Economia

A L’Aquila Dompé cresce piccoli ricercatori

Nathalie Dompé spiega GENIale: «un progetto con cui la società farmaceutica coinvolgerà 600 ragazzi per provare ad appassionarli alle biotecnologie»

di Lorenzo Alvaro

Imparare a guardare il mondo con la forza e la curiosità della conoscenza. Queste le motivazioni alla base del progetto “GENIale: disegnare il futuro con la biotecnologia” promosso da Dompé – una delle principali aziende biofarmaceutiche in Italia che proprio nel capoluogo abruzzese ha il suo principale Polo produttivo e di ricerca – e patrocinato dal Comune e dall’Università degli Studi dell’Aquila, è volto a rafforzare la consapevolezza dell’importanza che le biotecnologie possono rivestire per il nostro futuro, da un punto di vista formativo, scientifico e sociale.
I particolari li racconta, a Vita.it, Nathalie Dompé, responsabile della Corporate Social Responsibility del Gruppo.

In cosa consiste l'iniziativa?
Il progetto si rivolge a 600 ragazzi di terza media. Si articola in tre fasi. La prima è accademica, ad ogni giovane verrà offerta la possibilità diassistere ad una lezione su cosa siano le biotecnologie. Il secondo step è un contest artistico, attraverso il disegno verrà chiesto di raccontarci come vivono e si sentono in rapporto le biotecnologie. L'ultimo passo è   un open day nelle nostre strutture in cui faremo loro vedere come si sviluppa un processo biotecnologico. Una grande opportunità sono i nostri giovani ricercatori che permetteranno di unire la teoria alla pratica.

Qual'è l'obbiettivo?
Rappresentare uno stimolo su questi temi. Oggi la parola biotecnologia non è così affascinante perchè sembra lontana e astrusa. Seminiamo per il futuro. Cerchiamo di creare un mercato di idee e competenze per domani.

Progetto in cui non siete soli…
Abbiamo avuto il sostegno fondamentale del comune de L'Aquila, grazie a Stefania Pezzopane, Assessore alle Politiche Sociali, Cultura e Diritto allo Studio e dell'Università de L'Aquila con il contributo di Rodolfo Ippoliti, professore di Biologia Molecolare, Dipartimento MeSVA.  
 
Lei si chiama Dompé, e lavora per la Dompé. Ci si aspetterebbe un ruolo di primo piano e invece lei fa la Csr Manager che, non è un segreto, tra i ruoli manageriali non è quello più prestigioso. Come si spiega?
Si i csr manager sono consoderati di serie b. Ogni scelta dipende dall'esperienza personale. Io ci credo fortemente, e non potrebbe che essere così. In America ogni giorno viene sottolineata sempre più l'importanza di questo ruolo. Il cambio dalla filantropia generale al manager di responsabilità sociale è sempre più attuale.

Spesso si vede la Csr esclusivamente come strumento di make up. Perchè invece è fondamentale a suo modo di vedere?
Il problema nasce perchè non c'è nessun immediato riscontro sul bilancio. Sopratutto perchè occupandosi di farmaceutica non ci può essere l'idea di vendere più prodotti in questo modo, visto che le medicine vanno prese solo se necessario. Questo però non significa che la CSr non porti benefici. Ma i risultati della responabilità sociale non sono monetizzabili e visibili solo a lungo termine.


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