Mondo

A Kaligat la morte ha uno sguardo tenero

di Benedetta Musumeci, volontaria a Calcutta.

di Sara De Carli

Calcutta. È arrivata qui a Kaligat la mattina del monsone: lo scrosciare della pioggia sulla lamiera del tetto ha coperto le sue lacrime. La Baby, così la chiamano tutti, ha un viso da bambina e grandi occhi tristi. La sua pelle è chiarissima, i capelli lunghi, mossi e scuri. Ha 21 anni e la madre e le sorelle vengono a trovarla ogni tanto. Non mangia quasi nulla e piange spesso, ma ha un privilegio: a differenza di tutte le altre pazienti, ha potuto tenere i capelli lunghi. Il suo corpo è esile, il suo viso scavato, ma il ventre è gonfio, come le gambe che sembrano di porcellana. Insufficienza renale. Baby mi guarda e dice tre parole in inglese: «Ti voglio bene». E mi abbraccia, sta seduta a fatica e mi ascolta mentre parlo una lingua che non capisce. Mette le mani unite davanti alla fronte e sorride. Namasté. Grazie. Al suo fianco, nel letto numero 9, Sebali è una vecchietta bloccata da un?artrite che l?ha deformata e paralizzata. Ti comanda a bacchetta e ti spiega in inglese quello che devi fare anche per le altre pazienti; il suo aiuto è provvidenziale, il suo sorriso contagioso. Ecco Kaligat. Mentre eravamo a Calcutta questa casa, il primo amore di Madre Teresa, ha compiuto 52 anni di vita. Kaligat, un angolo di quiete in mezzo al quartiere del tempio della dea Kalì, è la ?casa del moribondo?. Qui tocchi con mano la sottile linea che divide la vita dalla morte, vedi vite, anime, corpi che lottano fino all?ultimo per un respiro. Vengono raccolti, uomini e donne, per le strade della città e portati in questa casa, puliti lavati curati. Molti non ce la fanno. A Kaligat si respira una incredibile aria di pace. Al di là di tutta la sofferenza che qui viene raccolta, si vive in una inspiegabile serenità. Fuori c?è Calcutta, che aggredisce con la sua vitalità e schiaccia con la sua crudezza. Sebali allunga il braccio e si lascia infilare i bracciali che le ho portato prima di partire, i nostri occhi sono rigati dalle lacrime; poco distante un volontario accarezza un uomo che sta per morire, gli sistema i vestiti, le coperte, il cuscino. Non si può spiegare tanta delicatezza. Namasté Kaligat. Grazie Calcutta.


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