Politica

A Londra il non profit fa gola a tutti

Anticipazioni da Vita magazine in edicola

di Filippo Addarii

Il risultato delle elezioni in Gran Bretagna era dato per scontato fino al 16 aprile. Quel giorno i tre contendenti per la guida del governo si sono incontrati faccia a faccia nel primo dibattito televisivo nella storia politica del Regno Unito. Il dibattito tra Brown, Cameron e Clegg, rispettivamente leader dei Laburisti, Conservatori e LiberalDemocratici, ha rimesso in gioco la partita.

Per la prima volta Nick Clegg, astro nascente della politica britannica alla guida dei LibDem, mette a rischio lo status quo rompendo l’alternanza al potere tra sinistra e destra e portando un nuovo partito al governo.


Si tratta di un altro caso Obama? Vedremo, ma chiunque governerà le priorità sono chiare: sostenere la ripresa economica e tagliare il debito pubblico. I Conservatori si propongono tagli subito e sostanziali al budget nazionale, mentre Laburisti e LibDem voglio addolcire la pillola e diluirli nel tempo.


Che riflessi sul terzo settore? Tagliare i costi significa innanzitutto proseguire nella riforma del welfare state avviata già da Blair. Però, mentre i Laburisti vorrebbero proseguire nella partnership tra governo e terzo settore per l’innovazione in sanità, educazione e servizi sociali, i Conservatori si propongono una riforma radicale di decentralizzazione e privatizzazioni. La chiamano Big Society – la grande società – in contrapposizione al grande governo.


Se vincessero i Conservatori, charity, imprese sociali e associazioni di cittadini si potrebbero trovare a gestire – e finanziare – scuole, ospedali e ogni altro servizio pubblico necessario alla comunità. Ovviamente il terzo settore ammicca alla proposta, anche se i Laburisti sono gli alleati storici.

 

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