Cultura

A lezione di gita

Molto più che divertimento. Il viaggio con la classe è un’opportunità anche di formazione. E di apprendimento con criteri nuovi di Renzo Garrone

di Redazione

U na gita, come primo dato, serve a divertirsi. Sarà come sfondare una porta aperta (è l?abc del saper vivere), ma è ora che il nostro sistema scolastico riscopra l?aria aperta. Che si reintroducano ampi momenti fuori dall?aula, sia di svago che di istruzione vera e propria. Non è scritto sulle tavole della legge che i ragazzi debbano spezzarsi la schiena su banchi obsoleti, ed è anzi auspicabile che possano coltivare un rapporto più semplice con la propria fisicità. In una gita che si rispetti, c?è modo per realizzare questi obiettivi. Ci sono poi gli aspetti di approfondimento culturale. Una gita scolastica non va interpretata, come ancora accade a troppi genitori e insegnanti, quale sottrazione di tempo prezioso ai danni del programma di studi. Andrebbe invece utilizzata come una delle modalità di apprendimento, a patto che sull?uscita si investa con un?accurata preparazione prima, raccogliendo materiale durante ed elaborando dopo l?esperienza (con temi ad hoc, lavori di gruppo, presentazione risultati, ricerche e altro ancora). Anche come tirocinio Nel caso degli istituti tecnici, infine, una gita può servire da tirocinio, da simulazione del turismo al quale ci si dovrà applicare professionalmente: di conseguenza, a introdurre gli alunni all?ambito del loro lavoro futuro. Dopo le debite discussioni in classe e una riunione preparatoria ad hoc con insegnanti o esperti esterni alla scuola (consulenti di associazioni culturali, agenti di viaggio), i ragazzi possono dividersi i compiti e costruire da sé il proprio pacchetto: fare prenotazioni di treni e alberghi per la propria uscita, cercare qualche personaggio del luogo disponibile a una chiacchierata e così via. Per chi potrebbe un giorno lavorare nel settore come operatore turistico (si tratta di un vasto comparto dell?offerta formativa della nostra scuola, dai professionali agli alberghieri, dai linguistici ai classici) la gita deve rappresentare anche un?introduzione tecnica, un?anticipazione di cosa succede nei viaggi di gruppo. I ragazzi che lavoreranno in un?agenzia, da guide o nell?accoglienza, dovrebbero mettersi nei panni di un ipotetico cliente e valutare se a lui piacerebbe quel che gli stanno offrendo. è una regola di buon senso. Se qualcosa fa piacere a me, è probabile che faccia piacere anche agli altri. Simulare un viaggio vero Vale la pena di immaginarsi in veste di organizzatore anche per chiedersi, nei momenti di un viaggio in cui si deve scegliere: come mi comporterei io in questa circostanza? Cosa penso che preferirebbero i miei clienti ora, e perché? Non occorre essere per forza d?accordo con la scelta fatta dall?accompagnatore della gita: ragionando da testimone attento si impara molto. La gita, insomma, deve funzionare da simulatore di un viaggio vero. Da non perdere Scritto da Renzo Garrone, nella collana Altriviaggi che Aitr pubblica con De Agostini, questo volume è uno strumento utile per chi insegna: per fare della gita scolastica un?occasione di approfondimento oltre che svago. Renzo Garrone Per un turismo scolastico nuovo e responsabile De Agostini, 12 euro


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