Cultura

A Imola in classe per parlare di salute mentale

IL 2 e il 3 aprile2007 al liceo scientifico “Valeriani”

di Redazione

Due giornate per incontrare i ragazzi in classe e un momento conclusivo in programma per il 12 aprile, nella quale i ragazzi dello scientifico, organizzati in formazioni di calcetto e pallavolo, incontrano le squadre anpis di tutta la regione in un torneo ospitato al Palazzetto dello sport di Imola (dalle 10 alle 13), alla presenza dell?Assessore alla qualità sociale, Roberto Visani.

Una serie di appuntamenti organizzati e promossi dal Dipartimento di salute mentale di Imola, il coordinamento regionale di Anpis Emilia Romagna con la collaborazione del liceo scientifico ?Valerianii?.
Nella mattina di lunedì 2 aprile alcuni gruppi di Anpis Emila Romagna (Imola, Ferrara, Rimini e Reggio Emilia), entrano in classe dalle 10 alle 13 per portare una testimonianza delle loro attività. Ennio Sergio del Dipartimento di Salute mentale di Imola presenta una panoramica sulla salute mentale che attraversa le varie epoche; Pretelli Settimio, un educatore del csm di Rimini, porta ai ragazzi alcune importanti considerazioni su come i mass media hanno trattato il tema della salute mentale nel tempo. Sono poi i ragazzi delle squadre Anpis della regione a raccontare più a fondo la loro esperienza sportiva e l?uso dello strumento sport per il benessere.
Così succede anche nella giornata di martedì 3 aprile, con altre due classi del liceo che incontrano le squadre di Parma, S.Giorgio di Piano (Bo), San Giovanni in Persiceto (Bo). Momento conclusivo è la giornata del 12 aprile, quando le quattro classi incontrano le squadre Anpis della regione in un torneo di pallavolo e calcetto.

Primo obiettivo è approfondire maggiormente il rapporto con gli studenti, fornendo loro una più ampia conoscenza della salute mentale e stimoli educativi per l?acquisizione di una maggiore capacità di ascolto, riflessione e accoglienza.

Lo sport come veicolo importante per amplificare messaggi legati alle grandi questioni dei diritti umani e civili e ad importanti tematiche sociali. Uno sport in cui la ricerca della prestazione non oscura il piacere di praticarlo, lontano da logiche “campionistiche” che non persegue la vittoria ad ogni costo, uno sport che fonda il gesto atletico nell’assoluto rispetto dell’avversario e non nella ricerca del suo annichilimento. Uno sport che aiuta ad essere consapevoli del proprio limite; uno sport, soprattutto, che è capace di far crescere legami sociali, produrre conoscenza tra persone portatrici di esperienze differenti e far emergere sentimenti di appartenenza e non di esclusione.
Solo lo sport così inteso diviene un? importante risposta al rischio di emarginazione che produce una società che valorizza individualismo: solo pensato in questi termini risulta lo stretto il legame tra disagio mentale, povertà materiale, culturale e spinte disgregatrici della coesione sociale.

Cos’è Anpis (Associazione Nazionale Polisportive per l?Integrazione Sociale)
Nel dicembre del 2000 si è costituita formalmente l?ANPIS, Associazione Nazionale Polisportive per l’Integrazione Sociale. Tale associazione attualmente conta l’adesione di 85 polisportive che, diffuse su gran parte del territorio nazionale, a partire dalla prima metà degli anni 90 si sono progressivamente costituite come strumento di promozione sociale e lotta alla marginalità adottato in diversi settori del disagio psico-sociale.
Le polisportive sono nate inizialmente sulla spinta di operatori e utenti di servizi pubblici e cooperative sociali del settore della salute mentale ma, successivamente, sono cresciute anche nell’ambito del disagio giovanile e della tossicodipendenza. Il moltiplicatore di una simile progettualità va rintracciato in una precisa prospettiva teorica e pratica che unisce concetti chiave come “prevenzione” e “promozione della salute” attraverso un costante lavoro di co-costruzione di responsabilità sociale e civile tesa alla promozione di individui e gruppi attivi e partecipi alla vita.
La pratica dello sport è l’attività che caratterizza tutte le polisportive; infatti lo sport è stato lo strumento attraverso il quale si è messo in moto un processo aggregativo di prevenzione e promozione sociale dei soggetti deboli e con difficoltà di inserimento nei circuiti sociali ed economici: persone seguite dai Servizi di Salute Mentale o per le tossicodipendenze, ma anche adolescenti e giovani che si trovano ad affrontare difficoltà familiari o in contesti sociali più generali.
Grazie alla loro attività propulsiva, alla capacità di coinvolgere pubblico e privato, le Polisportive stanno dando vita gradualmente anche ad altri progetti di “Non solo sport” legati in modo particolare all’ambiente e finalizzati a rendere le risorse del territorio accessibili a tutti (percorsi natura, ripristino di sentieri, gestione di impianti sportivi, ecc.) che si stanno rivelando un’ottima possibilità di inserimento lavorativo per soci svantaggiati delle Polisportive.

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