Politica

A Jesolo il Veneto riscopre i suoi giovani

I ragazzi veneti non dimostrano una grande propensione ad iscriversi alle scuole superiori.

di Paolo Manzo

Responsabilità e partecipazione sociale e politica dei giovani per contribuire alla crescita della società: questi i fili conduttori del secondo Forum regionale dei giovani del Veneto, da giovedì 11 a domenica 14 settembre 2003 al Villaggio Marzotto di Jesolo lido. Promosso dall?assessorato alle Politiche sociali del Veneto, l?appuntamento coinvolge oltre 900 giovani. Un appuntamento prestigioso e che contrasta con il luogo comune che vuole i giovani del Nord-Est poco impegnati nel sociale e ?ignoranti?. Ma è proprio così? No e, anzi, è vero il contrario. Tanto che, ad analizzare il Primo rapporto sulla condizione giovanile nel Veneto redatto dal responsabile dell?Osservatorio regionale permanente sulla condizione giovanile, Gianfranco Pozzobon, si può parlare – elogiativamente – di ?modello Veneto?. Lo stereotipo di cui sopra, infatti, descrive i giovani veneti poco propensi a proseguire gli studi post obbligo, e spiega questo comportamento come l?effetto dell?elevata ?forza d’attrazione? esercitata da un mercato del lavoro in cui non è difficile trovare un?occupazione e raggiungere elevati livelli di reddito senza possedere alti livelli d?istruzione. Ebbene, i giovani veneti, numeri alla mano, non dimostrano affatto una propensione a iscriversi alle scuole superiori, inferiore a quella dei coetanei italiani. Inoltre, i risultati scolastici (descritti dai tassi di ripetenza, di abbandono e dai voti di maturità) suggeriscono che neppure durante la loro permanenza a scuola gli studenti del ?profondo? Nord-Est sono distolti dal richiamo del mercato del lavoro. Gli unici segnali d?allarme arrivano, piuttosto, dalla dotazione strutturale: nel complesso, infatti, la situazione del Veneto è quasi più vicina allo stato di abbandono delle scuole meridionali che non alla situazione relativamente positiva di quelle del resto del Nord. Un punto, questo, che pochi soloni hanno posto al centro delle loro analisi, forse perché denota una carenza da parte dello Stato centrale, più difficile da colpevolizzare rispetto a quel Nord-Est, ?ricco e ignorante?. Ma è guardando al mercato del lavoro che il ?modello Veneto? balza agli occhi in tutta la sua efficienza: i giovani di Verona, Vicenza e Venezia entrano in contatto con il mondo del lavoro assai più spesso dei loro coetanei italiani e manifestano un atteggiamento positivo verso il loro inserimento lavorativo. L?impressione generale, quindi, è quella di un mercato del lavoro accogliente per i giovani, che permette di selezionare le opportunità e sviluppare strategie di vita. In base alla ricerca, infine, i giovani veneti esprimono atteggiamenti d?appartenenza territoriale più improntati al localismo, parlano di politica e s?informano con frequenza maggiore rispetto ai coetanei italiani, anche se nutrono una considerazione più scarsa che altrove nei confronti del ceto politico. Così, oltre a risultare più attivi nel mondo associativo, si caratterizzano per una relativamente maggiore partecipazione ad attività politiche e per una più assidua presenza alle tornate elettorali. Alla faccia di chi li vorrebbe disimpegnati e ignoranti!


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