Volontariato

A Milano i risultati di due ricerche su rigetto nel trapianto e tumori

Finanziate da alcune iniziative musicali della Scala, vanno verso il superamento dei farmaci antirigetto e l'eliminazione delle cellule cancerogene attraverso l'acido retinoico

di Benedetta Verrini

Superamento dei farmaci antirigetto nel trapianto di organi e prevenzione e cura delle leucemie e dei tumori: importanti risultati di ricerca sono stati presentati oggi ai Sostenitori del Comitato Negri Weizmann, nel corso di un incontro svoltosi a Palazzo Visconti a Milano. Tra i poli scientifici coinvolti, l?Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dall?Istituto Weizmann di Scienze, l?Istituto Pasteur e l?Ospedale Necker di Parigi, che sono tra i più grandi e qualificati Centri di ricerca biomedica a livello internazionale. L?attività di ricerca è stata resa possibile grazie al sostegno del Comitato Negri Weizmann ed, in particolare della sua Presidente, Jeanne Nissim, che da oltre dieci anni, in collaborazione con il Teatro alla Scala, promuove straordinarie iniziative musicali per raccogliere fondi a sostegno della ricerca biomedica. Poco più di un anno fa venivano avviati due progetti di ricerca. Il primo, reso possibile anche da un importante contributo di Enrico De Franceschini, riguardava l?utilizzo dell?acido retinoico nelle terapie antileucemiche e antitumorali, mentre il secondo riguardava lo sviluppo di nuove strategie nei trapianti di organi, senza dover ricorrere a farmaci antirigetto. Gravi malattie del cuore, del fegato e dei reni possono essere oggi curate con il trapianto e la maggior parte dei pazienti torna a vivere una vita davvero normale. Grazie all?innovazione nelle tecniche chirurgiche e alla disponibilità di nuovi farmaci immunosuppressivi l?incidenza di rigetto acuto si è ormai ridotta al 10-15% e la sopravvivenza dell?organo ad un anno dal trapianto supera il 90% per il rene e l?80% per il fegato e il cuore. Nonostante questi successi a breve termine, i risultati a lungo termine del trapianto d?organo rimangono purtroppo ancora poco soddisfacenti, come dimostrano i dati dei Registri di Trapianto Nord Americani e Europei relativi all?emivita media dell?organo trapiantato di 10-11 anni, un valore pressochè invariato negli ultimi 20 anni. Inoltre i farmaci antirigetto oggi utilizzati, oltre alla loro tossicità specifica (i corticosteroidi e gli inibitori della calcineurina aumentano l?incidenza di fattori di rischio cardiovascolare come il diabete, l?ipertensione e l?iperlipidemia), riducono la risposta immune in modo non selettivo. Anche i ricercatori dell?Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dell?Istituto Weizmann, e dell?Ospedale Necker di Parigi sono coinvolti in progetti di ricerca focalizzati a definire strategie di tolleranza in questo settore, e per alcuni progetti hanno individuato interessi comuni sui quali hanno attivato una valida collaborazione. In particolare è in corso un progetto per stabilire la potenzialità delle cellule staminali del donatore in presenza di un breve trattamento immunosoppressivo nell?indurre tolleranza al trapianto di tessuti e organi in modelli animali. Per ora si stanno ottimizzando le modalità tecniche di isolamento e caratterizzazione delle cellule staminali. In parallelo, si stanno sviluppando strategie farmacologiche di breve durata per permettere l?attecchimento nel ricevente del maggior numero di cellule staminali del donatore e favorire l?induzione di tolleranza ad un successivo trapianto di tessuti o organi. Un’altra strada verso la tolleranza è quella di introdurre nell’organo da trapiantare, dopo che è stato prelevato, geni anti-rigetto: questo è un modo ancora più rivoluzionario che conferisce all’organo da trapiantare la capacità di difendersi da solo dal rigetto senza dover modificare il sistema immune del ricevente. Durante l?incontro sono, inoltre, stati presentati i primi, importanti risultati della ricerca riguardante ?l?azione farmacologia dei retinoidi sulla cellula neoplastica: meccanismi molecolari e biochimici? condotta da Enrico Garattini (Mario Negri), Hadassa Degani (Weizmann) e Anne Dejan (Pasteur). ?L?acido retinoico, precursore della vitamina A, ed i suoi derivati naturali e di sintesi ? era spiegato in una memoria di Enrico Garattini distribuita ai partecipanti ?sono molecole estremamente promettenti in ambito di cura e di prevenzione di diversi tipi di leucemie e di tumori. In particolare l?attività del gruppo di lavoro da me diretto ha individuato una famiglia di composti in grado di potenziare fortemente l?attività farmacologia dell?acido retinoico in modelli di leucemia acuta mieloide, sia in vitro che in vivo. Il gruppo di lavoro coordinato dall?Istituto Mario Negri ha, anche, approfondito lo studio di una nuova classe di retinoidi in grado di uccidere in maniera selettiva cellule leucemiche di tipo mieloide ed ha individuato un composto che ha buone probabilità di sviluppo clinico?. ?Il gruppo di lavoro coordinato dall?Istituto Pasteur ? coordinato da Anne Dejan ? ha individuato un enzima che può facilitare il funzionamento dei recettori per l?acido retinico presenti all?interno del nucleo cellulare, rendendo più razionale la modulazione farmacologica. Il gruppo, inoltre, ha approfondito lo studio del gene PML nel processo di senescenza cellulare, con risultati ritenuti interessanti nell?ambito del suo utilizzo farmacologico?. ?Il gruppo coordinato dall?Istituto Weizmann ? coordinato da Hadassa Degani? ha messo a punto modelli sperimentali per lo studio in vivo dell?attività antitumorale dell?acido retinoico. La metodologia di ?imaging? in vivo permette di misurare in continuo la differenziazione cellulare della cellula tumorale, che differenziandosi perde così la capacità di riprodursi in continuazione?. Per ulteriori informazioni: www.weizmann.ac.il www.marionegri.it


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