Economia
A lezione di contratti a impatto sociale
Thomas Boisson, capo del Polo di Economia sociale e solidale e dell’investimento a impatto presso il ministero dell’economia e delle finanze di Parigi è stato ospite ieri a Milano dalla Social Impact Agenda per l’Italia. Ecco quello che ha detto
di Redazione
Come funzionano i contratti ad impatto sociale lanciati in Francia negli scorsi mesi e presentanti ufficialmente nei giorni scorsi a Parigi alla presenza del presidente Francois Hollande (in allegato la trascrizione del suo intervento)? La risposta è arrivata ieri dall’incontro con Thomas Boisson che la Social Impact Agenda per l’Italia guidata da Giovanna Melandri ha organizzato presso la sala del consiglio di Ubi Banca a Milano. Boisson ricopre la carica di capo del Polo di Economia sociale e solidale e dell’investimento a impatto presso il ministero dell’economia e delle finanze.
L'obiettivo principale quello di assicurare un maggior impatto sociale consentendo di aumentare le performance dei servizi sociali, di migliorare il coordinamento fra gli stakeholders, di assicurare agli stessi operatori sociali motivazioni più forti
«Finora abbiamo selezionato 17 progetti», ha esordito Boisson, «due dei quali, un progetto di microcredito, e un intervento di tipo equity rivolto alla crescita economica di un’area depressa, sono in una fase più avanza degli altri». Lo schema dei contratti ad impatto prevede che un investitore di lungo periodo attraverso un intermediario (per esempio una “società veicolo”, Special Purpose Vehicle) investa sull’attività di un operatore sociale. In un momento successivo un valutatore esterno misurerà l’outcome. Se l’impatto sociale risulta soddisfacente dal punto di vista del Governo sarà lo stesso Governo ha riconoscere un interesse alla società veicolo e quindi all’investitore secondo la logica del pay for results. Il tutto sulla base di una serie di contratti che legano i vari soggetti interessati l’uno all’altro.
È importante studiare e comprendere il funzionamento dei contratti a impatto sociale, ma quello è uno strumento che ben si attaglia al contesto francese. Non è detto che lo stesso meccanismo funzioni anche da noi. Quello che però è certo è che al di là delle Alpi l'attenzione per questi temi è molto alta. E questo è un segnale molto positivo
«L’obiettivo principale», specifica Boisson, «è quello di assicurare un maggior impatto sociale consentendo di aumentare le performance dei servizi sociali, di migliorare il coordinamento fra gli stakeholders, di assicurare agli stessi operatori sociali motivazioni più forti e di rendere più efficiente la gestione di progetto in cui collaborano insieme soggetti pubblici e soggetti privati». Una prospettiva quindi molto ampia, che va al di là della soluzione diretta rispetto al singolo bisogno sociale: «I cosiddetti indicatori secondari sono importanti tanto quelli primari». In altri termini la valutazione non poggia su criteri standard come nell’impostazione anglosassone, ma in base a criteri più flessibili e di lungo termine.
«Credo che valga anche la pena evidenziare», aggiunge l’esperto francese, «alcune delle logiche che ci hanno guidato nella selezione degli interventi da supportare: gli interventi devono essere fortemente innovativi, nuovi servizi o nuovi target non attualmente raggiunti dai servizi sociali o da interventi di altri soggetti anche di natura privata; l’attenzione nei confronti dei beneficiari non si deve spegnere alla conclusione del programma; in caso di successo i programmi devono essere scalabili».
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