Non profit

A Messina la Fondazione ha fatto comunità

A due anno dalla nascita l'ente voluto dalla Fondazione con il Sud presenta numeri confortanti: una rete di soci di primo livello composta da 450 soggetti, 5 milioni di euro di raccolta e il battesimo di 21 star up

di Maurizio Regosa

Il bilancio di due anni della Fondazione di comunità di Messina: 450 soggetti coinvolti in una operazione di sviluppo locale.

«Quello di cui parliamo non è un programma da realizzare, ma molte iniziative fatte e non è poco nel nostro Sud». È il biglietto da visita con il quale Carlo Borgomeo ha presentato la Fondazione di comunità di Messina che ha molto a che fare con la «sua» Fondazione Con il Sud, che ne ha sostenuto la crescita.  
In effetti la conferenza di presentazione della Fondazione di comunità non è avvenuta all'indomani della sua costituzione, ma a distanza di circa due anni da quando alcuni soggetti locali hanno cominciato a ragionare su come creare uno strumento di sviluppo locale, raccogliendo appunto le forze e le risorse con le quali creare questa realtà (risorse che poi la Fondazione Con il Sud ha raddoppiato). «Abbiamo creato una rete di soci di primo livello composta da 450 soggetti, abbiamo raccolto 5 milioni e accompagnato 21 start up», ha puntualizzato Ferdinando Centorrino, presidente del Consiglio della fondazione.

I progetti
È stato Gaetano Giunta, direttore della Fondazione, a spiegare in che modo quella messinese è una realtà locale che potrebbe essere esemplare in molti modi. «Abbiamo scelto di confrontarci con il mercato, ma con un mercato al quale dettiamo alcune condizioni», spiega il direttore parlando ad esempio come un impianto fotovoltaico (ormai di 1,5 megawat) possa sostenere il consumo energetico di 250 tra famiglie, istituzioni e imprese ma pure riesca a creare le condizioni per alcuni ex internati dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto per potersi inserire nella società. «Con la medesima cifra sostenuta dallo stato per il ricovero in comunità terapeutica di un ex internato (70mila euro l’anno)», ha spiegato Giunta, «realizziamo il suo reinserimento sociale per 20 anni (per un “costo” di 3.500 euro l’anno). Un tempo nel quale la persona sarà messa nelle condizioni di sostenersi da sé». Allo stesso modo la fondazione è un'agenzia di sviluppo comunitario. Ad esempio con il progetto Crescendo in bellezza (in collaborazione con Caritas Italiana, si interviene sulla stimolazione delle capacità cognitive dei neonati nel rapporto con le madri, quasi casa per casa…) e con un Patto educativo. Con le principali agenzie educative della città e con le associazioni giovanili, in nome di cittadinanza attiva e partecipazione, ha realizzato laboratori sulle energie rinnovabili per le scuole, le università e le agenzie educative, un osservatorio astronomico, percorsi didattici sullo Stretto di Messina, archivi didattici, giardini. Insomma iniziative (su cui insiste il Relazione al Bilancio 2011) che mettono insieme percorsi di capacitazione, strumenti per il welfare, economia sociale e investimento per il futuro…

Una realtà rivoluzionaria
«Fatte con una logica completamente diversa ed efficiente», ha assicurato Cerlo Borgomeo. «Mentre solitamente il pallino dello sviluppo locate è altrove qui è locale e i soggetti territoriali sono veramente protagonisti. Qui il welfare è strumento di futuro: 450 soggetti che hanno voluto investire nel territorio, pur in presenza di scarse risorse, è un fatto rivoluzionario ed è la strada maestra per creare una nuova classe dirigente». «Non a caso probabilmente la fondazione messinese», ha insistito Borgomeo, «è una dell'esperienze più avanzate». È un punto sul quale ha insistito Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas Italia. «Quel che si percepisce è il pensiero forte che anima le ragioni e le scelte della fondazione di comunità. Un pensiero», ha concluso Marsico, «che afferma la sussidiarietà e l'autonomia sociale: i soggetti individuato le priorità e lavorano per risolvere i problemi che ritengono urgenti. Senza contare che in questo modo si fanno interventi sociali che prima non c'erano».

 

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