Formazione

A Milano l’alleanza dei samaritani preventivi

Mazzi, Colmegna, l'Agesci, Acli e tanti altri. Nasce un coordinamento per affrontare l'emergenza educativa in modo nuovo

di Redazione

Forse non si può ancora definirla la prima lobby dell’educazione italiana, ma poco ci manca. Don Virginio Colmegna, animatore della Casa della Carità e presidente del Centro ambrosiano di solidarietà: «Il tema che dobbiamo mettere sul tavolo del pubblico dibattito è quello dell’urgenza educativa. Basta vivere sull’emergenza». Don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus: «Oggi siamo i samaritani del dopo, è il momento di trasformarsi in samaritani del prima». Claudio Bossi, Consorzio Sis-Cgm e Comunità Brianza: «Vogliamo costruire un’alleanza che comprenda anche le istituzioni». Ancora Colmegna: «Per cambiare marcia occorre uscire dalla logica delle prestazioni – un ragazzo uguale a una retta – per incominciare davvero a mettersi in relazione con le persone». Milano, 11 maggio 2009. I maggiori leader del terzo settore del capoluogo lombardo sono allo stesso tavolo. Fra gli autoconvocati, oltre a quelli già citati, Franco Taverna, coordinatore di Exodus in rappresentanza anche della Federazione della comunità educative; Claudio Cristiani, dell’Agesci Milano e il responsabile regionale degli scout, Marco Pietripaoli; Roberto Mauri, numero uno del Csi locale; Gianni Bottalico, presidente delle Acli cittadine e Walter Izzo, presidente dell’Asilo Mariuccia e fondatore del Gruppo La Strada. Ad ascoltarli, in occasione di un appuntamento informale, un dirigente dell’assessore provinciale Ezio Casati, e in particolare l’assessore comunale Mariolina Moioli. Che ha concluso con questa promessa: «Fatemi sapere cosa avete deciso, questa amministrazione è pronta ad ascoltarvi».
Molto chiaro il Manifesto firmato dalle realtà promotrici a cui presto si aggiungeranno anche Caritas, Fom – Federazione oratori milanesi e Azione cattolica. Un testo che prende di petto alcuni nodi caldi: «Intendiamo diventare un gruppo autonomo di riflessione e proposta, indipendentemente dalla legittimazione di soggetti esterni». E poi: «Vogliamo uscire dal nostro recinto di ente o associazione per superare l’autorefenzialità favorendo il più ampio dialogo fra tutti». E infine: «Affrontiamo il tema dell’emergenza educativa primariamente dal punto di vista della normalità piuttosto che da quello del disagio». Spiega Mazzi: «I nostri nuovi avamposti sono quelli di una famiglia con un papà che ha perso il lavoro o con una figlia anoressica». Insomma, il sociale non si può più solo identificare col disagio estremo. Significativa dunque la partecipazione di una realtà spesso “accusata” di correre da sola, come Agesci. «Per noi l’Alleanza è l’occasione per fare salto in avanti, la co-partecipazione è una strategia ormai inevitabile», chiude Cristiani.


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