati. Uno spreco? Troppi soldi utilizzati? E chi l?ha detto che per stare con i poveri bisogna farsi poveri?
L?Opera vuole offrire un servizio efficiente e completo. E, allora, ben venga comprare indumenti intimi nuovi. Purché, come al solito, serva a mostrare a Mohamed la possibilità di ricominciare a vivere. E una volta al mese Mohamed ha accesso anche al guardaroba: giacche, scarpe, coperte… Tutte donazioni che arrivano al convento dei frati, scelte, smistate e aggiustate, se è il caso. Tutti capi bene utilizzabili e mai troppo rattoppati o smessi. Mohamed entra nella doccia, sterilizzata con un potente getto d?acqua e disinfettante. Sempre per offrire il meglio. Una doccia con acqua calda o un semplice pediluvio. E pure il trattamento anti scabbia, quando serve. Anche per l?accesso alle docce c?è bisogno della chiave elettronica, del controllo fotografico, perché non sia possibile scambiare la chiave con qualcun altro. E non è tutto.
Se Mohamed si sente male, con o senza chiave, ha la possibilità di essere visitato gratuitamente presso l?ambulatorio. Mentre i centri di prima e seconda accoglienza degli enti locali fanno acqua da tutte le parti, i frati pensano bene di aprire un nuovissimo poliambulatorio. E senza far spendere una lira alla collettività. Altro che sprechi.
Inaugurato nel febbraio di quest?anno, l?ambulatorio si trova ora in via Bixio 33. Ben 73 medici volontari prestano la loro professionalità generica o specifica: otorini, dermatologi, ginecologi, ecografi, cardiologi, ortopedici, pediatri, neurologi, allergologi, oculisti e dentisti. E una farmacia. Perché non basta levare il dente che duole, occorre anche curarlo.
E Mohamed, così ha la possibilità di recuperare una dignità fisica, che è il primo passo per recuperare anche quella morale. Alla faccia di tutti i servizi sociali che non funzionano. Il tutto retto da circa 200 volontari, qualche obiettore di coscienza e ben 26 dipendenti. E già. Perché oltre che essere una fabbrica della carità, l?Opera san Francesco è anche una fabbrica che dà lavoro.
E la dirigenza di questa fabbrica è in via Malpighi 4: un vero e proprio ufficio, ottenuto grazie a i tanti amici dell?Opera. Sono più di 100 mila i benefattori che non fanno mai mancare il loro aiuto, grande o piccolo che sia.
Ma i frati dove sono? Dietro le quinte. E fanno semplicemente i frati. Ogni settimana ci sono gli incontri di qualificazione dei volontari, perché, come un?azienda, ha bisogno di avere personale qualificato, così chi fa del bene deve saperlo fare. È padre Giorgio Pozzi che garantisce l?ortodossia dello spirito francescano che muove tutta l?Opera.
Così Mohamed rinasce. E con lui gli oltre 13 mila poveri che si sono rivolti all?Opera san Francesco. Un vero e proprio miracolo a Milano. Che dal 1959 riaccade ogni giorno. ?
Colletta nei supermercati
Il Banco alimentare cerca volontari
«Quello che mi scandalizza», diceva Madre Teresa di Calcutta, «non è che esistano i ricchi e i poveri. È lo spreco». Ogni anno montagne di prodotti alimentari vengono distrutti. Magari solo perché la confezione è difettosa e non può essere messa in vendita. Dal 1989 però tonnellate di questi beni preziosi vengono ?salvate? . È lo scopo con cui è nata la Fondazione Banco Alimentare: sostenere gli ospiti delle tante mense dei poveri esistenti nelle città italiane con i prodotti recuperati dalle grandi aziende alimentari. Il Banco Alimentare ne organizza raccolta e stoccaggio, per poi distribuirli gratuitamente a 2400 organizzazioni di volontariato che assistono mezzo milione di bisognosi. Nel ?96 il Banco, grazie all?opera di 500 volontari e all?aiuto di 150 aziende alimentari, ha distribuito diecimila tonnellate di alimentari, per un valore di 50 miliardi di lire. Ma la richiesta è sempre maggiore. Per questo la Fondazione ha promosso per sabato 29 novembre la prima Giornata nazionale della colletta alimentare: in 2000 supermercati di tutta Italia sarà distribuito ai clienti il ?sacchetto della solidarietà? che sarà utilizzato per donare prodotti specificamente indicati, da distribuire ai bisognosi. Per questa grande colletta servono però centomila volontari. Perciò il Banco lancia un appello: chi vuol collaborare può telefonare allo 039-320337.
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