Economia

A lezione di economia da Francesco

Il Movimento cristiano lavoratori si trova per l’appuntamento annuale. E mette a tema la questione delle iniquità e delle diseguaglianze sociali, che la ripresa rischia di aggravare. Intervista a Carlo Costalli, presidente di Mcl

di Redazione

“Incontro all’umano. Garantire coesione sociale, superare l’inequità in economia, assicurare lavoro dignitoso”. Il Movimento cristiano lavoratori si torva per l’annuale appuntamento di riflessione a Senigallia e si assegna un compito alto. Il titolo infatti tocca una delle questioni chiave di questa stagione della nostra storia: il rapporto tra economia ed equità. Alla base del Seminario di Senigallia c’è il percorso fatto tutto quest’anno attorno ad un libro di cui lo stesso Mcl ha favorito la pubblicazione: quello di Giacomo Galeazzi e Andrea Tornielli dedicato al pensiero economico di Papa Francesco e in particolare al messaggio contenuto nell’Esortazione Evangelii Gaudium. Alla base dei ragionamenti di Bergoglio non c'è che la radicalità evangelica dei Padri della Chiesa. Delle disuguaglianze sociali e dei poveri è ammesso parlare, a patto che lo si faccia di rado. Un po' di carità e un pizzico di filantropia, conditi da buoni sentimenti, vanno bene, mettono a posto la coscienza. Basta non esagerare. Basta, soprattutto, non azzardarsi a mettere in discussione il "sistema". Ne abbiamo parla con Carlo Costalli presidente di Mcl.

Qual è l’urgenza che vi ha spinto a scegliere un tema come questo?
Il pensiero della Evangelii Gaudium è il pensiero più importante e interessante che sia stato sviluppato sul frangente che stiamo vivendo. In particolare papa Francesco in quel testo mette in guardia da una questione che in effetti si sta prospettando come una minaccia: la ripresa a cui stiamo assistendo è una ripresa che vale per alcune non per tutti. C’è chi si tira fuori dalla crisi e si rimette a crescere e invece chi ne è restato in trappola. È un’economia diseguale che non possiamo accettare.

Dove sta il problema?
Nel declassamento dell’economia reale. Questa rischia di essere una ripresa che si fonda sulle stesse dinamiche che ci hanno portato alla crisi. Se si guardano bene i dati Istat si nota che è una ripresa che non produce nuovo lavoro. Insomma il tema dell’iniquità in economia lanciato dal papa è più che mai attuale. Il rischio è che la ripresa allarghi la frattura delle diseguaglianze, mettendo in gioco la coesione sociale.

Anche l’immigrazione rischia di finire nella macina di questa iniquità?
Il rischio c’è. Ed è responsabilità degli stato affrontare il fenomeno senza cedimenti demagogici. Quello che è successo in Germania non va visto solo emotivamente. Bisogna guardare più a fondo e capire che se la Merkel ha deciso di aprire le porte è perché si è mossa seguendo un progetto. In Italia invece la politica non è stata in grado di delineare un progetto in base al quale accogliere un determinato numero di rifugiati. Come sempre si è confidato nella risposta della società civile e del mondo cattolico in particolare, che come sempre c’è stata. Ma fenomeni di queste dimensioni non possono trovare risposte solo nell’iniziativa dei cittadini. Devono essere regolati anche da una visione della politica. Che in Italia purtroppo non c’è.

Lei non ha fama di uomo di sinistra, ma questi sono pensieri di sinistra…
Oggi questi schemi non tengono più. La realtà è talmente chiara nelle sue dinamiche drammatiche che non ci può perdere in discussioni ideologiche. Non ho mai votato a sinistra, lo ammetto. Ma siamo sicuri che la sinistra italiana oggi abbia letto papa Francesco?

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