Welfare

A Hollywood riflettori puntati sul cambiamento climatico

Il network televisivo Showtime lancia la nuova serie Years of Living Dangerously per raccontare gli effetti concreti dei danni ambientali sulle persone. Tra i produttori Arnold Shwarzenegger e James Cameron

di Ottavia Spaggiari

L’informazione sul cambiamento climatico sbarca in prima serata, almeno negli Stati Uniti. 
Si chiama “Years of Living Dangerously” ed è la serie che Showtime, uno dei principali network americani, ha scelto di mandare in onda per la sua fascia oraria di punta la domenica sera. Un documentario a puntate che intende raccontare l’impatto del cambiamento climatico sulla vita delle persone. Dal disastro provocato dall’Uragano Sandy ai devastanti periodi di siccità nel Medioriente, la serie, strutturata in nove episodi, permette allo spettatore di osservare cosa significa davvero il cambiamento climatico.
 
Years of Living Dangerously” è un progetto di sensibilizzazione alla sostenibilità ambientale ma anche un nuovo esperimento televisivo che, attraverso il coinvolgimento di star Hollywoodiane e uno storytelling serratissimo, punta a portare un tema impegnato come quello del cambiamento climatico davanti al grande pubblico.
Se tra i produttori infatti vi sono James Cameron e Arnold Schwarzenegger, tra gli inviati impegnati nel racconto di chi gli effetti del cambiamento climatico li ha vissuti in prima persona, spiccano i nomi di Matt Damon, Harrison Ford e Jessica Alba. 
 
E agli spettatori più navigati, a cui Harrison Ford che si avventura in una foresta indonesiana risulta subito poco credibile nei panni del reporter, suggerendo invece un irrimediabile senso di dejà vu (mancano solo la frusta e il cappello, ma l’espressione è la stessa di Indiana Jones), Years of Living Dangerously, risponde nei titoli di coda, menzionando l’illustre squadra di consulenti scientifici, professori, ricercatori ed esperti provenienti dai più importanti centri di ricerca del Paese che hanno contribuito al progetto. E con consulenti del genere, anche Indiana Jones acquista subito autorevolezza.
 
Per ora le critiche sono positive ma caute. Sul New York Times Andrew Revkin accoglie favorevolmente l’intenzione di risvegliare l’attenzione del grande pubblico su un tema come quello del cambiamento climatico. “It works” ovvero, “funziona” scrive in modo abbastanza asciutto Revkin del primo episodio, eppure riconosce la difficoltà nel trattare un argomento così complesso e delicato con i codici imposti dal format della serie tv. Una criticità della quale, secondo lui, il progetto potrebbe risentire sul lungo periodo.
 
Molto più positivo, Phil Plait che nella sua recensione su Slate riserva alla serie toni entusiastici: “…Per comunicare i fatti scientifici in modo efficace dobbiamo essere appassionati e raccontarne il lato umano e sembra proprio che Years of Living Dangerously stia facendo questo. Sembra fenomenale ed è girato magnificamente.”
 
Qltre ad essere un esperimento di narrazione TV, Years of Living Dangerously è anche uno dei primi format tv ad essere co-prodotto attraverso un’operazione di private impact investment. A sostenere il progetto in co-produzione è infatti la società svizzera di investimento e consulenza strategica Impact Economy, che ha riconosciuto nella serie un esempio perfetto di utilizzo dei media per generare un impatto sociale. La serie va infatti oltre una forma di intrattenimento unidirezionale ma è invece accompagnata da un piano d’azione integrato sui social network, oltre che da una campagna di sensibilizzazione sviluppata in collaborazione con la National Wildlife Federation. Inoltre materiale di approfondimento sul tema sarà reso disponibile gratuitamente per gli insegnanti, i professori universitari e gli studenti.
 
Il fondatore e amministratore delegato di Impact Economy, Maximilian Martin è anche tra i consulenti scientifici del progetto. “Il dibattito sul cambiamento climatico è sempre stato portato avanti dagli scienziati ma dobbiamo fare un passo avanti. Dobbiamo spiegare davvero quali sono gli effetti così che le persone possano capire esattamente di cosa si sta parlando”, ha dichiarato Martin. “Solo così sarà possibile mobilitare l’opinione pubblica e creare davvero consenso, circa la necessità di finanziare una ristrutturazione della nostra economia, così da renderla davvero sostenibile.”
 

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